«Ora so perché piango le nostre Torri. Perché erano giovani, e simboleggiavano la forza ottimista della nazione. Sulla parete ho appeso fogli di carta gemelli. Non ci sono immagini». Così, allindomani dell11 settembre, Patti Smith componeva il suo ritratto delle Torri Gemelle. Gli artisti, soprattutto quelli statunitensi, provarono a raccontare lirraccontabile. Oggi, alle 18, presso lIstituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata (via degli Ausoni, 1) si terrà il dibattito «Guardare labisso», sul tema della rappresentazione dellattentato alle Torri Gemelle nella fotografia e nel cinema. «Di fronte allimmane tragedia provocata dallattentato dell'11 settembre 2001, il mondo della fotografia e del cinema sono rimasti spiazzati, quasi incapaci di produrre lavori in grado di alimentare la comprensione degli accadimenti», spiega Maurizio G. De Bonis, (segretario del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani) che questa sera, insieme al condirettore di CineCritca Piero Spila, introdurrà il dibattito. Nel corso dellincontro verranno presi in esame, oltre alle fotografie di Joel Meyerowitz e James Nachtwey, pellicole controverse, come Fahreneheit 9/11 di Michael Moore e World Trade Center di Oliver Stone. Forse oggi lunica rappresentazione possibile non è quella di ciò che è stato, ma di quello che oggi non cè più. «Ho deciso che quello è il mio ritratto - scrive Patti Smith nella sua casa di Manhattan -. Non ciò che vediamo, ma ciò che non vediamo e non rivedremo mai più.
Due immacolati fogli bianchi vuoti come il cielo alla destra del mio balcone, in fondo alla mia via».
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