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Come affrancarsi dal patriarcato con i sex toys: la lezione choc all'università di Parma

Il Ceo di un noto brand che produce sex toys ha partecipato a una giornata studio all'università di Parma incetrata sui giocattoli sessuali come strumenti per l'emancipazione sociale

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I sex toys come strumento di emancipazione e di affrancamento dal patriarciato. È questa la bizzarra tesi che è stata portata avanti durante una giornata studio (valente anche 1 credito formativo) all'università di Parma per gli studenti del secondo anno del corso di "Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative". Ma non solo, quella che sarebbe dovuta essere una lezione su "diseguaglianze, emancipazione femminile e norme sociali", come recita il sottotitolo della giornata, durante la quale non si è mancato di proiettare, oltre ai vibratori, anche il nome del brand in caratteri giganti di cui è Ceo una delle relatrici della conferenza.

Il Ceo dell'azienda ha portato il suo esempio di emancipazione, che è alla base dell'idea di creare una linea di sex toys. Come obiettivo della giornata studi, si legge nella pagina descrittiva degli organizzatori, c'era quello di "affrontare in ottica multidisciplinare gli aspetti sociali, culturali, antropologici e mediali collegati al comportamento e all’educazione sessuale, con particolare riferimento al tema della sessualità e dell’uso dei sex toy nonché agli stereotipi, ai pregiudizi e ai tabù". Ma non tutti hanno apprezzato l'iniziativa. "Troviamo scandaloso che l’Università di Parma si faccia promotrice di simili eventi, proiettando su LIM vibratori, che confondono la conoscenza collettiva con la conoscenza individuale ed intima della persona. L’Università in quanto tale, è quell’istituzione che ha il dovere di erogare conoscenze e competenze", afferma Annalisa Maggi, dirigente di Azione Universitaria.

"L’Università, e di conseguenza i professori, hanno l’obbligo morale di formare gli studenti e fare in modo che questi siano in grado di affrontare la complessità del mondo con una mentalità aperta e flessibile, e ciò non implica l’insegnamento di come funziona un sex toy, o di come questo possa influenzare la relazione tra due persone", ha proseguito Maggi, a cui ha fatto eco Battista dell'Arno, responsabile di Ateneo di Azione Universitaria: "Pur riconoscendo l'importanza di discutere apertamente e in modo inclusivo le tematiche legate alla sessualità e all'intimità, ci troviamo costretti a esprimere forti critiche sui modi meno opportuni e appropriati attraverso i quali sono stati affrontati alcuni argomenti".

In tal senso, Azione Universitaria, prosegue Dell'Arno, condanna "fermamente l'approccio sconsiderato e irresponsabile adottato nell'apporto del piacere tramite l'utilizzo di sex toys. Riteniamo che la discussione su queste pratiche debba avvenire in contesti adeguati e attraverso modalità rispettose e consapevoli del contesto accademico".

Ma l'evento, conclude dell'Arno, "ha purtroppo mancato di rispettare tali principi, creando un ambiente poco professionale e inappropriato per una discussione seria e informativa".

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