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Altro che critiche e proteste. Per gli alpini è una festa vera

Gli Alpini hanno una lunga tradizione di interventi di peace keeping e di peace enforcement

Altro che critiche e proteste. Per gli alpini è una festa vera

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Gli Alpini hanno una lunga tradizione di interventi di peace keeping e di peace enforcement. Come in generale le forze armate italiane, difficilmente, almeno da ottant'anni, li si può vedere come una forza di aggressione. Eppure tutti gli anni c'è qualcuno che decide di dichiarare guerra alla loro adunata. In una nota congiunta dell'Anpi, della Flc-Cgil di Vicenza e delle associazioni pacifiste Movimento Internazionale Riconciliazione (Mir), Salam Ragazzi dell'Olivo, Siamo Vicenza si era espressa nei giorni scorsi: «preoccupazione per i disagi e l'impatto per la città di tale evento, dal punto di vista organizzativo, dal punto di vista ecologico e sostenibile e per la retorica militare che purtroppo non è solo prettamente storica, commemorativa e civile».

Lasciamo pure perdere il fatto che, ad essere ignari delle dinamiche politiche italiane, si sarebbe tentati di pensare che l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia con il pacifismo integrale dovrebbe avere dei problemi. I partigiani sparavano per liberare il Paese, e senza tante storie. Limitiamoci alle preoccupazioni espresse.

L'adunata si è conclusa ieri dopo 11 ore consecutive di sfilata, segno di una partecipazione da primato di penne nere: più di 80mila. Si è sfondata la soglia delle 400mila presenze. Probabilmente l'adunata più partecipata di sempre. Al momento, sarò di parte essendo un tenente in congedo proprio degli alpini, quella che si è svolta è stata una gigantesca pacifica festa. Tanto che è stata aperta con lo striscione: «Il sogno di pace degli alpini».

Non pare strano visto che un corpo militare che ha una memoria storica, che è passato attraverso tutte le tragedie del Paese, dalle guerre (vere) al soccorso nei terremoti, quella, la pace, cerca

di tutelare, senza tanta politica. Senza questionare governi legittimi ed eletti. Forse è questo alla fine che da fastidio. Non le feste, ma un certo modo di servire il Paese, quello racchiuso in un motto: «Tasi e tira!».

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