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"Andate a lavorare". La sfuriata di Domenico Dolce sui giovani siciliani

Lo stilista bacchetta i giovani siciliani: "Stanno sempre su Facebook e da me vorrebbero solo soldi. Non possiamo dare la colpa allo Stato". La replica del sindaco di Polizzi Generosa: "Ha offeso sensibilità"

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"Le generazioni di oggi non hanno una dignità". Dai ricami d'alta modo ai richiami più sdegnati il passo è breve. In Sicilia, sua terra d'origine, lo stilista Domenico Dolce si è lasciato andare nelle scorse ore a uno sfogo senza freni contro i giovani del posto che - a suo avviso - sarebbero sfaticati e riceverebbero un cattivo esempio in tal senso dai genitori. Intervenendo all'inaugurazione di una mostra fotografica nella sua Polizzi Generosa, in provincia di Palermo, l'imprenditore di successo ha strigliato i conterranei con parole che hanno subito innescato un acceso dibattito e diviso i pareri.

Lo sfogo di Domenico Dolce

"Quello che trovate a Polizzi è l'immobilità di un paese. Quando abbiamo aperto questa fondazione (la PG Cinque Cuori, ndr), mi ha scritto tutto il Paese, ma a parte questi quattro pirla che sono sempre qua, nessun giovane viene a fare servizio dal primo giorno. Punto", ha affermato e premesso lo stilista, come si ascolta in un video rilanciato da Repubblica. "Il problema è di voi siciliani. Se un padre sta sdraiato sul divano, con il figlio che lo guarda che non lavora, che insegnamento dà a un figlio", ha proseguito ancora Domenico Dolce, prendendosela con il cattivo esempio che alcuni genitori darebbero in famiglia. Poi l'ulteriore bacchettata contro un presunto atteggiamento vittimistico tornato a quanto pare d'attualità (o forse mai passato di moda).

"Andate a lavorare"

"I nostri genitori si alzavano alle 5 del mattino, oggi le campagne sono abbandonate. Non possiamo dare la colpa allo Stato, alle istituzioni, al sindaco: le istituzioni siamo noi", ha tuonato ancora il noto imprenditore e co-fondatore della nota maison d'alta moda. Nella sua intemerata, Dolce ha anche stigmatizzato un eccessivo utilizzo dei social da parte dei giovani, criticando la perdita di tempo che questo svago comporta. "Oggi hanno regole di demenza, di ignoranza e di inciviltà. Ora tutti hanno Facebook, ma vai a lavorare. Cosa ca*zo fai un giorno intero su Facebook?. A Polizzi" - ha continuato lo stilista - "danno la colpa a me, dicono che non faccio niente per voi. Io dico aiutati che Dio ti aiuta, sono andato a Milano a diciotto anni con una valigia".

Infine l'ulteriore rimprovero rispetto a quelle continue lamentele da lui percepite. "Come si può pretendere il progresso in una civiltà, se nessuno fa un ca*zo. Sai cosa si aspettano da me? Che io arrivi con una bella borsa piena di buste piene di soldi e faccia volantinaggio. 'Domenico non fa niente per noi...', dicono. Che ca*zo devo fare!", è sbottato lo stilista. Le sue parole hanno immediatamente scatenato un dibattito, dividendo i pareri tra chi gli dava ragione e chi invece riteneva quel suo j'accuse troppo severo. Inutile dire che critiche, al netto dei toni un po' concitati, avessero un fondo di verità; eppure le repliche stizzite non sono mancate.

"Ha urtato sensibilità". La replica del sindaco

A contestare l'imprenditore è stato soprattutto il sindaco di Polizzi Generosa, Gandolfo Librizzi. "Ogni estate la presenza di Domenico Dolce a Polizzi, per quanto privata, assomiglia ad un meteorite. Se poi partecipa a un evento pubblico, ogni sua parola è sotto i riflettori. Gli ho chiesto del perché di queste sue parole che non condivido. È suo solito dire provocando, sferzare per stimolare a osare di più. Ma è indubbio che ha urtato diverse sensibilità", ha lamentato il primo cittadino della località palermitana. E ancora: "Le generalizzazioni non aiutano e qui, nella comunità che mi onoro di rappresentare, molti giovani stanno provando a rimanere, aprendo nuove attività e moltissimi altri sono andati altrove per costruirsi un futuro. Così dicendo, l’effetto quindi è controproducente".

Il sindaco ha infine assicurato che "l'amministrazione lavora senza sosta per creare di suo le basi per un riscatto socioeconomico e culturale della comunità, disponibile verso chiunque condivide e investe nel nostro territorio, al di là di spiacevoli episodi e brutte incomprensioni".

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