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Chiese bruciate, minacce, violenze: la Pasqua dei cristiani perseguitati

Per oltre 365 milioni di cristiani nel mondo la risurrezione è ancora impossibile. In Africa, in Asia e finanche nella nostra Europa, questi credenti vivono sulla loro carne una costante via crucis

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L'annuncio di Pasqua risuona in queste ore anche per loro. Sussurrato nelle preghiere, intonato nel canto. "Gesù, il crocifisso, è risorto". Per oltre 365 milioni di cristiani nel mondo, tuttavia, la risurrezione è ancora impossibile. In Africa, in Asia e finanche nella nostra Europa, questi credenti vivono sulla loro carne una costante via crucis, schiacciati dal peso delle minacce e delle violenze perpetrate in odio alla loro religione. Il silenzioso martirio prosegue senza sosta, mentre l’opinione pubblica guarda distrattamente altrove. E il rischio è che le brutalità anticristiane si intensifichino proprio ora, nei giorni delle feste pasquali.

"Queste ricorrenze sono sempre accompagnate da un senso di paura per quello che potrebbe accadere. Al calendario religioso si è ormai affiancato un calendario dell'orrore", osserva con apprensione Alessandro Monteduro, direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), annoverando le stazioni più dolorose di questo Calvario del nostro tempo. Già in passato, la Pasqua era stata funestata dall'odio islamista, che ancora oggi è una delle principali cause della persecuzione contro i cristiani. Era accaduto nel 2019 in Sri Lanka, con tre attentati rivendicati dall'Isis, e prima ancora - nel 2016 - in Pakistan, dove un kamikaze si fece esplodere in mezzo ai fedeli che festeggiavano la Pasqua. Oggi, a patire la morsa dell’orrore sono in particolare i cristiani del Burkina Faso, dove imperversano gruppi terroristici che vogliono imporre l’islam radicale alla popolazione.

"Arrivano in motocicletta nei villaggi, radunano le persone intimando loro di non andare a scuola, di non obbedire alle autorità locali, ordinano agli uomini di farsi crescere la barba e alle donne di indossare il velo islamico. A volte prendono una persona e la uccidono davanti a tutti", racconta monsignor Justin Kientega, vescovo di Ouahigouya. In Mozambico, invece, recentemente sono state bruciate chiese e abitazioni e tale violenza, insieme alle voci di ulteriori attacchi terroristici nelle località vicine, ha spinto alla fuga centinaia di persone. Anche in Turchia le condizioni di vita per i cristiani stanno peggiorando: le attuali tensioni con lo Stato sono infatti esacerbate da aggressivi progetti di re-islamizzazione che stanno erodendo le forze della minoranza cristiana. Così, nella terra in cui San Paolo e San Giovanni predicarono il Vangelo, si soffre ancora. In Egitto e in Nigeria non va meglio. "C'è un filo unico che collega queste realtà, ma noi consideriamo gli episodi violenti sganciati e questo è un errore letale. Perché, se non c’è un’interpretazione coerente di quel che accade, non comprendiamo fino in fondo cosa significhi il terrorismo in odio alla fede", commenta al Giornale.it Monteduro di Acs.

Ma a portare la pesante croce della persecuzione sono anche i cristiani in Asia: in Cina e in Corea del Nord, ad esempio, i regimi totalitari soffocano la libertà religiosa, mentre in India i movimenti estremisti induisti seminano tensione, protetti da un collateralismo governativo. "Su queste situazioni permane una sorta di silenziosa accettazione per ragioni di natura commerciale e realpolitik", denuncia ancora Monteduro, evidenziando il preoccupante disinteresse che accompagna questo Calvario. Nel mondo sono 61 le nazioni in cui Aiuto alla Chiesa che Soffre ritiene la libertà religiosa sotto attacco. E l’allarme riguarda anche l'Europa.

Nel Vecchio Continente – analizza il direttore di Acs – "sono centinaia gli episodi magari non cruenti ma allarmanti, perché segnalano un’avversione alla tradizione giudaico-cristiana dell’Europa". Di questi rigurgiti anti-cristiani avevamo scritto proprio su queste pagine, segnalando l’inquietante scia di prevaricazioni e minacce degli ultimi tempi. "Non è il laicismo esasperato il modo per rispondere all’estremismo. Non è occultando le croci, come accaduto di recente in un opuscolo in Francia, o nascondendo la nostra storia cristiana, che risolviamo il problema dell’estremismo islamista". commenta Monteduro, impegnato con Acs a sostenere e proteggere le comunità cristiane sotto attacco. Perché di questo hanno bisogno i cristiani perseguitati nel mondo. Di qualcuno che ascolti il loro grido e che abbatta il muro dell’indifferenza. Di una mano tesa che li strappi dall'ombra della violenza e della paura.

Solo così, anche per loro, sarà vera Pasqua.

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