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Disabilità, dalla "Locanda dei Girasoli" un nuovo percorso di rinascita

La "locanda dei Girasoli", lo storico ristorante che per anni ha dato lavoro a ragazzi e ragazze con la sindrome di Down, rinasce con una nuova formula per ridare il sorriso, e anche un lavoro, a tanti disabili

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La Locanda dei Girasoli era un piccolo locale nel cuore di Roma, che per anni ha dato lavoro a ragazze e ragazzi con la sindrome di Down. Nata nel 1999, durante il periodo della pandemia, era stata costretta poi a chiudere per problemi burocratici. Oggi molti di quei ragazzi sono stati accolti a lavorare nella cooperativa La locanda dei Girasoli ritrovando in questa non solo un posto di lavoro, ma una vera e propria famiglia. “La locanda dei Girasoli da anni si occupa di realizzare percorsi di formazione, di lavoro e perfezionamento nel settore della ristorazione offrendo un servizio di catering e banqueting per giovani con disabilità intellettive (sindrome di Down, sindrome di Williams, sindrome dell’X fragile, sindrome autistica, altre disabilità cognitive) con l’obiettivo di sensibilizzazione del contesto sociale sull’inclusione di persone fragili e disabili, per la loro dignità ed autonomia", racconta il consigliere Fulvio Palazzeschi.

Ma chi sono i ragazzi che grazie a questa cooperativa hanno ancora oggi, nonostante la chiusura del locale che aveva cancellato i loro sogni, un lavoro e hanno ora la possibilità di guardare al futuro con più serenità? Ne abbiamo incontrato uno, Michael, un ragazzo di 20 anni affetto da sindrome di Down. Sorridente e allegro è un po' intimorito dalle domande ma ha le idee estremamente chiare sul suo futuro. "In famiglia siamo io e mamma - racconta - papà non c'è più perché è morto e ora sono io ad aiutare". Per lui il sogno si era infranto dopo la chiusura del locale che era frequentatissimo e sempre pieno di clienti. "Ci sono rimasto malissimo - dice con il tono della voce che si abbassa - ero venuto qui per stare insieme agli altri, ma soprattutto per imparare tante cose. Mi piaceva il lavoro che facevo e quando ci hanno dato la notizia della chiusura mi è crollato il mondo addosso".

Per fortuna le cose sono cambiate e a raccontarlo è sempre il consigliere Fulvio Palazzeschi che siede vicino a lui e lo guarda con in una sorta di orgoglio e tenerezza: "La Locanda si ispira ai principi base del movimento cooperativo, nel quale la mutualità, la solidarietà, il rispetto della persona e la democraticità caratterizzano un modello produttivo nuovo, partecipato e replicabile. Amalgamando questi principi, attiva percorsi integrati di formazione e informazione delle persone, contribuisce alla creazione di posti di lavoro finalizzati all’integrazione lavorativa, e nel contempo a quella a quella territoriale, concretizzando un esempio di imprenditoria sociale vincente".

Un crowdfunding per far rinascere i ragazzi

Il progetto della cooperativa è online sulla piattaforma Eppela, dove è stata avviata una raccolta fondi grazie ad Msd Crowdcaring: “L’obiettivo – spiega sempre Fulvio Palazzeschi – è quello di favorire la conoscenza teorica e pratica del settore del catering e nell’organizzazione di eventi, di ricevimenti, buffet, banchetti e party, per promuovere la competenza specifica, progettare eventi scegliendo le opportune modalità di erogazione del servizio, provvedere al layout ed all’ambientazione degli spazi, e effettuare attività di customer care and satisfaction. Saranno coinvolti anche tutor di supporto e accompagnamento. Si attiverà un percorso per il sostegno alle famiglie e un servizio di aiuto psicologico, finalizzato a rafforzare l’autostima e la capacità di relazione, al fine di costruire una relazione che possa consentire di: esplicitare il malessere o il disagio; promuovere la capacità di ascoltarsi e leggere le proprie emozioni; imparare a gestire le proprie difficoltà autonomamente, grazie alle proprie risorse personali. Inoltre vorremmo acquistare una nuova divisa completa per tutti i ragazzi corredata da scarpe antinfortunistica ai sensi del D.Lgs 81/08”.

Michael ascolta attentamente le parole di Fulvio e non appena finisce aggiunge un suo pensiero: "Ero indeciso se fare il cuoco o il cameriere, ma alla fine ho deciso per il primo. Penso sia importante lavorare, è qualcosa che mi gratifica tanto e mi fa sentire bene. Per me andare ogni giorno non è una fatica ma un grande piacere, posso ritrovarmi con gli altri, insieme ci divertiamo e il tempo vola. A volte quando finiscono i turni un po' mi dispiace dover tornare a casa, anche se sono contento di rivedere mamma. Penso che da grande sicuramente farò il cuoco".

Sorride Fulvio che però ci tiene a precisare: "Con i soldi raccolti si intende promuovere, laddove possibile, l’inserimento lavorativo presso aziende del settore. Una grande speranza per quei giovani che hanno ritrovato attraverso le attività della cooperativa una nuova occasione di rinascita"

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