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"Si può guarire". Il fiocco lilla per la Giornata contro i disturbi alimentari

Oggi si celebra la Giornata del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi Alimentari. In Italia, oltre 3 milioni di persone sono affette dalle "malattie invisibili": dall'anoressia alla vigoressia. Gli esperti: "Si può guarire"

"Si può guarire". Il fiocco lilla per la Giornata contro i Disturbi del Comportamento Alimentare:

Riducono l’alimentazione fino a digiunare oppure, in altri casi, mangiano in modo incontrollato. Sono continuamente in lotta con la bilancia e lo specchio, alla ricerca ossessiva di quei “difetti” impercettibili che coprono le ferite profonde dell’anima. Sono alcuni dei sintomi evidenti che manifestano le persone affette dai Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): dall’anoressia alla bulimia passando per il binge eating e la vigoressia.

Secondo i dati diffusi da Sinipia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza) in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla contro i Disturbi Alimentari, l’esordio della malattia è sempre più precoce interessando ragazzini in età compresa tra i 12 e i 17 anni. "Il trauma della pandemia ha giocato un ruolo decisivo proiettando oltremisura le fragilità degli adolescenti con conseguenze evidenti per il corpo e la mente", racconta a ilGiornale.it il dottor Leonardo Mendolicchio, psichiatra e responsabile del Centro dei Disturbi Alimentari e della Nutrizione Auxologico.

“In Italia oltre 3 milioni di persone - e quindi 3 milioni di famiglie - soffrono dei disturbi del comportamento alimentare. E la Giornata del Fiocchetto Lilla è un’occasione per ribadire, ancora una volta, che si tratta di vere e proprie patologie. Sono malattie a tutti gli effetti e in quanto tali vanno trattate”, spiega ChiaraSole Ciavatta, fondatrice di MondoSole, Associazione e Centro specializzato nei disturbi alimentari.

Cosa e quali sono i disturbi del comportamento alimentare

"Si parla di disturbi alimentari quando ci si trova di fronte a una malattia che interessa sia la mente che il corpo. - spiega il dottor Mendolicchio - Le persone che ne soffrono alterano il loro comportamento alimentare. Possono farlo in vari modi: in senso restrittivo, e quindi controllando ossessivamente ciò che mangiano, oppure perdendo completamente il controllo sul cibo". Oltre alle più note anoressia e bulimia, esistono molte altre declinazioni dei disturbi alimentari. Come, ad esempio, il disturbo dell’alimentazione incontrollata. "È una patologia che riguarda la metà dei pazienti gravemente obesi, i cosiddetti 'mangiatori compulsivi', persone che hanno delle vere e proprie 'crisi di abbuffate'. - continua l’esperto - Poi ci sono altre forme della malattia, forse meno note, ma altrettanto importanti. Mi riferisco all’ortoressia, caratterizzata dall’ossessione per il 'cibo sano' o per una particolare modalità di assunzione degli alimenti". E ancora "la vigoressia, che generalmente colpisce gli uomini e si manifesta attraverso l’ossessione per il corpo muscoloso. E infine, c’è un disturbo che interessa i bambini in età pre-pubere, cosiddetto da 'evitamento restrittivo'. Alcuni bambini evitano di mangiare alcuni cibi per la paura di star male o di soffocare con un boccone".

Sebbene i disturbi alimentari interessino per lo più adolescenti e donne in età adulta, non sono escluse le persone over 50. "I disturbi alimentari non hanno età, identità di genere, sesso, etnia e gruppo socioeconomico. Inoltre, tra i tanti, esiste un disturbo alimentare, anch'esso poco conosciuto, che si chiama NES, la sindrome da alimentazione notturna, che si manifesta con delle 'crisi di abbuffate' durante episodi di sonnambulismo. - spiega Chiarasole Ciavatta - Le persone che ne sono affette, al risveglio, non ricordano neanche cosa e quanto hanno mangiato".

I sintomi

Le cause della malattia possono essere varie e molteplici. "In realtà, non c’è mai una sola causa ma bisogna indagare ed esplorare una serie di fattori che possono aver concorso nella genesi della patologia. Nei casi di ragazze e ragazzi giovani, spesso il disturbo alimentare esordisce a seguito di un trauma. - spiega il dottor Mendolicchio - Un lutto, un abbandono, episodi di bullismo e altre circostanze possono comportare un’alterazione nel modo di approcciarsi al cibo. Per certo, si verifica un cambiamento dell’equilibrio psico-fisico della persona interessata dalla malattia".

Riconoscere i sintomi del disturbo alimentare, qualunque esso sia, non è così semplice. "I disturbi alimentari esordiscono in modo molto subdolo - continua lo psichiatra - e non sempre sono evidenti. L’esordio della malattia si manifesta con un’alterazione del rapporto con il cibo a cui sovente è associato anche un cambiamento anche nel modo di relazionarsi agli altri".

Stiamo parlando di "malattie invisibili" e "per questo lo stereotipo del peso non può essere indicativo di una persona che soffre di tali patologie. I disturbi alimentari non hanno peso. - aggiunge ChiaraSole Ciavatta - Ci sono persone cosiddette ‘normopeso’ o 'sovrappeso' che, ad esempio, sono affette da anoressia, binge eating o bulimia. Bisogna superare certe logiche che, non solo sono incompatibili con tutte le varie declinazioni che può avere questa malattia, ma possono essere addirittura fuorvianti e fare infinitamente male a chi ne soffre. Sono patologie gravi e potenzialmente mortali. Bisogna smettere di stigmatizzarle con un'infinità di stereotipi".

Il percorso terapeutico e la guarigione

Riconoscere un disturbo alimentare non è sempre facile né immediato. "È come se calasse il buio nella mente di chi ne è affetto. - continua la fondatrice di MondoSole - E la sofferenza della persona interessata dalla malattia coinvolge l’intera famiglia, gli amici e chiunque altro gli stia accanto. Ed è per questo motivo che noi dell’associazione organizziamo degli incontri periodici anche con i familiari dei pazienti che accogliamo nel nostro centro".

Quanto alla terapia, occorre un percorso mirato "perché gli effetti della malattia sono diversificati da un paziente all’altro e posso segnare, sia a livello psichico che fisico, la persona che ne è affetta", spiega il dottor Mendolicchio. Ciò detto "si può guarire. - continua l’esperto - Nel 75% dei casi di disturbi alimentari, se si interviene tempestivamente - più o meno nei primi due anni dall’esordio della patologia - la guarigione è completa. Ma il vero problema è che ci sono pochi luoghi di cura, sparsi a macchia di leopardo sul territorio, e le liste di attesa per accedere ai servizi di assistenza terapeutica sono troppe lunghe. Non possiamo permetterci di lasciare inascoltate le richieste di aiuto, non in un Paese ricco di professionalità eccellenti come il nostro".

Un appello a cui si unisce anche ChiaraSole Ciavatta: "Bisogna modificare il modo di approcciare alla malattia e alle persone affette dai disturbi del comportamento alimentare". Poi conclude: "A coloro che stanno attraversando questo grande dolore dico di vincere ogni forma resistenza e chiedere aiuto.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: si può guarire".

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