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Se la bocciatura è la vera vaccinazione

398 bocciati su 408 candidati al pre-test di microbiologia del professor Roberto Burioni diventano un caso nazionale

Se la bocciatura è la vera vaccinazione

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Il primo giorno della terza liceo, il temutissimo professore di Lettere chiese a tutti i ragazzi - che vedeva per la prima volta - di separare i banchi e assegnò un compito in classe. Una cosa facile, un tema. Tutti e 25 i diligenti studenti, stupiti e spaventati, si misero di buona lena a scrivere. Il giorno dopo, il professore - un omino calvo ed esile ma terrorizzante - restituì i componimenti. Poi, con sottile perfidia, fece l'appello: «Ho scordato di segnare i voti nel registro, me li dite?». Nome, cognome e numero. Su venticinque studenti, una sola, striminzita sufficienza. Nel silenzio avvilito della platea, gli scappò un sorriso mefistofelico: «Uh, e pensare che al biennio avevate dei voti così belli in italiano... Beh, meglio capirlo subito: da ora vi si chiede di più». Nessuno fiatò. Tre anni dopo, a colpi di un tema a settimana e una verifica di latino ogni tre giorni, quella classe ebbe il record di studenti maturati con 100/100 con encomio.

Piccole istantanee dal passato che rincorrono il presente, quello in cui 398 bocciati su 408 candidati al pre-test di microbiologia del professor Roberto Burioni diventano un caso nazionale. Seguendo un canovaccio consolidato: denuncia sui social, cascata di commenti, esplosione della supernova di reazioni, divisione dell'opinione pubblica in favorevoli e contrari e puntuale levata di scudi del Codacons. Tutto nella norma, specie in una società perennemente in rivolta contro la severità e il merito.

In sostanza, il virologo docente dell'Università San Raffaele di Milano è finito nel mirino perché otto domande a risposta multipla in 15 minuti è un quiz troppo duro, «l'atmosfera era tesa», «sono stati bocciati anche i più bravi». Il che è senz'altro spiacevole, forse addirittura spietato. Ma comunque non spiacevole e spietata come può essere la competizione nella vita di tutti i giorni, dove sul lavoro, nello sport e perfino in amore tocca superare test ancor più impossibili.

In questa storia ovvia, è però il finale a stupire.

Perché in difesa del professore sono intervenuti - sul Corriere e a Radio Deejay - i suoi ex studenti, bocciati e promossi, che hanno raccontato di quel durissimo test, certo, ma anche dell'insegnamento appassionato di Burioni e di come quella severità sia stata viatico per maggior impegno, studio, successi, carriera. Hanno raccontato il loro romanzo di formazione, insomma, che come ogni romanzo di avventura fa crescere attraverso le difficoltà, non con le coccole.

Una lezione niente male da parte degli studenti a quell'università italiana sempre più amichevole e sempre meno performante, in cui ci si preoccupa di non «ferire» più che di insegnare.

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