La Quinta Rivoluzione

"L'Italia sia motore del futuro". La sfida dei visionari dell'AI

Nel terzo panel dell'evento organizzato da Il Giornale a Torino, Nicola Porro dialoga con gli esperti delle nuove tecnologie digitali. Segui la diretta

Segreti e sfide dell'AI: parlano i visionari. Segui l'evento del Giornale live

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Guardare oltre il futuro. Ovvero, prevedere le opportunità che nascono dall'innovazione. Quali sono i segreti e i possibili sviluppi dell'Intelligenza artificiale? Nel terzo panel dell'evento organizzato da Il Giornale a Torino, la parola è affidata agli esperti che conoscono i segreti delle nuove tecnologie digitali e ne studiano le ulteriori applicazioni d'avanguardia. Il motore del cambiamento, infatti, non smette mai di funzionare ed è così l'industria del progresso getta oggi le basi per quel che sarà. Al Polo del '900, il vicedirettore de Il Giornale, Nicola Porro, modera il dibattito al quale prendono parte Uljan Sharka (CEO iGenius), Xabi Uribe-Etxebarria (Founder & CEO Sherpa.ai) e Carlo Cavazzoni (Responsabile Leonardo Lab).

Uljan Sharka spiega il lavoro in corso oggi: "Riuscire a processare dati a una velocità altissima consente di ottenere risultati prima impensabili. L'applicazione di questi modelli implica una serie di riflessioni, negli ultimi 20 anni abbiamo digitalizzato di tutto e oggi non siamo soddisfatti di questa esperienza per cui c'è un'applicazione di queste tecnologie che va pensata proprio sul rapporto con l'uomo. Il linguaggio umano è lo strumento con cui dovremo migliorare il mondo attorno a noi, sbloccando future funzioni. Negli Usa vengono sprecati 2 trilioni di dollari solo per la scarsa qualità dei dati. Questi strumenti sono comandati dall'uomo, non bisogna criticarli ma capire come applicarli alla vita quotidiana". Il conduttore Porro ricorda i trascorsi di Sharka e chiede: per quale motivo sei tornato qua? "Ho osservato la distanza che si stava creando con le persone che per mestiere non fanno la tecnologia. Questo ha creato un divario che rischia di centralizzare il potere nelle mani di chi costruisce queste tecnologie. Bisogna cambiare approccio, noi italiani possiamo dare un contributo enorme nello sviluppo dell'Intelligenza artificiale. La centralità dell'uomo sarà la chiave di volta".

E ancora: "Dobbiamo chiudere il divario tra tecnici e non, diventerà fondamentale fare delle scelte: la mia è stata quella di tornare in Italia e sviluppare un modello che parli italiani. Dobbiamo diventare creatori di intelligenza artificiale, il tema riguarda la sicurezza dei nostri sistemi produttivi. Una volta l'informazione lo strumento che la trattava erano strumenti separati, oggi l'intelligenza artificiale unisce i dati con la tecnologia. Se non c'è una governance che definisce come i dati vengono elaborati e chi ne ha la responsabilità, si rischia moltissimo".

Xabi Uribe-Etxebarria: "Questa conversazione è molto interessante. L'intelligenza artificiale si è evoluta in maniera rapidissima, sarà una cosa progressiva: in alcuni ambiti ha già superato l'essere umano, come nella traduzione o nel gioco degli scacchi. Il capo dell'AI di Meta dice che il cervello umano è molto specializzato sul mondo al quale siamo abituati, una scimmia ha una memoria visiva migliore di noi. Questo può essere preoccupante, la robotica deve evolversi ancora molto un unico cervello non può fare tutto questo". E ancora, in riferimento agli algoritmi che superano i loro inventori: "Effettivamente questo ha un fondo di verità, i modelli di linguaggio dell'intelligenza artificiale sono diventati molto grandi e sono emerse proprietà che non ci aspettavamo. La somma delle parti ha dato un risultato superiore alle parti singole: è emerso il ragionamento o la capacità di disegno". Ma questa non è creatività, ribatte Porro. E Xabi: "Non sono d'accordo, sennò come mai la macchina riesce a dirci chi è l'assassino in un romanzo poliziesco anche se togliamo lo svelamento scritto nel finale? Questo accade perché prima c'è un ragionamento. Un altro esempio è quello di far inventare una barzelletta a ChatGpt e farsi spiegare perché fa ridere".

"C'è una coscienza...", prosegue Xabi. E Porro provoca: "No, non ci posso stare su questo". E quindi incalza gli interlocutori. "Noi umani veniamo da un retaggio positivista, l'AI nel momento in cui è libera e prende decisioni può anche sbagliare. Ma sbaglia molto meno delle persone. Il rischio è che, se queste cose rimangono nelle mani di pochi grandi soggetti, prevalgono logiche umane", commenta Cavazzoni. E Uljan Sharka: "Ci sono campi aperti sui quali bisogna ancora sperimentare e non è detto che si vada a evolvere". Xabi Uribe-Etxebarria cita un proprio articolo nel quale spiegava che esigiamo troppo dall'intelligenza artificiale. "Parlavo della seguente questione: esigiamo dalla macchina cose che invece non pretendiamo dall'essere umano. Esigiamo che la macchina sia neutra ma nel mondo non è così, anche i giornali hanno un orientamento. E allora perché non accettiamo anche che ci siano intelligenze artificiali con opinioni diverse? E richiediamo alla macchina che non faccia errori, ma l'essere umano ne fa...".

Porro anima il dibattito e sollecita gli interlocutori: e se la macchina si dovesse trovare davanti a una scelta etica? "La differenza è che la macchina può fare quello che dice l'essere umano". Uljan Sharka: "Ci dev'essere qualcuno che garantisce l'applicazione nel mondo reale. A volte la macchina elimina dettagli potenzialmente divisivi per restituire un'immagine più ricevibile all'interlocutore. Ha una sorta di guardrail...". E Cavazzoni: "In forum di altissimo livello si discute di come un'intelligenza artificiale generata in Europa o in Italia abbia una sensibilità etica più vicina al nostro sentire. Sennò il rischio è quello dell'omologazione...".

Al riguardo, Sharka aggiunge: "Questa partita è solo all'inizio. Siamo all'inizio di un nuovo ciclo: entro 10 anni proviamo a stare ai tavoli che contano, entro 20 puntiamo a stare tra i primi cinque. Oggi i due super computer per addestrare questi modelli stanno in America e in Europa, Italia, a Bologna. Quindi possiamo giocare questa partita ma dev'essere una scelta consapevole. Non ci deve interessare fare un ChatGpt italiano a breve termine, ma offrire una scelta di mercato a lungo termine: solo catturando il valore interno possiamo creare davvero un nuovo ecosistema".

Il direttore Alessandro Sallusti chiude la giornata: "Mi sembra che raramente si possa assistere a un dibattito di questo livello. Non ho però capito due cose: dove finirà il libero arbitrio e se l'intelligenza artificiale abbia un'opinione. Perché la verità assoluta non esiste, è un punto di vista. E allora non vorrei che se l'AI annulli i punti di vista e costruisca un mondo omologato, che è pericoloso. I vecchi sani giornali con un'identità chiara e dichiarata forse non sono ancora da rottamare.

Con questo auguri, vi ringrazio".

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