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Un super "Beauty" che vale 427 miliardi e che cresce anche nei momenti di crisi

Gli analisti vedono il business in aumento almeno fino al 2027 E le imprese del made in Italy hanno spinto il fatturato dell’11%

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Un impero da 427 miliardi di dollari. Sono queste le dimensioni dell’industria cosmetica mondiale secondo un report di McKinsey & Company. Un settore che, a giudicare dalle stime, è in costante espansione e continuerà a esserlo almeno fino al 2027, quando potrebbe raggiungere i 580 miliardi di valore. La crescita riguarda tutti i mercati, con l’America e la Cina sempre in testa. Negli Stati Uniti il beauty crescerà del 6% all’anno, superando quota 115 miliardi nei prossimi tre anni. In Cina, invece, è attesa una progressione dell’8%, quattro punti pecentuali in meno rispetto a cinque anni prima.


Indici stabili in Europa, dove si arriverà a 115 miliardi entro il 2027. Una spinta importante può arrivare dai marketplace online. L’e-commerce dovrebbe infatti ampliarsi del 12% in cinque anni. Ma gli occhi dei produttori sono puntati sulle realtà più promettenti, come il Medio Oriente e l’Africa, dove esiste un giro d’affari di 40 miliardi (dati Euromonitor International). In queste due macroregioni i rami più redditizi risultano essere hair care, fragranze e prodotti skin care, che da soli rappresentano quasi il 50% di tutto il mercato.

Il vero fattore trainante è tuttavia la rapida ascesa demografica, che può favorire i consumi e creare così un bacino appetibile per i brand interessati a investire. In Africa vivono 1 miliardo e 300mila persone, una cifra destinata a diventare il 25% di tutta la popolazione mondiale entro il 2050 e il 40% alla fine del secolo.

E in Italia? I numeri dell’anno che si è appena chiuso rivelano un contesto piuttosto vivace. Le imprese cosmetiche nel nostro Paese hanno raggiunto un fatturato di 14,8 miliardi di euro, un aumento del 10,9% rispetto al 2022 a fronte di un’inflazione galoppante che ha condizionato la supply chain globale. Nel 2024 è previsto un incremento a 16 miliardi, mentre l’export dovrebbe salire dagli attuali 6,7 miliardi a 7,4 miliardi.

In generale, si registra un po’ ovunque il cosiddetto lipstick effect, la celebre corsa ai rossetti che si osserva nei periodi di crisi ed è un campanello di allarme per alcuni economisti in quanto confermerebbe la fase discendente del ciclo economico: la spesa per la cura del corpo rimane alta anche quando l’economia è in fase di rallentamento. Gli esempi non mancano: dal crollo di Wall Street nel 1929 all’11 settembre 2001, mentre i mercati finanziari crollavano le vendite dei rossetti continuavano ad aumentare. Oggi nella migliore delle ipotesi ci sarà un soft landing, che è comunque meglio di una recessione.

Aneddotica a parte, i cosmetici sono un bene di cui le persone non intendono fare a meno.

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