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Da vegana vi spiego perché l'influencer veg sbaglia

Giulia Pisco pubblica video per lamentarsi dei ristoranti. Ma il suo è solo un teatrino per avere visibilità. Così non affronta la questione in modo costruttivo

Da vegana vi spiego perché l'influencer veg sbaglia

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In questa calda estate di polemiche contro ristoranti e ristoratori, la nuova bufera è stata scatenata da una influencer vegana, stavolta ai danni di un locale in Puglia. Giulia Pisco ha un account da 18mila follower su Instagram e 28mila su TikTok, dove condivide ricette vegane. In vacanza in Puglia, non ha resistito alla tentazione di ingrossare le fila dei follower cercando un po' di visibilità, con l'intenzione di creare un caso "anti-vegani". La ragazza ha postato un video sui social per lamentarsi del trattamento ricevuto da un ristoratore, che a suo dire avrebbe rifiutato la prenotazione solo per un pregiudizio contro chi segue questa alimentazione. Ovviamente la conversazione telefonica è stata interamente filmata e postata per scatenare l'onda di indignazione social. Ma a diverse persone non è sfuggita la malafede dell'influencer, più interessata alla popolarità che a combattere gli stereotipi. Il paradosso è ancora più evidente a chi segue una dieta vegana (come chi scrive) e ben conosce le reazioni della ristorazione "mainstream" davanti alle proprie esigenze.

Ma andiamo con ordine.

Già il titolo del video ("Ma cosa mangiano 8 vegani in Puglia?") suggerisce il non detto: "Niente, è impossibile trovare qualcosa di vegano e gustoso da mangiare al Sud". Nel video di Giulia Pisco c'è l'influencer al telefono con un ristoratore. La ragazza specifica che sono in otto e tutti vegani. A quel pinto chi sta prendendo la prenotazione va nel panico: "Ah oddio, aspetta un attimo... perché di vegano... non abbiamo niente. Mi dispiace... cerca qualcun altro". E qui l'influencer svela di aver già consultato il menu online e di aver visto che in realtà il ristorante propone moltissimi piatti già vegani. Solo per fare qualche esempio: purè di fave e cicoria, orecchiette con le cime di rapa, verdure spadellate, e molto altro. Viene da chiedersi: ma se lo sa già, perché chiama? Pisco lo fa notare al ristoratore, che però è partito per la tangente e, davanti all'insistenza della ragazza, sbotta: "Andate da un'altra parte, perché qua i vegani... non li accettiamo". È fatta. Il ristoratore le serve la polemica sul piatto d'argento: l'influencer ha la prova con cui crocifiggerlo sull'altare della discriminazione alimentare.

L'intero video è un teatrino. Quanti ristoratori avrà dovuto chiamare la Pisco prima di trovare qualcuno che, per ignoranza o impazienza, cada nella sua trappola? E poi: perché filmare la telefonata se non per lanciarla sui social?

L'influencer si lamenta del "pregiudizio" dei ristoratori del Sud contro i vegani, ma è animata dallo stesso sentimento. È possibile - e anche normale - che in qualche paesino del Sud la parola "vegano" faccia andare nel panico i ristoratori più di quanto succeda nella "civilissima" Milano. E questo non per forza a causa di un "pregiudizio", ma spesso di benevola ignoranza nei confronti di una dieta che è adottata per ora solo dallo 1,3% degli italiani (fonte: Eurispes 2022). Di certo, se la combriccola di influencer si fosse presentata al ristorante e avesse ordinato solo piatti a base vegetale, non sarebbe stata cacciata. Come mostra la seconda parte del video, influencer e amici vanno a cena altrove degustando pietanze tipiche pugliesi senza grosse difficoltà: antipasti con verdure grigliate e sottolio, bruschette con il pomodoro, fiori di zucca fritti, pasta e ceci, sagne al sugo, e molto altro. Probabilmente le stesse che avrebbero mangiato se, senza fare tante sceneggiate a favore di social, fossero andati nel primo ristorante.

Chi è vegano (come la sottoscritta) sa bene che, quando si va a cena in un ristorante non vegan-friendly, ci si deve preparare prima. Primo step: si cerca il menu online. Secondo: si verifica se c'è qualcosa di vegano o di "veganizzabile". Esempio: nella dieta mediterranea ci sono moltissimi piatti della tradizione che non contengono carne, pesce, derivati animali (come latte e uova). Un esempio? Pensiamo alla ricchezza di verdure, legumi e cereali dei cosiddetti "piatti poveri" della nostra tradizione. Un appunto: se sono vegano e prenoto in un ristorante di pesce o di carne, non posso pretendere di trovare piatti che fanno al caso mio. Ma anche in questo caso la soluzione c'è (e ogni vegano la conosce): si ripiega su una pasta al sugo, un contorno di patate fritte (o al forno) oppure un mix di verdure grigliate o spadellate.

Il video della telefonata è diventato virale su TikTok, dove ha raccolto oltre 10mila like. Dimostrando come sempre quanto è facile aderire alle "battaglie" stando dietro lo schermo di uno smartphone e quanto ci piace giocare al linciaggio sguaiato da ombrellone. Che ci sia un pregiudizio nei confronti dell'alimentazione vegana potrà anche essere vero. Certo è che non si combatte in questo modo.

Anzi: andare in giro a spiegare ai ristoratori quanto sono ignoranti, non fa che renderci più antipatici.

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