Giù la maschera

Venezia, la Mostra batte i Mostri

L'edizione della Mostra del cinema di Venezia che si è chiusa ieri e che ha visto la vittoria del film Poor things era la numero 80, anche se gli anni sono ormai 91

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L'edizione della Mostra del cinema di Venezia che si è chiusa ieri e che ha visto la vittoria del film Poor things era la numero 80, anche se gli anni sono ormai 91. Istituzione fascistissima, nata nel 1932, è il più antico festival cinematografico del mondo, modello e invidia di tanti, a dimostrazione di quanto alcuni luoghi comuni «Il fascismo ha fatto anche cose buone» abbiano a volte solide basi storiche. Sarà per l'innata eleganza old style, sarà per un imprinting che, dagli anni '30, chiede un «ritorno all'ordine», resta il fatto che la Mostra mantiene un suo spirito squisitamente conservatore. Quest'anno, poi Al Lido si sono spiaggiate malamente tutte le stucchevoli istanze progressiste, femministe, ecologiste, antisovraniste, antipatriarcali più di moda. I fischi delle attiviste a Woody Allen sono stati soffocati dalle acclamazioni in sala. La battaglia sovranista a favore del made in Italy cinematografico del Comandante Favino, come un Adolfo Urso qualsiasi, alla fine è stata la performance migliore del festival. Le rivendicazioni in tema di inclusività sono andate a picco: quando in conferenza stampa qualcuno ha chiesto più omossessuali nei sommergibili o più persone di colore nella Danimarca del '700, la risposta è stata o l'imbarazzo o le risate. La miglior prestazione «afro» in Laguna alla fine è stata quella di Kanye West con la moglie, in motoscafo, ma non era un film. E il primo giorno la mostra e Venezia sono state salvate dall'acqua alta dal tanto contestato Mose.

Con buona pace degli ambientalisti da red carpet.

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