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Autobianchi A112, la prima utilitaria tra lusso e sportività

L'Autobianchi A112 nasce per contrastare il fenomeno Mini e finisce per conquistare tutti grazie alle sue doti sportive e di classe

Autobianchi A112, la prima utilitaria tra lusso e sportività
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Piccole e pestifere Mini. Quelle adorabili canaglie su quattro ruote che provengono dalla lontana Inghilterra sono un oggetto che tanti italiani vorrebbero possedere. Hanno fascino da vendere, sono ben rifinite e la leggenda vuole che su strada si comportino come un go-kart. Quel gioiellino nato dall'ispirata mente di Alec Issigonis riesce a mettere in riga anche vetture più potenti e performanti, elemento che accresce lo status di intimo desiderio per tanti. A un certo punto, però, la Mini comincia inaspettatamente a proliferare in modo preoccupante anche in Italia, perché viene aggirato l'ostacolo dei dazi doganali grazie alla Innocenti, che su licenza comincia a fabbricare la brillante inglesina nello stabilimento di Lambrate. A Torino, sopra agli uffici del Lingotto, iniziano a manifestarsi dei nuvoloni scuri carichi di timore e paura, che la Mini possa acciuffare con astuzia il consenso di giovani e donne. Occorre andare a riparare la frattura prima del danno. Viene scatenato il geniale Dante Giacosa ed è a lui che spetta il compito di tirar fuori dal cilindro l'anti-Mini. La nuova vettura non indosserà il fregio di Fiat, ma adotterà quello di Autobianchi, che più si addice a un progetto sperimentale.

Un banco di prova

Nel 1969 la Fiat osserva inerme l'avanzata della Innocenti Mini. La 850 che dovrebbe competere con l'anglo-italiana non riesce a tenere il passo, sia su strada che nei risultati commerciali. La torinese è un'auto ormai "superata", mentre la Mini di Lambrate è davvero una chicca che scalda i cuori degli appassionati. La controffensiva di Torino viene svelata proprio al Salone dell'Auto che si tiene sotto alla Mole in quell'anno. Siamo alla fine degli anni Sessanta, le utilitarie "tutte dietro" non riscuotono più un grande consenso, ma alla Fiat, grazie alla Primula targata Autobianchi, si sono già avventurati nella "nuova" trazione anteriore. Adesso, sono pronti a farlo con un'altra vettura di questa casata: la A112. Questo è il nome del modello che dovrà battagliare ad armi pari con la creatura di Alec Issigonis. Sotto ai fari della kermesse piemontese è stato gettato il primo guanto di sfida. Il duello vero e proprio, invece, ci sarà prima sul mercato e poi sulle strade di tutti i giorni.

Autobianchi A112

I primi consensi

La vera sorpresa è il fragoroso entusiasmo che l'Autobianchi A112 ottiene sin dal primo istante. La gente la ama in modo viscerale, gli italiani vengono colpiti simultaneamente da un collettiva condizione di innamoramento. La A112 fa sentire le farfalle nello stomaco, nessuno ne è esente. La linea è vincente, compatta e pulita. Ha un motore da 900 cc e 44 CV, mentre le sue rifiniture sono di gran classe. Un bel passo in avanti rispetto alle normali utilitarie, questa ha qualcosa in più, è da élite. Anche la Fiat si sorprende per la riuscita della buona operazione, ma il bello devo ancora venire. Infatti, la domanda del pubblico verso la A112 è così ampia che le catene di montaggio di Desio, fabbrica Autobianchi, devono essere costantemente aggiornate e allargate, spesso senza trovare il bandolo della matassa. Alcuni sono costretti ad aspettare addirittura un anno per avere sotto casa la sua nuova A112. Tuttavia, questi ritardi non fanno perdere l'appeal all'auto che macina impressionanti numeri. Addirittura si piazza al secondo posto al Car of the Year 1970, alle spalle della "cugina" Fiat 128. A Dante Giacosa è riuscita un'altra clamorosa magia.

Autobianchi A112

Il veleno di Abarth

La Mini permette epiche sfide al semaforo contro bolidi di caratura superiore? Niente paura, ci pensa Abarth a dare il giusto veleno alla A112, grazie alla puntura del suo Scorpione. Le leggende si susseguono senza freno, il chiacchiericcio conferma che la A112 dell'atelier torinese è una "bomba" in grado di sfidare chiunque. Leggera, cattiva, stabile in curva e molto battagliera. In fondo gli specialisti ci mettono giusto un po' di pepe in più, aumentando leggermente la cilindrata e portando la cavalleria a 57 CV. Adesso l'utiliaria di Desio è una sportivetta in grado di sfrecciare da 0 a 100 km/h in appena 13 secondi. Niente male per un "scricciolo" dei primi anni Settanta. Nel 1975, però, il carattere ruggente viene esaltato - ancor di più - da una cura vitaminica un po' folle: la A112 Abarth tocca i 70 CV di potenza e può raggiungere i 160 km/h di velocità massima. Pura sventatezza, in pieno stile Scorpione. Quell'auto farà la gioia di tanti giovani, ma soprattutto sarà una palestra per numerosi piloti di rally che la sceglieranno come vettura per approcciare a questa disciplina.

Autobianchi A112

Simbolo Autobianchi per diciassette anni

Le donne la amano, per via di quell'aspetto simpatico, delle finiture eleganti e per quelle dimensioni compatte. I giovani la desiderano come prima auto, per il suo comportamento su strada intrigante e divertente. Il target di clienti pensato in partenza è proprio quello che adora di più l'Autobianchi A112. Per diciassette anni ci sarà un continuo passa parola, sia a voce che al telefono, nel narrare l'eccellenza dell'utilitaria di Desio che terminerà la sua produzione, dopo una gloriosa carriera, nel 1986. Nel corso della sua lunga epopea si sono susseguite ben otto generazioni diverse, che mano mano hanno visto la plastica diventare più preponderante, come imponeva la moda e il gusto della sua epoca. Quell'esperimento per bloccare la Mini ha dato vita a un'auto indimenticabile, la prima utilitaria di "lusso" che si ricordi. Ne sono state prodotte ben 1.254.178 unità, tutte con simbolo Autobianchi ben in mostra, anche se in alcuni mercati veniva venduta come Lancia A112.

Nella seconda metà degli anni Ottanta cede il testimone alla Y10, che interpreterà con ancora più forza il concetto di utilitaria chic, che perdura ancora oggi con l'attuale Lancia Ypsilon.

Autobianchi A112

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