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Lancia K, il brutto anatroccolo mai trasformato in cigno

Nel 1994 il Gruppo Fiat presenta la Lancia K, l'ammiraglia di nuovo corso che ha il compito di sostituire la fortunata Thema. Purtroppo, deluderà le aspettative

Lancia K, il brutto anatroccolo mai trasformato in cigno
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Una delle fiabe più famose realizzate da Hans Christian Andersen, ci racconta di un piccolo anatraccolo, da tutti considerato il più bruttino della nidiata, che un giorno riesce a diventare un bellissimo cigno. La morale è che bisogna credere in sè stessi e non perdere mai la fiducia nelle proprie capacità. Tutto quello che non è capitato alla Lancia K, ammiraglia di prestigio nata nel 1994, per sostituire la fortunata e apprezzata Thema.

Purtroppo per lei, nella sua storia ormai trentennale non c'è mai stato un attimo di vera maturazione. Questa grande berlina non è sbocciata e non si è trasformata in un oggetto del desiderio, non ha avuto la sorte che tanti altri veicoli come lei, sono riusciti a guadagnare in una seconda fase di vita. Per la K c'è quasi un progetto di "damnatio memoriae", di condanna all'oblio, perché responsabile - secondo qualcuno - di aver affondato per sempre la Lancia, che da quel momento non è più stata in grado di rivaleggiare con i brand premium, specialmente quelli tedeschi. Eppure, al di là di un design forse troppo anonimo e goffo, la K non era proprio un'auto da disprezzare.

Lancia K, il suo stile lascia interdetti

Nella metà degli anni Novanta del secolo scorso, il Gruppo Fiat adopera una corsa al rinnovamento del suo parco auto. Manovra che non esclude la Lancia, alla quale tocca una rinfrescata alla sua ampia gamma. La missione più complessa e onerosa è quella di dare una degna sostituta alla Thema, ammiraglia che ha segnato la sua epoca. Apprezzata per uno stile classico ed elegante, la Thema ha brillato anche a livello di contenuti e prestazioni, ritagliandosi una fetta di mercato importante anche in Europa.

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Dunque, il colosso torinese investe energie e risorse per sfornare una grande berlina che possa continuare una striscia di successo nel settore di riferimento. Purtroppo, quando la Lancia K viene presentata al grande pubblico, l'accoglienza è a dir poco tiepida. Coloro che si trovano al Salone dell'auto di Parigi, rimangono colpiti dall'anonima silhouette della tre volumi piemontese. Uno scivolone non degno di un marchio dal solido blasone, che affonda le proprie radici sull'eleganza e la raffinatezza del design. A guardarla, quello che non convince è proprio l'insieme della vettura, con le fiancate massicce che non si amalgamano con una mascherina rastremata e i fari sottili. Senza dimenticare quel retrotreno, che sembra posticcio e trapiantato da un'altra macchina. L'insieme risulta troppo pesante.

Non tutto è da buttare

L'auto viene costruita nello stabilimento Fiat di Rivalta e adopera la piattaforma "Tipo E", che sarà la base anche della futura Alfa Romeo 166. Tornando alla Lancia, questo buon telaio conferisce all'ammiraglia K un sincero comportamento su strada e delle doti di comfort eccellenti, al pari - per non dire superiori - alle concorrenti di matrice tedesca. Quello che impressiona alla guida della grande Lancia è la sua capacità di isolamento dalle irregolarità dell’asfalto, l'incredibile insonorizzazione e l'abitabilità al vertice della categoria.

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Come vuole la tradizione, gli interni della K corrispondono a un bel salotto all'italiana, seppur su quattro ruote. L'abitacolo spicca per un raccordo morbido tra plancia e pannello porta, mentre il cruscotto risulta ben disegnato. Il rovescio della medaglia, sono le rifiniture e i materiali che, rispetto al passato, sono un deciso passo indietro. Pregevole l'intenzione di rivestire gli inserti con il legno, peccato sia finto, così come la percentuale dell'Alcantara che ricopre i sedili: troppo bassa. Ed è un vero peccato, questa mossa al risparmio, non piace ai "lancisti", abituati a ben altri trattamenti.

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Il riscatto, tuttavia, si ha in altre aree, infatti la K sfoggia un impianto di climatizzazione con sensori in vari punti dell’abitacolo, molto sofisticato. Per garantire a tutti gli occupanti la stessa temperatura, ci sono delle bocchette frontali e per i piedi per chi siede di dietro. Bello anche il computer di bordo evoluto al centro della plancia, primizia per la sua epoca, così come gli airbag laterali, il cruise control e i fari adattivi al xeno, che arrivano con il restyling.

Capitolo motori

Seguendo la moda del periodo, la Lancia K presenta una famiglia di motori con 5 cilindri in linea. Lo schema è trasversale, mentre la trazione è soltanto anteriore. La gamma viene aperta dai benzina, un 2.0 da 145 CV (poi 155) e un 2.4 da 175 CV, e chiusa da un 2.4 turbodiesel da 124 CV, che nel 1996 viene rivisto a fondo. Un paio d'anni più tardi, la potenza del propulsore a gasolio sale fino a 136 CV. A listino ci sono anche un 4 cilindri turbo benzina da 205 CV, successivamente sostituito con una variante sovralimentata del 5 cilindri da 220 CV, e il 3.0 V6 Busso da 204 CV di derivazione Alfa Romeo, che è la punta di diamante.

Sostituita dalla Thesis

Nel 2001 si interrompe la carriera dalla K, che delude profondamente le aspettative della vigilia. La berlina verrà declinata anche in altre due varianti di carrozzeria: una station wagon, molto apprezata, e una coupè, che resterà un'eterna incompresa. L'ammiraglia si congeda con 104.000 esemplari venduti in circa sette anni.

La sua sostituta sarà un'auto ambiziosa e barocca, la Thesis.

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