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"Babylon" ci porta nel lato oscuro di Hollywood. Le rivelazioni italiane sono Cortellesi e Riondino. "I tre moschettieri" è il remake perfetto

Babylon. Il capolavoro è servito. Chazelle dirige, anzi orchestra magicamente, l'Hollywood anni Venti

"Babylon" ci porta nel lato oscuro di Hollywood. Le rivelazioni italiane sono Cortellesi e Riondino. "I tre moschettieri" è il remake perfetto

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"Babylon" ci porta nel lato oscuro di Hollywood. Le rivelazioni italiane sono Cortellesi e Riondino. "I tre moschettieri" è il remake perfetto

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1) Babylon. Il capolavoro è servito. Chazelle dirige, anzi orchestra magicamente, l'Hollywood anni Venti, con i primi vagiti della settima arte, raccontando, con ritmo e maestria, sogni di aspiranti soubrette e declini dei divi del muto. Cast superlativo, dove spiccano Margot Robbie e Pitt. Il più bel film del 2023.

2) C'è ancora domani. Applausi convinti per la Cortellesi, l'unica artista italiana capace ancora di smuovere il pubblico. Meglio come regista che nella parte della mamma maltrattata, nel maggio del '46, ma poco importa. Il colpo di scena finale del film è già entrato nella storia del cinema. Incassi da record che hanno battuto il pompato Barbie. Grazie Paola.

3) The Old Oak. Tanti spettatori hanno confessato di essere usciti dalla sala con i lucciconi agli occhi. Merito di questa bella storia intorno a un vecchio pub inglese dove esplodono rabbia e risentimento della comunità locale contro dei rifugiati siriani. Merito della straordinaria regia di Ken Loach, che non sbaglia mai un colpo.

4) Oppenheimer. Alzi la mano chi aveva scommesso sul clamoroso successo di una biografia sul padre della bomba atomica. Eppure, grazie alla magia della regia di un grande Nolan, il film è diventato un «must see», manifesto del cinema doc.

5) Comandante. De Angelis rende onore e merito ad un eroe di guerra come fu Salvatore Todaro, che insegnò ai nazisti cosa significa essere un comandante italiano. Bravissimo Favino (sì, sempre lui) a dare il volto a quest'uomo che diede a tutti una lezione di dignità e coraggio.

6) I tre moschettieri: D'Artagnan. L'ennesimo film sul capolavoro di Dumas? Sì, se il risultato è questo. Ironia e azione, regia senza difetti, cast (Green, Cassel, Garrel) perfetto, tra classico a moderno. Insomma, tanta roba, che ti fa venir una voglia matta di vedere il seguito. Chapeau.

7) The Son. Un figlio è depresso. Un male oscuro che il padre (Hugh Jackman, da brividi) non riesce a risolvere, perché incomprensibile. Con il rischio del suicidio che aleggia, sempre, sulle loro vite. Il cinema che mostra la faccia rude della sofferenza, senza fare sconti.

8) Foglie al vento. Due persone sole si incontrano, casualmente, a Helsinki, alla ricerca del grande amore. Il fato e la timidezza non aiutano. Kaurismäki firma l'ennesima deliziosa commedia, dimostrando che anche con appena 81 minuti (titoli di coda compresi) si può girare un bel film. Avercene.

9) Palazzina Laf. Esordio folgorante per Michele Riondino che racconta, con lo spirito di Elio Petri, uno dei casi giudiziari di mobbing più clamorosi. Personaggi al centro del film, senza perdere mai l'equilibrio sottile tra dramma e grottesco. Bravissimo.

10) La quattordicesima domenica del tempo ordinario. Un uomo, tra passato e presente, rivive la sua parabola da cantante. Un Pupi Avati più cupo che mai, dirige con la solita maestria. C'è tutto il meglio del suo cinema in un film pessimista nell'animo, ma non nella sostanza.

Che lezione di regia.

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