Baglioni sul palco in versione recital

A scommettere sul suo futuro, dopo l'esito tutt'altro che confortante dell'album (omonimo) d'esordio del 1970, erano in pochi. E, invece, Claudio Baglioni, nato il 16 giugno del 1951 a Roma, figlio di un maresciallo dei Carabinieri e di una sarta di origini umbre, di strada ne ha fatta tanta.
Diploma da geometra e una laurea (in età avanzata) in architettura, la sua grande fortuna risale al lontano 1972. Quell'anno uscì «Questo piccolo grande amore», il concept-album che grazie al suo enorme successo avrebbe segnato il suo ingresso tra i grandi della canzone leggera (romantica e d'autore) di casa nostra. Uno status in seguito consolidato nei decenni a seguire. Con una carriera imponente alle spalle. Tra innumerevoli album di successo (nell'ultimo, il recentissimo «ConVoi», uscito nell'autunno scorso, ha computo una scelta a dire poco controcorrente: lui, cantautore anni Settanta che ha vissuto l'epopea del vinile e del disco, ha proposto una raccolta di brani pubblicati negli ultimi sei mesi sulle principali piattaforme digitali) e altrettanti concerti. Col passare degli anni via via sempre più ambiziosi ed... extralarge. Come nel caso di «Dieci dita», il tour col quale ora ripropone in giro per l'Italia la formula dello spettacolo che per la prima volta l'ha portato ad esibirsi per 10 concerti in solitario nella sala grande dell'Auditorium di Roma nell'inverno di due anni fa.Da domani, e con repliche venerdì e sabato sera, Baglioni farà tappa al Teatro degli Arcimboldi (inizio concerto dalle 21, ingresso da 40 euro). Preparatevi ad un live lungo quasi tre ore e in parte improvvisato durante il quale raccoglierà anche le richieste del pubblico (oltre alla generazione che è cresciuta con lui negli anni Settanta, se ne sono aggiunte altre…) e sull'idea di questo «metronomo sentimentale» troverà una strada. Ogni sera diversa.In questa sorta di «incontro ravvicinato» tra artista e spettatore, la ripetizione è bandita. D'altronde «Dieci dita» non prevede copioni, scalette né tantomeno nessuno dei rituali tipici dei concerti pop-rock. Dietro l'ormai collaudato progetto dal vivo, contrassegnato da «tutto esaurito» a ripetizione, Claudio Baglioni prova ad accompagnare i propri fan (vecchi e nuovi) in un viaggio capace di regalare emozioni. «Emozione» è una parola molto sottovalutata e, spesso, banalizzata, come fosse una condizione della quale quasi vergognarsi. Invece, il suo significato autentico, è importante. Significa «mettere in movimento. Un concetto che ha a che fare con l'idea di non rimanere apatici, distaccati o disinteressati», per dirla con le parole utilizzate di recente dall'eterno Claudio. Che è un po' come il buon vino. Invecchiando migliora. E durante il live si concede pure qua e là anche qualche duetto con il figlio Giovanni, impostosi in questi anni come uno dei nomi più interessanti ed originali nel panorama della chitarra acustica solista contemporanea. Ps. Per chi si perdesse i concerti di inizio anno, Baglioni ritornerà a Milano, il 6 maggio al Forum di Assago, sulla scia del tour legato all'album «ConVoi».

Uno show-monstre accompagnato da una superband di polistrumentisti.

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