BALLETTO Ritorno in punta di piedi

La danza classica sembrava avviata verso il declino, invece ora torna di moda. Negli ultimi cinque anni le scuole italiane hanno registrato un incremento delle iscrizioni del 40 per cento. E ad aumentare sono soprattutto i ballerini maschi

«Quando danzo mi sembra di volare, divento un uccello! È come se un fuoco mi ardesse dentro! Ho la sensazione di sparire, tutto il corpo cambia e mi trasformo in pura elettricità». Così, nel poetico film di Stephen Daldry, l'undicenne Billy Elliot, dopo l'audizione nella prestigiosa sede della Royal Ballet School di Londra, descrive la potenza di un sogno che sta per avverarsi. Un sogno che fa fremere il suo cuore e che da brutto anatroccolo, in una magica serata al Covent Garden, lo trasformerà nel più grande cigno della danza britannica. «Un esempio, quello di Billy Elliot, che negli ultimi anni, complice l'esplosione del fenomeno Roberto Bolle, ha contribuito a far lievitare in Italia il numero di richieste di iscrizioni alle Scuole di danza classica», spiega il Maestro Frederic Olivieri, direttore dell'Accademia d'Arti e Mestieri e del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano. Un aumento esponenziale di richieste ha visto moltiplicarsi le domande di ammissione dei nuovi allievi fino ad oltre il 40% rispetto a cinque anni fa sia nelle scuole degli enti lirici che in quelle private. Un centinaio gli allievi degli otto corsi della storica Scuola di Milano all'apertura dell'anno di studio 2000/2001, più di centocinquanta oggi, con 339 domande per l'anno scolastico 2006/2007 tra femmine e maschi. Da sottolineare l'incremento del numero di ragazzini che si avvicina al mondo della danza.
I prìncipi del balletto
Non più soltanto tutù e scarpette rosa quindi, ma un esercito di futuri principi del balletto che sognano una carriera da nobili danseurs. «Quando frequentavo la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano», racconta l'etoile internazionale Roberto Bolle «i maschi erano obbligati a frequentare i corsi insieme alle ragazzine. Durante le lezioni eravamo due ragazzi e undici femmine. Oggi non è più così e i gruppi maschili sono sempre più numerosi. Sono orgoglioso di aver contribuito ad incrementare questa tendenza e mi fa piacere che non esistano più quei pregiudizi che un tempo ritenevano la danza un'arte più adatta al sesso femminile. Sono soddisfatto di vedere schiere di ragazzi che ballano con tanta passione lontani dai rigidi stereotipi di un tempo che altro non erano che limitate espressioni di chiusure mentali». Anche se non tutti si esibiranno sui più prestigiosi palcoscenici del mondo «i ragazzi devono capire», spiega Bolle «che bisogna godere completamente di tutto ciò che quest'arte regala indipendentemente dai risultati e dai propri sogni, grandi o piccoli che siano. In un'epoca dove tutti sono affascinati dalla televisione, dal mondo dell'immagine o dall'idea del sesso facile vedere giovani che si avvicinano a una professione basata su disciplina, sacrificio e impegno, non può che rendere felici».
Sogni virtuosi
Indispensabili ore e ore di esercizi alla sbarra, allenamenti sfiancanti, audizioni, stage e concorsi internazionali utili a mostrare il fascino di entrechat e battement frappé e la forza di pirouettes e arabesques. Un'apoteosi di virtuosismi volti ad emulare la ritualità stilistica delle grandi stelle che hanno incantato il mondo con la magia dell'accademismo più classico. Ma quali sono per Roberto Bolle le qualità essenziali per diventare grandi ballerini? «Talento, rigore, spirito di sacrificio e una costanza infinita per forgiare il fisico. Indispensabili il cuore e un animo sensibile. La danza è un'attività che aiuta a trasmettere una luce particolare, quell'alone, quel qualcosa in più che trasforma un'atleta in un'artista». È infatti l'aura che ha sempre illuminato anche Nurejev e Baryshnikov, Carla Fracci ed Elisabetta Terabust, Darcey Bussel e Tamara Royo e che già avvolge i piccoli allievi del primo corso della Scuola di Danza del Teatro dell'Opera di Roma che, come ogni anno, anche se appena decenni, hanno già partecipato a spettacoli del Corpo di Ballo dell'Ente lirico come Lo Schiaccianoci, Il cappello a tre punte e Pulcinella.
Uno su mille ce la fa
«È il valore aggiunto della nostra istituzione», spiega Paola Jorio, direttrice della storica scuola. «In questo modo i bambini cominciano a respirare la polvere del palcoscenico che li sprona spingendoli ad impegnarsi di più durante le lezioni. I corsi sono frequentati da ragazzi tra i dieci e i sedici anni e per essere ammessi bisogna superare una selezione regolamentata da un bando di concorso che esce nel mese marzo. L'anno scorso su quattrocento ragazzi ne sono riusciti a entrare soltanto una cinquantina. Per selezionarli non ci soffermiamo tanto sul livello tecnico ma soprattutto sulle caratteristiche fisico attitudinali. Per scegliere le ragazzine esaminiamo la struttura e le loro proporzioni. Vediamo se sono longilinee e sciolte, se hanno braccia lunghe, ginocchia giuste e piedini sufficientemente arcuati, con una bella apertura. Per i maschi badiamo meno ai singoli dettagli, in genere all'inizio sono comunque più duri e raramente, a parte Bolle, hanno dei bellissimi piedi. Gli anni di studio sono otto più uno di perfezionamento quindi c'e' tutto il tempo per eliminare i difetti iniziali».
Infinite le ore di pratica nelle aule del palazzetto a tre piani situato nel quartiere di San Giovanni a Roma. Un luogo dove le buone maniere si esprimono a tempo di musica e dove ragazzi e ragazze di quindici anni salutano gli ospiti con un referente inchino. «La danza è purezza di stile, è un fatto di linee» prosegue Paola Jorio mentre durante una prova indica alle promesse Dalila Sapori, Susanna Salvi e Valerio Lunadei come migliorare il pas de deux, le promenades e le prese in aria sulle spalle. Un'atmosfera unica. Si respira pura passione mentre il maestro al piano suona musiche di repertorio e nella sala all'ultimo piano dell'ex scuderia le bambine del primo corso, le cosiddette petites-rats, si esercitano in demi-plié, battement jeté e battement tendu. Esempi di grazia e dolcezza accompagnati negli esercizi da un adagio in quattro quarti. Body nero, capelli raccolti nel classico chignon e collant rosa pallido, per ora si limitano a sognare.

Lilia, dieci anni, immagina di ballare ne Il lago dei cigni, «la storia più bella del mondo», Cassia, invece, sogna «un futuro da grande professionista» per diventare un giorno famosa come il più grande dei suoi miti, Carla Fracci.

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