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Nba, un Jokic stellare stende LeBron, Phoenix corsara sui Warriors

Le due gare dell'opening day della Nba hanno visto il dominio quasi imbarazzante dei campioni di Denver ed una partita piuttosto confusa tra Golden State e Phoenix decisa dalla prestazione maiuscola di Booker

Nba, un Jokic stellare stende LeBron, Phoenix corsara sui Warriors

L'avvio della regular season della Nba riservava agli appassionati di basket solo due partite ma ad alto contenuto spettacolare. I primi verdetti di quella che si preannuncia come una lotta molto serrata per la supremazia ad ovest sembrano già chiari: chi vorrà vincere il titolo Nba dovrà vedersela con Denver e Phoenix. Se la prestazione dei Nuggets, ancora col morale alle stelle dopo il primo titolo, ha visto un Nikola Jokic in forma smagliante stracciare i Lakers di LeBron James, la battaglia tra Suns ed i Warriors di Stephen Curry è stata molto più combattuta. Vediamo quindi come sono andate le prime due gare della lunga stagione della Nba.

Mezzo LeBron non basta col Joker

Dopo lo sweep nei playoff della scorsa stagione, tra Denver ed i gialloviola sono volate parole grosse, in quella che potrebbe diventare un’altra rivalità storica nella Nba. A ribadire la legge del più forte, nella serata di festa della consegna degli anelli, ci hanno pensato i Nuggets di coach Mike Malone, che hanno maltrattato per tutta la serata i Lakers. Il dominio della squadra del Colorado va ben oltre il 119-107 finale; dopo la sesta sconfitta consecutiva, i losangelini dovranno guardarsi allo specchio ed iniziare a rimettere a posto le cose. Dopo la partenza a razzo dei padroni di casa, avanti di 18 punti nel secondo quarto, sembrava che la gara alla Ball Arena sarebbe stata una passeggiata di salute. Nonostante un LeBron James a mezzo servizio, in campo per soli 29 minuti, i Lakers hanno trovato il modo di giocare di squadra, portando ben cinque giocatori in doppia cifra.

LeBron ha pure tirato discretamente, con un buon 10 su 16 dal campo ma, ancora una volta, è stato il suo numero due Anthony Davis a scomparire dal parquet. Dopo 17 punti nel primo tempo, quando Denver ha iniziato a raddoppiarlo, affollando il pitturato, AD è entrato in confusione, sbagliando tutti i sei tiri nella ripresa. Le seconde linee dei Lakers hanno fatto la loro, dai 18 punti di Prince ai 14 punti ed 8 rimbalzi di Reaves ma Denver aveva un’arma non tanto segreta in tasca: un Nikola Jokic in serata stellare. Come nelle finals della Western Conference, il pivot serbo ha messo una prestazione devastante: un triple-double maiuscolo da 29 punti, 13 rimbalzi e 11 assist. Nel finale, quando i Nuggets avevano già la partita in tasca, il pubblico di Denver si è messo a prendere in giro i Lakers, che non ci stavano più capendo niente. Quando si ha di fronte una macchina quasi perfetta come Denver, concedere 17 punti sulle seconde palle e ben 20 sulle ripartenze è un peccato mortale.

Alla fine, i 19.842 spettatori della Ball Arena hanno celebrato nel modo migliore il primo titolo Nba, lasciando molto su cui riflettere a coach Marvin Ham. Le sue parole nel post-partita sono significative: “Chiaramente avevano ancora il morale a mille dopo il titolo ma è la solo la prima partita della stagione. Dovremo migliorare in molti fondamentali. Contro una squadra del genere, se fai troppi errori o non giochi con la cattiveria giusta, te la faranno pagare cara”. Di fronte alle perplessità dei tifosi sul limitato impiego della superstar LeBron James, coach Ham fa capire che si tratta di una strategia concordata con il front office dei Lakers: “Facile farsi prendere dall’emozione della partita e dimenticare di toglierlo dal campo nei momenti importanti. Per farlo rendere al meglio, però, dobbiamo pensare ai minuti totali e a non farlo giocare per tratti troppo lunghi”. Una storia della quale, sicuramente, sentiremo molto parlare nel corso della stagione.

Jokic Nuggets Lakers @nuggets
Fonte: Twitter (@nuggets)

Booker stende Golden State

Per definire la prima partita casalinga dei Golden State Warriors, niente di meglio della parola usata da coach Steve Kerr: clunky, ovvero macchinosa. Gli spettatori presenti al Chase Center si sono subito resi conto che entrambe le squadre in campo hanno parecchie cose da mettere a punto se vorranno giocarsi le loro chances nella post-season. La cosa che nessuno si aspettava, però, è la standing ovation per l’ex eroe di Golden State Kevin Durant, festeggiato anche quando i Suns stavano rimontando i padroni di casa. La sensazione di tutti, in una partita dove nessuna delle due squadre sembrava in grado di imporre la sua legge con continuità, è che per battere i Nuggets di un trascendentale Jokic servirà ben altro. Sicuramente non ha aiutato il fatto che mancavano due protagonisti annunciati come Draymond Green e Bradley Beal, ma la mancanza di amalgama tra due squadre che hanno cambiato molto era prevedibile. Mentre si è parlato fin troppo del mancato rinnovo di Klay Thompson e coach Kerr, quel che si è visto in campo è che ad entrambe le squadre manca ancora qualcosa.

A fare la differenza, però, ci ha pensato Devin Booker che ha tolto il proscenio a Curry e Durant, mettendo un finale clamoroso che è valso la vittoria ai Suns per 108 a 104. I suoi tre assist nel finale del quarto quarto sono stati la ciliegina di una torta molto gustosa, fatta da 32 punti, 8 assist e 6 rimbalzi, molti dei quali ad un paio di nuovi arrivi a Phoenix che si sono subito trovati al posto giusto al momento giusto. Meno male, perché i protagonisti annunciati della partita avevano decisamente la mano gelida: al 7 su 22 di Durant hanno risposto gli Splash Brothers Curry e Thompson con un deprimente 7 su 25 dall’arco. Se i Warriors hanno concesso meno turnover rispetto alla scorsa stagione, preoccupante la percentuale da tre, solo 23,3% ed i 17 rimbalzi offensivi concessi ai Suns.

La sensazione è che, se Chris Paul non avesse tirato in maniera orribile, la partita si sarebbe chiusa molto prima ma il play di Phoenix non sembra troppo preoccupato: “Sono stato in una squadra che ha sbagliato 27 triple di fila. Sapete tutti che le cose non andranno sempre così male”. Insomma, gli incroci tra due squadre che non nascondono le proprie ambizioni sono affascinanti ma in campo si è vista ancora molta confusione. Come dice Booker, però, “questa è solo la prima partita. Pensiamo al resto della stagione”.

Non vediamo l’ora.

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