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Basta cartoon, ora si recita "Sirenetta" è in carne e ossa

Il film tratto dalla fiaba di Andersen arriva sull'onda delle polemiche sulla protagonista Halle Bailey

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«Un sogno che diventa realtà». La sirenetta, in uscita al cinema in versione live action dal 24 maggio, è stata definita così dal regista Rob Marshall che ieri l'ha presentata a livello internazionale. Continua dunque la riedizione degli storici cartoon che la Disney sta riproponendo con elaborazioni computerizzate per avvicinarli a film veri e propri. Il prossimo appuntamento è con Biancaneve e i sette nani per marzo 2024. Intanto La sirenetta non è ancora in sala ma è già al centro delle polemiche per quella Ariel nera interpretata da Halle Bailey che si allontana in modo deciso dall'originale del disegno animato in cui la piccola protagonista invece è bianca. In realtà la giovane attrice è mulatta, pertanto l'accusa appare un po' forzata ma i due schieramenti sembrano fronteggiarsi senza scrupoli. In una trincea i sostenitori del blackwashing, nell'altra le accuse di razzismo.

Il regista e gli attori si sono giustamente sottratti all'inutile speculazione e, in particolare, Marshall ha detto che la sua parte, Halle Bailey se l'è guadagnata. Anzi. «Diciamo pure che la sua candidatura l'ha imposta grazie al talento nel canto. Non abbiamo avuto scelta nel casting. Troppo brava ed emozionante». Forse è presto per anticipare l'approdo in versione musical ma non è peregrino pensarlo, dal momento che il regista viene dal teatro e ha un occhio di riguardo proprio per questo genere di spettacolo. Solo il tempo dirà.

Intanto, curiosando nella scheda tecnica, balza all'occhio il legame con l'Italia perché le riprese marittime del film, girato nell'estate 2021, sono avvenute in Sardegna tra Golfo Aranci, Aglientu, Castelsardo e Santa Teresa di Gallura «dove il mare assomiglia di più alle acque scintillanti dei Caraibi». Luogo che ricorre nella filmografia di Marshall lesto a cambiare location quando girò le avventure del pirata Jack Sparrow, traslocando alle Hawaii. Insomma, i Caraibi sembrano un luogo del cuore più che del cinema ma poco importa.

Quello che importa al pubblico è sapere che rivedrà la celebre favola di Andersen con illustri protagonisti come Javier Bardem negli insoliti panni del buono, quel re Tritone, padre di Ariel, che si trova a combattere con il cattivo, stavolta in gonnella e con le fattezze di Melissa McCarthy, nei panni di Ursula. Per il resto Awkwafina presterà la voce al gabbiano Scuttle e Daveed Diggs al granchio Sebastian che, nella traduzione italiana, avrà il timbro di Mahmood. Il timido principe che fatica a baciare la fanciulla rischiando di darla vinta all'incantesimo della perfida zia degli abissi ha il volto di Jonah Hauer-King che qualcuno ricorderà nel recente Un viaggio a quattro zampe.

E proprio tra il bambascione e la sirena viene costruita la scena che - a detta di Halle Bailey - è stata la più divertente da girare. Ovverossia il naufragio del veliero su cui viaggia l'erede alla corona. «Dovevo salvare uno che è il doppio di me - ride la Bailey -. Per fortuna nell'acqua tutto è possibile. E per farcela l'ho trascinato per le gambe. Poi il montaggio ha fatto miracoli».

Molti i trucchi per alterare le voci degli animali. Awkafina è quasi irriconoscibile nella raucedine che attraversa il pennuto chiacchierone, amico di Ariel che colleziona gli oggetti degli uomini e confonde una forchetta con un arricciacapelli.

Il gioco è insomma alla base di questa elaborazione che lancia una sfida alla consuetudine. Non si tratterà solo di vedere un film ma di assistere a uno spettacolo e, in questo caso, la durata si adegua, distaccandosi dalla tradizione secondo cui le favole - in versione animata e non solo - difficilmente toccano le due ore. Qui si supera il limite di un bel quarto d'ora che dà uno spessore autorevole alla fiaba.

La musica svolge un ruolo in più e i protagonisti sono stati scelti proprio con la caratteristica della versatilità del canto. «Le celebri hit che hanno fatto la fortuna della Sirenetta come il motivetto In fondo al mar - ha spiegato il compositore Alan Menken - convivono al fianco di altri brani, studiati appositamente per questa nuova uscita».

Per avere un tono da musical servono le sette note oltre a costumi, affidati a una fuoriclasse come Coleen Atwood che aveva già messo la sua creatività al servizio di altri film derivati dalla letteratura per l'infanzia come Alice nel paese delle meraviglie nella versione di Tim Burton.

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