Cultura e Spettacoli

«Per Battiato interpreto una donna che scopre di essere stata uomo»

Sonia Bergamasco parla del film del musicista dedicato agli ultimi anni di vita di Beethoven

Carla Carrera

da Roma

I capelli rossi cortissimi, il lungo abito bianco che quasi incornicia il viso diafano, leggermente affaticato dalla seconda gravidanza. Sonia Bergamasco ha appena finito di interpretare Il trentesimo anno di Ingeborg Bachmann, testo incentrato sul bilancio che il protagonista trae in occasione del suo compleanno. Constatazione di nuove responsabilità assunte anche dall'attrice milanese, che dello spettacolo è stata anche regista e costumista.
La Bergamasco è nel cast di Musikanten, il film che Franco Battiato, alla sua seconda esperienza come regista, sta montando in questi giorni. Un film sugli ultimi anni di vita di Ludwig Van Beethoven (Alejandro Jodorowsky), rievocati con flashback che vedono coprotagonista la Bergamasco. La sceneggiatura, firmata da Battiato e dal suo abituale collaboratore Manlio Sgalambro, vuole evitare una lettura didascalica della vita del musicista tedesco. Nel film, Fabrizio Gifuni veste i panni di un collega della Bergamasco. Michela Cescon, Chiara Muti e Lucia Sardo sono invece presenti in alcuni camei.
Un ruolo impegnativo diretta da un cantautore-regista: è una sua scelta o è frutto di un volto da attrice di Bergman?
«L’uno e l’altro. Le situazioni si creano perché le si vuole far succedere. Desidero interpretare questi ruoli in accordo con la mia fisicità che suscita nei registi un certo tipo di attenzione».
Non pensa di risentire troppo dell’impostazione data alla voce come strumento, concetto nato dall'esperienza teatrale con Carmelo Bene?
«Quella con Bene è stata un’esperienza sulla vocalità, mentre nel linguaggio della Bachmann la parola è scelta nelle viscere. La lingua utilizzata è scarna, incandescente, scelta con ostinazione senza lasciare nulla al caso».
In Musikanten, il suo ruolo si confà al suo passato di diplomata al Conservatorio?
« Il mio personaggio è una donna che ha un ricordo che non sa interpretare, ma che riaffiorerà nell’incontro con uno sciamano, rammentando l’altra vita che ha vissuto e che coincide con gli ultimi anni di vita di Beethoven. Non interpreto una musicista, ma suono il fortepiano sotto le mentite spoglie di un nobile amico di Beethoven».
La presenza di suo marito, Fabrizio Gifuni, è stata, immagino, rassicurante.
«Sono felice che Fabrizio abbia interpretato il ruolo di un mio collega, presentatore e coautore di un programma culturale, perché ho grande stima di lui, abbiamo condiviso un’esperienza creativa e originale».
Sta scrivendo poesie ispirate dalla nuova vita che porta in grembo, così come è accaduto per la sua prima figlia, Valeria?
«Spero venga pubblicata presto Pesciolino una filastrocca che ho inventato per Valeria, con colonna sonora il battito del suo cuore arrangiato da Mauro Cardi.

Mentre con il pittore Giancarlo Savino abbiamo ideato un giocattolo, un pesciolino che in sette parti racconta la filastrocca».

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