Benzina record sul mercato europeo

Laura Verlicchi

da Milano

Nuova fiammata dei prezzi della benzina. In meno di 24 ore le quotazioni Platt’s sul mercato di riferimento europeo della materia prima sono aumentate di 106 dollari a tonnellata, portando il prezzo a 750 dollari, nuovo record assoluto. Il rincaro, legato alle conseguenze che l’uragano Katrina sta provocando sul mercato americano della raffinazione, si potrebbe tradurre in una nuova stangata per gli automobilisti italiani. Le compagnie petrolifere potrebbero infatti decidere un aumento fino a 10 centesimi al litro dei prezzi alla pompa e la “verde” si spingerebbe ben oltre gli 1,3 euro al litro, ovvero sopra le vecchie 2.535 lire.
Ma il governo sarebbe pronto a tagliare le tasse sui carburanti. Lo scrive il settimanale Panorama che, nel numero in edicola oggi, anticipa il parere conclusivo della task force contro il caro-energia guidata dal sottosegretario Mario Valducci. Il meccanismo per il taglio delle accise consisterebbe nel fissare un tetto massimo per il gettito fiscale sulla base di un prezzo-standard del barile attorno a 50-55 dollari, oltre il quale ogni ulteriore aumento non comporterà nuove tasse. Il viceministro all'economia, Giuseppe Vegas, ha però dichiarato che la diminuzione delle accise è un «argomento ancora non in discussione». Il parere sarà presentato all’inizio della prossima settimana al ministro per le Attività produttive, Claudio Scajola, che dovrà concordare con il collega dell’Economia, Domenico Siniscalco, il livello “limite” delle entrate, prima di presentare il progetto finale sui tagli fiscali in uno dei prossimi Consigli dei ministri.
Contro il caro-pieno, il ministero delle Attività produttive pensa anche al rilancio della vendita di benzina e gasolio nei supermercati e alla razionalizzazione della rete di distribuzione. «La legge Bersani che liberalizza la distribuzione dei carburanti troppo spesso non viene applicata - afferma il viceministro Adolfo Urso -. C’è poi il problema della rete di vendita, ancora troppo frammentata: e qui entra in gioco anche la competenza delle Regioni».
Una proposta che non convince i gestori degli impianti di distribuzione. «Il viceministro Urso dimentica che il problema non è dove la benzina si vende - replica il segretario generale del Fegica, Roberto Di Vincenzo - ma quanto costa. Come abbiamo già illustrato alla commissione ministeriale, il prezzo industriale della benzina, al netto delle accise e dell’acquisto della materia prima, è invariato dal gennaio 2000. La nostra proposta, e non da oggi, è allora quella di applicare un sistema “a bilancia”: se sale il prezzo della materia prima, come sta accadendo ora, devono scendere le accise, e viceversa. Il governo potrebbe anche decidere di tornare ai prezzi sorvegliati dei carburanti. Se poi gli ipermercati non aprono pompe di benzina, evidentemente è perché non gli conviene».
Anche le associazioni dei consumatori intervengono sul caro-barile. In una nota, l’Adoc chiede «interventi immediati del governo per la riduzione delle accise e dell’Iva.

Tanto - dice il presidente Carlo Pileri - il gettito resterà invariato. Il taglio compenserebbe l’ormai inevitabile riduzione dei consumi. La nostra proposta è di eliminare il monopolio delle compagnie petrolifere nel settore della distribuzione», conclude Pileri.

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