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Il bio-olio si ottiene dalle alghe

Il Cane a sei zampe avvia un impianto di nuova generazione

Valter Pagliarulo

Gli investimenti di Eni nell'economia circolare e nella ricerca di soluzioni energetiche sostenibili si traduce in numerose applicazioni pratiche. Una delle più interessanti riguarda l'avvio di un impianto sperimentale di nuova generazione di biofissazione intensificata della CO2 per la produzione di bio-olio algale.

Si tratta di uno dei primi esempi a livello mondiale di applicazione di questa tecnologia nel settore Oil&Gas. Il progetto applica concretamente il modello Eni di società dell'energia pienamente integrata e consente di raggiungere simultaneamente vari obiettivi di sostenibilità (i Sustainable Development Goals fissati dall'Onu): decarbonizzazione e valorizzazione della CO2 in prodotti alimentari; utilizzo di energia rinnovabile; protezione e valorizzazione dell'acqua. In aggiunta, i guadagni ottenuti dalla vendita di biomassa consentono di rendere commercialmente sostenibile l'applicazione tecnologica.

L'impianto sperimentale, a regime, ha capacità di cattura pari a circa 80 tonnellate l'anno di anidride carbonica ed è in grado di produrre circa 20-40 tonnellate l'anno di farina algale da cui viene prodotto il bio-olio. In ottica di sostenibilità ambientale l'applicazione della tecnologia consentirà di offrire nuove opportunità di lavoro e crescita industriale a carattere «bio». La produzione è, infatti, classificabile come agricoltura innovativa di precisione.

Ma come funziona questa produzione innovativa? Il processo si compone di pochi e semplici passaggi. Tutto parte dall'energia solare: i concentratori che si trovano sul tetto dell'impianto concentrano i raggi del Sole nelle fibre ottiche e l'energia luminosa così concentrata viene condotta all'interno di 14 fotobioreattori che sono serbatoi cilindrici alti 5 metri e collocati sotto i concentratori solari. All'interno dei cilindri le microalghe ricevono l'energia e crescono in acqua salata, fissando la CO2 separata dal gas proveniente dai pozzi del Centro Oli Eni. Successivamente l'acqua viene recuperata e purificata mentre la componente algale viene raccolta ed essiccata. Dalla farina dell'alga si estrae un olio che potrà alimentare le bioraffinerie di Eni, al posto della carica attuale, costituita da olio di palma.

Il bio-olio prodotto è di tipo «advanced», ovvero non è in competizione con le coltivazioni agricole per uso alimentare.

Il progetto si caratterizza, inoltre, per la completa circolarità dell'impianto, che non produce rifiuti e purifica e recupera l'acqua.

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