Blair: «Non ci lasciamo intimidire, vinceremo»

I leader del summit di Gleneagles compatti alle spalle del leader britannico

Blair: «Non ci lasciamo intimidire, vinceremo»

Fabrizio de Feo

nostro inviato a Gleneagles (Scozia)

«Lascio il G8 per andare nella City. Ma il summit non verrà sospeso: i terroristi non avranno mai la meglio». L’onda emotiva degli attentati londinesi irrompe nell’agenda di Gleneagles e solleva immediata la voce di una possibile sospensione dei lavori. Una ipotesi, quella di una cancellazione senza precedenti del vertice, che nel giro di pochi minuti viene smentita con fermezza dalla delegazione inglese. E scacciata definitivamente da Tony Blair. È mezzogiorno quando il premier britannico convoca le telecamere nel recinto presidiato dell’albergo degli otto grandi e rivolge un drammatico appello televisivo a una nazione sotto choc. La voce incrinata dall’emozione e il viso tirato contrastano con il sorriso radioso che campeggiava sul suo volto soltanto ventiquattro ore prima, subito dopo la notizia dell’assegnazione a Londra dei Giochi Olimpici del 2012.
Il presidente di turno del G8 ora ha un compito ben più difficile: deve parlare alla nazione, far sentire la voce della Gran Bretagna sotto attacco, trasmettere la prima scossa emotiva a un popolo diventato improvvisamente un bersaglio. Un compito che Blair assolve senza nascondersi dietro cortine fumogene o formule prudenziali: Londra, dopo New York e Madrid, è stata ferita al cuore dal terrorismo. Bisogna guardare in faccia la realtà e rialzarsi. Per questo Blair indossa la corazza del condottiero, parla al cuore della sua gente. Alle sue spalle compatti, in silenzio, il volto teso, i leader del G8, i rappresentanti della massime organizzazioni internazionali e i presidenti delle altre potenze invitate a Gleneagles, dal Brasile alla Cina. Alla destra di Blair, Bush; alla sinistra Chirac. L’immagine è forte: il mondo è compatto nella condanna al terrorismo.
E chiamato a fronteggiare la crisi più drammatica da quando è entrato a Downing Street, Tony tira fuori l’orgoglio, guardando con aria di sfida i terroristi come a costruire una diga ben visibile contro ogni possibile cedimento. «Si è trattato di attacchi terroristici e ci sono molti morti, ai quali vanno i pensieri e le preghiere mie e del governo - esordisce -. In un paio d’ore lascerò il G8 per essere vicino alla nazione ma tornerò in Scozia per sera». Scosso, preoccupato ma determinato a dettare parole di cordoglio, forza e conforto, Blair ribadisce: «Qualunque cosa faranno non riusciranno mai a distruggere quello che amiamo di questo Paese». Per Blair è evidente il desiderio degli attentatori di colpire «in coincidenza con l’avvio del G8. Trovo particolarmente barbaro che questo attentato venga compiuto mentre siamo qui riuniti a cercare di aiutare l’Africa e a risolvere i problemi del clima». Il messaggio è chiaro: è il G8 l’edificio democratico che i terroristi vogliono smantellare. Per questo non bisogna interrompere il vertice, tanto più mentre si parla di temi la cui attualità è esaltata dai fatti di Londra: l’esame della situazione in Iran, in Corea del Nord e in Medio Oriente, ma anche la lotta contro il terrorismo, i problemi della sicurezza. Materie su cui ci si aspetta che il Vertice prenda posizione per dare corpo all’affermazione di Blair secondo cui «la determinazione a difendere il nostro modo di vita è più forte dei terroristi».
Parole che in serata, da Londra, il premier britannico ribadisce con ancora più forza: «Non ci faremo dividere, non ci faremo intimorire. Attraverso il terrore cercano di imporre i loro valori e noi dobbiamo dimostrare i nostri. Loro uccidono gente per spaventarci e fermarci. Ma non devono vincere e non vinceranno. Con una forza calma esprimeremo i nostri valori, che resisteranno sempre più a lungo dei loro».

Il tutto corredato da un auspicio sull’esito dell’indagine: «Sono convinto che riusciremo ad assicurare i responsabili alla giustizia. Polizia e servizi sono già al lavoro». E senza accendere caccia alle streghe: «I terroristi parlano di Islam ma la stragrande maggioranza dei musulmani è gente per bene».

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