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In Borsa al riparo dal fattore Suez

Bene i bond legati all’inflazione. Focus su energia, assicurazioni e materie prime

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La crisi del Mar Rosso ha acceso un altro segnale di allarme sul pannello di controllo delle Borse. Gli attacchi degli Houthi alle navi che percorrono il canale di Suez ha infatti costretto molte portacontainer e petroliere a fare rotta verso il Capo di Buona Speranza, aggiungendo migliaia di miglia ai viaggi, con l’esito di far esplodere i costi delle spedizioni e di rischiare di provocare uno choc nell’offerta delle merci. Un cockail che potrebbe sia riaccendere l’inflazione e quindi far naufragare l’atteso taglio dei tassi da parte di Fed e Bce sia tradursi in una recessione. Vediamo allora come difendere i propri investimenti e quali potrebbero invece essere le occasioni da cogliere. Il tutto utilizzando i fondi di investimento e gli Etf, così da ridurre il più possibile i rischi grazie alla diversificazione.

LA FIAMMATA DEI PREZZI

L’impatto più temuto della crisi in atto è sul costo della vita. Può, quindi, tornare utile proteggersi puntando sui bond inflation link (come Btp Italia e Btpei) che si «rivalutano» in funzione dei prezzi al consumo: se questi tendono a salire, cresce anche la loro cedola. Meglio, tuttavia, prediligere i titoli con scadenza 3-5 anni. Interessanti poi i «Tips», i buoni del Tesoro Usa collegati al carovita americano: offrono un rendimento superiore e sono denominati in dollari. Un potenziale vantaggio, perché il biglietto verde tende a rivalutarsi nei momenti di tensione. Un ulteriore scudo è poi offerto dall’oro che, oltre a essere il bene rifugio per antonomasia, secondo gli analisti è destinato ad apprezzarsi ancora.

BOND PIÙ GENEROSI

Al momento le obbligazioni societarie non hanno subito scossoni. Anzi Goldman Sachs prevede che gli spread sui corporate bond di alta qualità (investment grade) scenderanno di 17 punti base a quota 135.

Questo permetterà ai sottoscrittori di strappare sia le cedole (4% circa) sia un altro mezzo punto di rivalutazione sul fronte dei prezzi. Nel caso degli high yield in euro, invece, sono attesi prezzi stabili e cedole al 6 per cento.

LE AZIONI? MEGLIO A RATE

Complice il rally di fine 2023, le Borse rischiano tuttavia una correzione nel breve periodo. A dettare la traiettoria dei listini, oltre alle banche centrali, saranno comunque le trimestrali delle grandi aziende.

Una strategia efficace potrebbe quindi essere impegnarsi in alcuni versamenti periodici tramite i «Piani di accumulo» (Pac). Perché consentono di spalmare gli acquisti in più momenti, abbassando così il valore medio di carico.

I SETTORI FAVORITI

L’accresciuto rischio pirateria e le incertezze del commercio via mare stanno facendo salire il costo delle polizze per le compagnie di navigazione. Il titoli del settore assicurativo potrebbero quindi beneficiare della situazione in corso. Ben impostato appare poi il comparto dell’energia, viste le generalizzate tensioni sui corsi del petrolio per una possibile recrudescenza della crisi in Medio Oriente, dove viene estratto la gran parte del greggio che raggiunge il Vecchio continente.

Non è escluso che il barile possa tornare in prospettiva verso i 90-100 dollari. Inoltre, le compagnie petrolifere europee trattano con un livello di prezzo/utili di sei (meno della metà della media dell’azionario Europa) e pagano dividendi tra il 5 e il 7%. Passando dalle azioni alle materie prime, oltre al greggio sono da seguire i cereali. Il 14,6% dell’import mondiale di prodotti cerealicoli passa infatti da Suez, e altrettanto per i fertilizzanti usati in agricoltura.

La prospettiva di un generalizzato aumento dei prezzi delle materie prime agricole è insomma concreto.

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