da Milano
«Le trame erano piuttosto scialbe, ma i giapponesi le avevano sceneggiate in modo spettacolare». Bruno Bozzetto se ne intende. È il più famoso creatore di cartoni animati in Italia, autore di tanti filmati di Carosello, ma anche sperimentatore di nuove tecniche di animazione: nel 1991 è stato nominato al premio Oscar per il cortometraggio animato Cavallette. Oggi ha 70 anni e ricorda perfettamente i suoi figli incollati alla televisione, a bocca aperta davanti ai nuovi eroi made in Japan. «I combattimenti di Goldrake venivano inquadrati dallalto, dal basso, da sotto lascella del mostro, da in mezzo alle gambe del robot, proprio come accade nei fumetti. La tecnica si rivelò efficacissima. I nostri bambini, trentanni fa, erano abituati alle inquadrature fisse degli Antenati di Hanna & Barbera, perciò rimanevano incantati guardando Heidi, Ufo Robot e le altre anime che da allora divennero un appuntamento fisso del pomeriggio. Si è formata così unintera generazione di disegnatori italiani assai influenzata dallo stile giapponese». Anche le sigle erano importantissime. «Fondamentali, ma non solo per la Tv dei ragazzi. Allepoca le sigle godevano di unaltissima considerazione. Erano lunico elemento fisso, riconoscibile dei programmi, quello che non cambiava mai e che quindi restava più impresso nei telespettatori. Venivano composte con cura maniacale». Oggi i cartoni animati sono molto cambiati: «Heidi e Ufo Robot erano semplici, essenziali. Adesso i disegni sono più raffinati e realistici, anche quando sviluppano trame fantasiose». E nonostante i cartoni giapponesi siano ancora protagonisti nella gran parte del palinsesto dedicato ai più piccoli, la nuova rivoluzione sembra arrivare dallAmerica. «Lha fatta Matt Groening creando i Simpson, poi si sono aggiunti i Griffin e South Park.
Bozzetto: «Che rivoluzione Portarono da noi tecniche spettacolari»
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