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Un brianzolo seduce Venezia. Tutto merito di Casanova

L'imprenditore ha aperto il primo museo dedicato al libertino. La sala simbolo è la camera da letto con drappeggi e damaschi

Un brianzolo seduce Venezia. Tutto merito di Casanova

Chi ruma catta oss, dicono in Veneto: chi cerca trova. E il nuovo tesoro di Venezia lo ha scoperto il forestiero' Carlo Luigi Parodi, 48 anni, brianzolo, studi di Economia all'Università Cattolica di Milano, attività di consulenza d'affari a Londra e ora fondatore del primo museo dedicato a Giacomo Casanova, il più famoso libertino di sempre.

Ha aperto i battenti il 2 aprile non molto lontano dal Canal Grande, a Cannaregio, nel palazzo gotico Ca' Pesaro Papafava, affacciato su un angolo incantato del Canale della Misericordia con quelle finestre quadriformi che basta uno sguardo a farti immaginare come deve essere stata la Serenissima nel Settecento. Il Casanova Museum & Experience (aperto tutti i giorni, dalle 10 alle 20, calle della Rachetta 3764, ingresso: 13 euro) nasce a 220 anni dalla morte di Casanova e diventerà la «nuova ossessione veneziana» dei turisti. Va ora spiegato come è stato possibile che un manager lombardo abbia sfilato agli accorti veneziani l'idea di dedicare un museo a uno dei loro concittadini più famosi. Per farlo, bisogna andare indietro di un paio di decenni, quando a Carlo Luigi Parodi, famiglia titolare di una società di produzione di mobili («classica storia brianzola», scherza), casa propria va stretta. A vent'anni Parodi è già in Cina, poi nelle Filippine: «Il mobilificio non mi stimolava più: mi sono preso un anno sabbatico per capire che cosa fare. Convinto che il nostro made in Italy fosse un valore aggiunto da promuovere in diversi settori all'estero, mi sono buttato sul vino, sulle bollicine in particolare», racconta.

Nel 2014 fonda una società che si occupa della vendita e della distribuzione di vini di alta gamma e sceglie Londra come quartier generale («perché il mercato che consuma di più e mi sono detto: se ho successo lì, dove c'è molta concorrenza, lo avrò ovunque»). Il brand di punta della società? Il Prosecco Casanova. «Di prosecchi al mondo ce ne sono tantissimi: cercavo per la mia etichetta un nome non banale e al tempo stesso di immediato effetto per gli stranieri. Giacomo Casanova, poi, è una mia grande passione da sempre», confessa.

Libertino come lui? «Le prodezze amorose sono solo uno dei suoi talenti: Casanova è stato molto di più di un gran seduttore. Era uno scrittore, un filosofo, un musicista, un alchimista avventuroso, un personaggio colto e cosmopolita, una spia, una personalità modernissima, che incarnava appieno lo spirito del suo tempo», risponde Parodi. Ma, come recita il proverbio, nemo propheta in patria. «Con sorpresa ho scoperto che non esisteva alcun museo su Giacomo Casanova a Venezia. Non è incredibile?», si domanda l'imprenditore. L'intuizione di colmare la lacuna arriva un paio di anni fa, mentre Parodi osserva carovane di turisti (giapponesi, coreani, americani) pronte a macinare chilometri pur di raggiungere la defilata casa natale di Casanova, in Calle Malipiero: «Venivano lì solo per farsi un selfie davanti a una targhetta su un muro: non c'era molto altro. Che cosa sarebbe successo, mi sono detto, se avessero avuto a disposizione un museo ben fatto su questo personaggio così intrigante?», continua Parodi.

In due anni - con 300mila euro di investimenti e una buona dose di pazienza perché la burocrazia veneziana, complice la precaria condizione degli antichi palazzi, è sfinente ogni qualvolta si vogliano apportare cambiamenti Carlo Luigi Parodi riesce a realizzare ciò che in duecento anni non è venuto in mente a nessun veneziano: celebrare il mito di Casanova in grande stile.

Il museo (direzione ad Andrea Cosentino, coadiuvato dal professor Silvio Calzolari, con una fondazione al suo interno impegnata anche nella ricerca storico-artistica sul Settecento veneziano) si estende su 400 metri quadrati al secondo piano nobile del palazzo, ma non si limita a mettere in mostra cimeli storici in polverose bacheche. È stato concepito come experience, la nuova frontiera museale. È fatto di ambienti multisensoriali dove immergere letteralmente i visitatori per un viaggio nel tempo e nello spazio che rende la fruizione di contenuti storici molto più coinvolgente e accattivante rispetto alle visite tradizionali.

Nel Casanova Museum l'allestimento, scandito in 6 diverse stanze e concepito per una visita guidata in piccoli gruppi (una ventina di persone per volta) di 45 minuti di durata, propone scenografie virtuali ma storicamente rigorose, realizzate partendo dai documenti del tempo e dalle autentiche lettere di Casanova: «Sarà come avventurarsi in quegli ambienti settecenteschi da lui frequentati e dialogare di questioni filosofiche con Voltaire, di intrighi politici con Madame Pompadour oppure rimanere in ascolto di un'opera di Wolfgang Amadeus Mozart: sono stati tutti personaggi in stretto contatto con il nostro Casanova», dice Parodi. Varcata la soglie del museo, si entra letteralmente in quell'epoca grazie a proiezioni avvolgenti e a un audio ambientale che proietta il visitatore dentro la conversazione tra il libertino e i suoi amici (e le sue amanti). Si avrà poi la sensazione di calzare i panni di Casanova grazie a speciali occhiali 3D perché la visita del museo è un continuo viaggio tra oggetti reali e la loro animazione virtuale. La sala simbolo? La camera da letto, ça va sans dire, un'alcova settecentesca con drappeggi damascati che celebra il mito per cui Casanova è noto ovunque.

Chi ruma catta oss dicono in Veneto, ma Parodi precisa che non ha dovuto neanche faticare troppo: «In Italia abbiamo tutto: non dobbiamo cercare altrove la materia su cui lavorare, dobbiamo solo valorizzare ciò che già c'è», conclude. Gli amici lo considerano un mecenate illuminato, ma quando al telefono parliamo di numeri si capisce che sa ciò che sta facendo.

Accanto alla viscerale e sincera passione per Giacomo Casanova, c'è il fiuto per gli affari: «Se le statistiche sono state fatte correttamente, recupereremo l'investimento in un anno», dice. Con 15milioni di visitatori annui che approdano nelle calli per raggiungere San Marco, il nuovo museo potrebbe intercettarne 60mila.

Giacomo Casanova è un buon affare per Venezia: ci voleva un brianzolo per scoprirlo.

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