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La brugola è merito di nonno Egidio Dalla Ford il primo grande ordine

Il brevetto arrivò nel 1945 e la paternità dell'invenzione venne sancita nel 1975. L'impiego nei mobili e negli elettrodomestici

Enrico Boschivi

Tre generazioni di Brugola: Egidio, Giannantonio, Egidio, detto Jody. Il fondatore, il consolidatore e l'uomo delle nuove visioni strategiche. Il nonno, classe 1901, dopo essersi fatto le ossa nelle officine meccaniche della Brianza, con i soldi provenienti da una bottega della madre avvia il suo primo investimento in un'attrezzeria a Lissone. Fabbricava viti, rondelle, «grani», delle speciali viti con due estremità. Nel 1926 fu lui, primo nel mondo, a inventare la vite con incavo esagonale, che si maneggia non con un cacciavite ma con una chiave apposita, anch'essa poi chiamata brugola. Nel 1910 un americano, tale Allen, aveva creato la vite con dado esagonale esterno, ma i vantaggi della brugola sono evidenti: serraggio più stretto e sicuro, maggiore maneggevolezza nell'avvitamento, scomparsa della testa nella superficie. Il successo fu immediato e nel 1927 iniziò la produzione in serie, grazie a torni automatici per quell'epoca all'avanguardia. «Il nonno racconta oggi il nipote che ne porta il nome era un genio. Il suo titolo di studio era la quinta elementare, ma parlava la lingua degli ingegneri e spesso ne sapeva più di loro. Era un artista pieno di passione, inventava pezzi complicati per il puro piacere di creare». Il brevetto della vite a incavo esagonale, quella che oggi tutti chiamano brugola, arrivò successivamente, solo nel 1945, quando il successo era già consolidato; la paternità dell'invenzione fu poi confermata nel 1975.

Egidio morì a 58 anni all'isola d'Elba, durante una (rara) vacanza. «Morì perché mancava una bombola d'ossigeno. Era al terzo infarto», racconta Jody. Il figlio Giannantonio aveva 16 anni ed era ancora troppo giovane. La nonna per cinque anni seppe traghettare l'azienda, garantendo la continuità in attesa del passaggio generazionale, che avvenne nel 1964: Giannantonio assunse la presidenza a 21 anni e rimase alla guida dell'azienda per 51 anni ininterrotti. Se Egidio l'inventore, il creativo aveva messo a punto il prodotto, Giannantonio capì che bisognava passare dalla nicchia alla serie, dall'officina alla fabbrica. I tempi, del resto, erano di grande sviluppo economico, e la vite a incavo s'impose presto nell'industria degli elettrodomestici, in quella dei mobili, in quella dell'automobile. Giannantonio, nella sua lunga vita aziendale, aggiunse al patrimonio anche un proprio brevetto, quello della vite Polydrive, concettualmente figlia della brugola, ma con un sistema di serraggio più complesso. Il brevetto suscitò una disputa legale con l'altro grande produttore mondiale, la tedesca Kamax. Passarono alcuni lunghi anni di carte bollate, ma alla fine i tribunali riconobbero la paternità «made in Lissone».

Una data storica è anche il 1994: da quell'anno tutta la produzione di viti Oeb è destinata al mondo dell'automobile e il primo grande cliente è stata la Ford. Il settore dell'automotive è esigente perché le vibrazioni del motore mettono alla prova la tenuta delle viti e la qualità dev'essere perfetta. Nel 2011 alla guida arriva Egidio junior, Jody, oggi 37enne.

Dal primo giorno s'impegna nel consolidamento dell'azienda: riesce a superare una pesante crisi finanziaria, aumenta ricavi e profitti e apre uno stabilimento negli Stati Uniti, una grande svolta nell'assetto produttivo delle Officine Egidio Brugola.

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