Le bugie di Alfano sulle quote fanno ridere Francia e Germania

Il ministro dell'Interno: «Mai proposti permessi provvisori ai migranti». Ma i colleghi lo sbeffeggiano. E una nave tedesca scarica sulle coste calabresi altri 544 disperati

Roma La diplomazia è fatta di parole, ma anche di sorrisetti. E ieri, a Lussemburgo, tutti hanno potuto vedere quelli striscianti, d'ironia e d'intesa, che si sono scambiati i due ministri dell'Interno francese e tedesco, alle spalle di Angelino Alfano che dichiarava: «Non abbiamo proposto il permesso provvisorio per gli immigrati, non abbiamo formulato alcuna proposta ufficiale. Si è trattato di indiscrezioni giornalistiche».

Un flash e subito torna alla mente il sorriso deridente del 2011 scappato alla Cancelliera tedesca Angela Merkel e al presidente francese Nicolas Sarkozy, sentendosi chiedere se l'allora premier Silvio Berlusconi li aveva rassicurati sui provvedimenti contro la crisi.

Quello dei ministri Bernard Cazeneuve e Thomas de Maizière non è stato così plateale, ma più sottile e discreto. Però, c'è da sospettare, rivela sempre il solito atteggiamento franco-tedesco verso l'Italia, considerata alleata minore e molto discola, da tenere sotto controllo. In questo caso, forse, facendole rimangiare in pubblico ciò che era stato sventatatamente proposto in camera caritatis.

L'impressione, insomma, è che il nostro ministro non abbia fatto un figurone a Lussemburgo, ma abbia incassato un aut aut dai grandi d'Europa.

Dicevamo delle parole, oltre ai sorrisi. Ci sono quelle che volano e quelle che pesano. «Abbiamo ottenuto cose molto positive», assicura Alfano, dopo il Consiglio Ue sull'immigrazione. Ma sono i due colleghi di Francia e Germania che pronunciano le parole-chiave: niente «solidarietà» senza «responsabilità».Tradotto:l'Ue pretende garanzie dall'Italia, accomunata alla Grecia, per accogliere quote di rifugiati e queste sono i cosiddetti hotspot , per esaminare le richieste d'asilo e i rimpatri per gli immigrati in cerca di casa e di lavoro che non ne hanno diritto.

Alfano annuncia trionfalisticamente: «Abbiamo chiesto ed ottenuto che le quote siano vincolanti per tutti e per la prima volta si è affrontato il tema del superamento di Dublino». E insieme de Maizière e Cazeneuve presentano il loro compromesso: «Siamo disposti a lavorare per una distribuzione in Europa, ma riguarda i richiedenti asilo e non i migranti economici, che dovrebbero restare in Italia e Grecia e da lì essere rinviati ai loro Paesi d'origine, con l'aiuto europeo». Angelino riassume il principio che ha dovuto condividere come una sua idea: «Chi non ha diritto all'asilo dev' essere rimpatriato, questa è la chiave di volta del sistema».

Quindi, per ora gli accordi di Dublino si rispettano e sull'Italia rimane il peso maggiore dell'onda migratoria. A cominciare dalla Sicilia, diventerà una terra di hub dove dividere chi è in fuga dalla guerra e può entrare in Europa da chi è « solo» in fuga dalla povertà e troverà le porte chiuse. É un modo per ridurre i numeri di quelli che affluiranno in Europa, ma come mettere in pratica il piano e inventarsi gli hotspot è affar nostro.

Alfano, però, parla di «buon clima», di «significative aperture», di successo personale. Ma aggiunge che sui numeri dei profughi che ogni Stato Ue dovrà accogliere «occorre discutere ancora», nel prossimo consiglio dei capi di Stato e di governo. Si punta a definire l'accordo sulle quote per fine luglio ma per il ministro tedesco de Maizière è ancora lontano.

Già si vede il clima di solidarietà degli altri Paesi, con Francia e Austria che chiudono le frontiere, la Spagna che non vuole nuovi arrivi, la Gran Bretagna che ne resta fuori e la Germania che mette i paletti.

Mentre a Ventimiglia vengono sgomberati con la forza gli immigrati che volevano entrare in Francia («Lavoriamo insieme - spiega Alfano - per evitare che ciò che è successo torni a ripetersi»), una nave militare tedesca scarica a Reggio Calabria 544 migranti e una irlandese ne porta a Catania altri 467 soccorsi nel Canale di Sicilia.

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