«C'è un'isola virtuosa e vince con la qualità»

«Basta pensare alla Sardegna soltanto come un sinonimo di crisi. C'è anche un cuore che pulsa di idee vincenti, di innovazione e di tecnologia all'avanguardia». Il vice presidente della Regione e assessore al Bilancio, Giorgio La Spisa, valorizza la società che si rimbocca le maniche, che produce e si inventa nuove formule di impiego come nel settore agroalimentare.
Ci parli della Sardegna virtuosa assessore.
«A Macomer hanno messo su un'azienda che confeziona panini con pane carasau ripieni di salsicce sarde e pecorino. E distribuiscono ovunque. A Orgosolo, nel cuore della Barbagia, 19 produttori di vino producono un ottimo Cannonau con un'accattivante etichetta a soffietto chiusa con un filo di seta prodotta localmente».
Strategie all'insegna del marchio locale.
«Esatto. Il percorso vincente è caratterizzare i prodotti con il marchio Sardegna. E migliorare la qualità delle produzioni primarie. Per fortuna alcuni imprenditori hanno più fiducia nelle loro capacità e non si produce più solo pecorino romano o vino da taglio».
Però le aree di crisi profonda ci sono ancora.
«In alcune situazioni dove l'agricoltura è portata avanti con vecchi sistemi e le industrie sono antiquate. Ma agli inizi dell'anno scatteranno sostegni per tutte queste aree di crisi».
E come pensate di smistare i fondi?
«Faremo interventi personalizzati per sviluppare filiere produttive da Porto Torres fino ad Alghero. Cinquanta milioni andranno alle zone di Macomer, Ottana, Nuoro, Siniscola. Anche nella Maddalena, in crisi dopo il disastro delle opere incompiute del G8, sono destinati oltre 13 milioni per realizzare piccole infrastrutture anche nel settore della cantieristica nautica».
Lei parla molto di innovazione.
«In Sardegna sono esplosi laboratori e piccole imprese grazie alle iniziative dei giovani e al sostegno regionale. E anche nel 2013 ci saranno contributi consistenti per chi fa ricerca di alto livello. Attualmente alcuni nostri ricercatori nell'Ogliastra ricevono persino fondi americani per ProgeNia, uno studio sulle varianti genetiche della popolazione locale».
Qual è la spina del fianco del 2013?
«Mi preoccupano la modernizzazione e semplificazione dell'apparato pubblico. Deve cambiare tutta la Pa e non solo in Sardegna».
Ci sono ancora troppe lungaggini?
«Certamente e si potrebbero eliminare a costo zero. Per esempio, la regione si impegna a dare incentivi nelle aree di crisi, l'imprenditore ci crede, investe e vede il sostegno regionale dopo due anni perché la burocrazia rallenta tutto. Così l'incentivo non serve più».
Ma non è colpa anche di chi gestisce le pratiche?
«Sicuramente bisogna cambiare la mentalità dei dipendenti pubblici. E qui spero che ci sia un contagio. Molti sardi, tornati dopo aver fatto esperienza all'estero o al Nord, stanno sciogliendo il ghiaccio di una mentalità remissiva, lamentosa.

Insomma, noi dobbiamo chiedere, ma anche tirarci su le maniche per cambiare».

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