Calcio

Il caso Dimarco e le "regole non scritte" tra ultras: cosa è successo davvero a San Siro

Le polemiche e le minacce al giocatore dell'Inter dopo il coro incriminato hanno aperto uno squarcio nel mondo delle regole non scritte che regolano i rapporti tra le due tifoserie. Una pace che dura da 40 anni che avrebbe alla base interessi molto concreti

Il caso Dimarco e le "regole non scritte" tra ultras: cosa è successo davvero a San Siro
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Alle volte episodi incresciosi riescono ad aprire uno squarcio in un mondo sconosciuto ai più, facendo luce su una serie di rapporti che vanno contro all’immagine che la società ha di chi dedica buona parte della sua vita alla squadra del cuore. Più che le polemiche relative al coro intonato da Dimarco dopo il trionfo nel derby di Champions, per una volta sono state le parole dei ‘pacieri’ a far sollevare più di un sopracciglio. L’universo che si nasconde dietro i cori, le coreografie delle curve di San Siro è molto più complesso di quanto si potesse immaginare. Cerchiamo quindi di capire quali siano le regole della passione, cosa fare e non fare nel catino più famoso d’Italia.

Dimarco, il coro e lo striscione

L’episodio è salito alle cronache già pochi minuti dopo il triplice fischio che ha segnato il passaggio dell’Inter alla finale di Istanbul, dove troverà il Manchester City di Pep Guardiola. Federico Dimarco, nato e cresciuto nelle giovanili nerazzurre, si è fatto trascinare dall’entusiasmo della tifoseria, prendendo un microfono in mano e cantando con la Curva Nord. I cori sono quelli più o meno conosciuti da tutti e il laterale dell’Inter li canta con trasporto. Quando però si lancia nel classico “chi non salta rossonero è”, aggiunge un paio di parole che fanno trasalire le tifoserie di entrambe le squadre meneghine: “milanista chiacchierone”. La reazione della curva rossonera a quelle che, fino a pochi mesi fa, erano le parole di uno dei cori più popolari tra gli adepti della Beneamata è stata furente. A parte la prevedibile tempesta sui social, c’è chi si è spinto ben oltre, affiggendo uno striscione minaccioso davanti alla casa del giocatore dell’Inter.

Foto striscione Dimarco Twitter

E qui la narrativa cambia decisamente di tono. Invece di un’escalation, la faccenda si risolve come non ti aspetti. Dimarco usa il suo profilo Instagram per offrire un ramo d’olivo alla tifoseria rivale. Il tono non è quello che ti aspetti da uno dei capipopolo della Nord. “Martedì sera dopo la partita mi sono lasciato andare a un momento di leggerezza. Volevo chiedere scusa a tutti i tifosi del Milan che si sono sentiti offesi”. La cosa che sorprende ancora di più è che la Sud, invece di infierire, non solo accetta le scuse, di fatto chiudendo l’incidente, ma addirittura sembra orgogliosa di difendere il ‘codice etico’ che regola i rapporti tra le due tifoserie. Sentire i rappresentanti di una delle curve più calde d’Italia vantarsi dello storico “patto di non belligeranza” con i rivali non è certo quel che ti aspetti. Dimarco, a quanto pare, avrebbe rischiato di far saltare un accordo vecchio di 40 anni, infrangendo una delle regole non scritte che regolano l’universo parallelo di San Siro.

Curva Nord Banda Bassotti

Un equilibrio delicato

La scena è quasi surreale: il rappresentante del Milan che si augura “di non assistere più a scene simili, da ambo le parti”, quello dell’Inter che, via social, non fa una piega e si impegna a ‘catechizzare’ il centrocampista nerazzurro di persona. Per fortuna di tutti coloro che non passano le loro domeniche in questo incredibile impianto, un altro capo ultras nerazzurro chiarisce le regole in vigore a San Siro in un video pubblicato sempre sulla pagina Instagram della Nord. Federico, a sentire lui, ha “esternato la sua felicità cantando dei cori che sono andati un po’ oltre il normale sfottò”. Prendere in giro i rivali va bene sempre ma certi cori sono off limits, per una “scelta politica”. La ragione? Sfottere la squadra va bene, ma non la curva: in questo caso “la curva del Milan ha tutte le ragioni per essersi arrabbiata e offesa su questa vicenda. Diciamo che si è andati un po' sopra le righe”.

La reprimenda nei confronti del proprio idolo va solo fino a un certo punto, visto che il capo tifoso conferma come la tifoseria interista sia chiaramente dalla sua parte. Gli ultras, però, hanno apprezzato il fatto che Dimarco, invece di irrigidirsi sulle sue posizioni, sia stato pronto ad ammettere l’errore, chiedendo scusa alla tifoseria milanista “per averla toccata nel vivo”. Il passaggio successivo è singolare, visto che sembra sentire parlare un diplomatico più che un leader di una curva: “quando si va a fare uno sfottò a una Curva, si rischia di andare a intaccare degli equilibri che sono delicati”.

Una desistenza sospetta

Nel video si scende poi nei dettagli degli equilibri che regolano i rapporti tra le tifoserie. “A Milano vige un patto di non belligeranza da più di 40 anni. Non siamo noi ad averlo stipulato, è qualcosa che si tramanda di generazione in generazione”. Tra le due tifoserie c'è rispetto, non amicizia, famiglie che hanno il fratello o la sorella nella curva rivale. Le curve rimangono rivali ma “Milano è una città piccola”, dove si condivide le stesse scuole e, magari, si instaurano amicizie oltre la barricata. La cosa importante è mantenere “un clima positivo”, evitare scontri per le strade, facili strumentalizzazioni. La vicenda Dimarco metteva a rischio questa lunga pace ed è servito l’intervento del giocatore e dei capi delle due curve per riportare la situazione alla normalità. “Ognuno va per la sua strada e per noi la questione è finita. Non c'è nessuna vendetta da fare, nessun problema tra il giocatore e la Curva Sud. Ci sono state delle scuse inerenti a un gesto che è stato sbagliato. Questo è quanto”.

Curva Sud Milan Udinese

Un clima fin troppo idilliaco, che però non ha fermato le indagini della Digos, che ha richiesto l’aiuto del dipartimento antiterrorismo, guidato dal procuratore Marcello Viola. L’attenzione degli inquirenti sarebbe concentrata per ora su chi ha messo lo striscione incriminato, privo di firma e si starebbe controllando il girato delle telecamere di sorveglianza. In realtà non è da ora che la procura ha puntato i riflettori sulle curve di San Siro. A sentire loro, dietro questo clima idilliaco ci sono ragioni decisamente meno nobili. Storiacce di mala che sembrano venire da un romanzo di Scerbanenco, infiltrazioni mafiose, rapporti col narcotraffico, persino morti sospette. Il patto di desistenza sarebbe quindi una pace armata, voluta e difesa anche con le maniere forti perché fa comodo a tutti mantenere la calma e continuare a spartirsi una torta milionaria. La storica Fossa dei Leoni, sciolta nel 2005, a sentire gli inquirenti portava a casa non meno di 4 milioni di euro all’anno.

Curva Sud Milan Interista

Per il momento si tratta solo di indiscrezioni ma sono molti a sospettare che dietro la strana pace a San Siro ci siano interessi molto concreti. A chi ama il calcio, lo spettacolo offerto dalle curve nel derby di Champions ha scaldato il cuore. Vorremmo davvero credere che le tifoserie si siano messe alle spalle gli anni bui degli scontri di strada e delle vendette incrociate. Per ora ci rallegriamo che questo incidente si sia risolto senza strascichi. Magari non sarà perfetta, ma questa strana alleanza ha reso San Siro uno stadio più vivibile.

Vederla riproposta anche in altri stadi sarebbe un segnale molto incoraggiante.

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