Calcio

La maledizione Champions, le vespe e la filosofia: 10 curiosità su Buffon

Dopo un quarto di secolo ai vertici, il portiere di Parma, Juve e della Nazionale ha deciso di appendere i guantoni al chiodo. Ripercorriamo le tappe della sua straordinaria carriera attraverso alcune delle curiosità meno conosciute

Ciao Gigi, 10 curiosità sulla carriera di Gianluigi Buffon
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La notizia era nell’aria da tempo ma, nel pomeriggio di martedì è arrivata la conferma tanto temuta: dopo una carriera inimitabile, Gianluigi Buffon ha deciso di appendere i guanti al chiodo. Quando il suo Parma inizierà la stagione di Serie B, non avrà più in porta lo storico guardiameta azzurro. Nonostante molti lo considerino il miglior portiere di sempre, alcune curiosità della lunga carriera del numero uno di Carrara sono poco conosciute. Ne approfittiamo per offrirvele e ricordare le tante, indimenticabili parate del portiere più influente degli ultimi trent’anni.

Lo sport nel sangue

Quando scese in campo al Tardini contro il Milan degli Invincibili, quel lontano 19 novembre 1995, il diciassettenne cresciuto nella Carrarese era un novellino ma veniva da una famiglia che sapeva bene cosa vuol dire vincere. Dopo aver negato la gioia del gol a gente come Roberto Baggio e George Weah, molti si ricordarono del cugino di suo nonno, l’ex portiere rossonero e dell’Italia Lorenzo Buffon. Gli appassionati di atletica, invece, conoscevano i suoi genitori: il padre Adriano da giovane aveva vinto i campionati italiani di lancio del peso mentre la madre Maria Stella ha mantenuto per ben 17 anni il record italiano di lancio del disco. Anche le sorelle hanno trovato il modo di farsi largo nello sport, giocando a pallavolo; Guendalina vinse anche la Champions del volley con Matera. Quando nasci in una famiglia del genere, competere è quasi un obbligo.

Buffon Juventus Verona 2019

Superman come N’Kono

I tifosi del Parma furono ben lieti di cogliere l’invito del portierone carrarese nel 1997 quando, dopo aver parato un rigore a Ronaldo il Fenomeno mostrò alla curva una maglietta di Superman. Il soprannome si è consolidato nel tempo, quando nel 1999 regalò un paio di grosse soddisfazioni ai tifosi ducali prima di salutare l’Emilia; nel giro di un mese fece aprire due volte la bacheca dei trofei, inserendoci la Coppa Italia e la Coppa Uefa, vinta schiantando l’Olympique Marsiglia 3-0 in finale. E pensare che, da giovane, Gianluigi giocava a centrocampo, forse per non far sorgere paragoni col famoso cugino. A fargli cambiare idea furono le imprese del portiere del Camerun Thomas N’Kono, eroe dei Leoni Indomabili da Spagna ‘82 ad Italia ‘90. La passione per il portiere africano è talmente grande che Gigi ha chiamato il primo figlio come lui. Il secondo, invece, ha il nome di un altro dei suoi idoli, l’istrionico cantante dei Van Halen David Lee Roth.

Tifava per il Gladbach

Quando nell’estate del 2001 diventò il portiere più costoso al mondo, passando alla Juventus per oltre 50 milioni di Euro, i tifosi bianconeri impararono presto ad apprezzare il talento e la determinazione del giovane guardiameta. Grazie a lui la Vecchia Signora tornò subito a vincere lo scudetto, iniziando uno dei periodi più fortunati della società torinese. Quello che i tifosi non sapevano è che il portiere aveva sempre avuto una simpatia per una squadra della Bundesliga, il Borussia Mönchengladbach.

In un’intervista rilasciata qualche anno fa, Gigi ammette che “quando ero un bambino non sapevo come pronunciare il nome della città. Ora va un po’ meglio ma non credo di aver imparato del tutto”. Nella stagione 2015/16, quando i bianconeri incrociarono “l’altro Borussia” in Champions League, Buffon regalò un paio dei suoi guantoni ai tifosi della curva. Visto che non si aspettavano niente del genere, i tifosi del Gladbach non avevano preparato niente. La società rimediò all’imbarazzante errore subito dopo, mandandogli una sciarpa con scritto sopra “una squadra tedesca”, un modo simpatico di ammettere che, in effetti, non è semplice pronunciare il nome della cittadina del Nord Reno-Westfalia.

Buffon Marotta 2018

La maledizione Champions

Nella sua lunga carriera Gianluigi Buffon si è tolto davvero tante soddisfazioni ma non è mai riuscito ad alzare al cielo la sua vera ossessione; la coppa dalle grandi orecchie. Dopo la sconfitta in finale nel 2017 contro il Real Madrid di Cristiano Ronaldo, Buffon si è preso un record poco piacevole: assieme all’ex compagno di squadra Paolo Montero è il giocatore che è apparso in più finali di Champions senza aver mai vinto, ben tre. La delusione più atroce, forse, è anche la sua partita più memorabile, la finale contro il Milan giocata all’Old Trafford, nella quale Buffon fece davvero di tutto per conquistare la coppa.

La sua parata incredibile su un tiro dalla breve distanza di Filippo Inzaghi e le due parate dagli undici metri non furono abbastanza. Magra consolazione, forse, ma quando riuscì a proteggere la sua porta nel dicembre 2020 al Camp Nou, riuscì ad entrare nella classifica dei migliori portieri di sempre in Champions: i suoi 52 clean sheet sono secondi solo ai 57 dell’amico e rivale Iker Casillas. Inclusa l’Europa League, il record di Buffon non è niente male: nelle 167 partite giocate, 87 vittorie e solo 38 sconfitte, mantenendo la porta inviolata per 68 volte. Sono sicuro che, però, il portierone toscano scambierebbe volentieri questi record per poter alzare al cielo quella maledetta coppa...

Buffon Messi 2020

Buffon il sentimentale

Nonostante abbia fatto più che abbastanza sul campo per meritarsi un posto nella classifica dei più grandi di sempre, molti dei tifosi delle squadre nelle quali ha giocato hanno apprezzato di più l’affetto che ha dimostrato nei loro confronti, con gesti piccoli e grandi molto significativi. I fan della Vecchia Signora non dimenticheranno mai come Buffon abbia deciso di rispettare il contratto con la società torinese nonostante la retrocessione in Serie B dopo il caso Calciopoli. Farlo quando ci sarebbe stata la fila di grandi squadre pronte a ricoprire d’oro il portiere campione del mondo è stato un gesto più che apprezzato.

Quando nel 2019 Buffon decise di tornare a Torino dopo la stagione passata a Parigi, non volle riprendere il numero 1 e la fascia da capitano: preferì tornare al 77, il numero che aveva portato nell’ultima stagione giocata a Parma. Il portiere della nazionale, poi, non ha mai dimenticato la sua città e la sua prima squadra, la Carrarese, della quale fu anche presidente dal 2012 al 2015. La scritta che ha sempre sui suoi guantoni, C.U.I.T, è la sigla del Commando Ultrà Indian Trips, storico gruppo di ultras della Carrarese fondato nel 1979. Quando poi, nell’estate del 2021, decise di tornare a Parma dopo la retrocessione in Serie B per aiutare la sua ex squadra a tornare nella massima divisione, anche i tifosi delle squadre rivali dovettero ammettere che gesti del genere non capitano tutti i giorni.

Buffon Parma rientro 2021

Quella strana paura delle vespe

Nella sua lunga carriera, molti dei suoi ex allenatori hanno parlato in termini estremamente positivi dell’impatto che Gigi Buffon ha avuto sulle squadre nelle quali ha giocato. Marcello Lippi non ha mai smesso di dire al portiere di Carrara che doveva dimostrare ogni partita di essere il migliore al mondo: “lo è stato in tutta la sua carriera, gli dico la solita cosa da vent’anni. Se un portiere normale fa un errore, nessuno dice niente ma quando Buffon sbaglia, ne parlano tutti. Buffon, però, non si discute; è chiaramente il numero uno”.

Fabio Capello, invece, confessa un simpatico episodio successo tanti anni fa, quando era alla Juventus: Buffon, a quanto pare, era terrorizzato dall’idea di essere punto da una vespa. “Poco prima di una partita, l’allenatore dei portieri mi disse che Buffon non poteva giocare; aveva paura di buttarsi perché c’erano troppe vespe in giro. Gli dissi che andava bene e chiesi al secondo portiere di prepararsi a giocare. Buffon ci mise dieci secondi a cambiare idea: disse che aveva più paura di non giocare che delle vespe”. Che dire? Per passare una vita a difendere una porta, tanto normale non devi essere, nel miglior senso possibile.

Buffon Mattarella 2018

Casillas gli deve molto

Molti condividono l’opinione dello storico compagno di squadra Leonardo Bonucci, quando dice che è semplicemente il numero uno. “Sono stupito dal fatto che non abbia mai vinto il Pallone d’Oro, sicuramente lo merita per tutto quello che ha fatto in campo. Per quanto mi riguarda è il miglior portiere di sempre, una leggenda del calcio”. Anche se, probabilmente, non si spinge così lontano, uno dei rivali storici del portiere bianconero non ha problema ad ammettere che deve molto al guardiameta azzurro.

In un’intervista rilasciata qualche anno fa, Iker Casillas disse che “il fatto che Gigi Buffon ha iniziato così giovane mi ha aiutato molto. Quando vedi che un giovane portiere come lo era quando giocava a Parma si conquista la maglia della nazionale italiana, inizi a credere che puoi fare lo stesso. Anch’io ho iniziato quando avevo 17 o 18 anni. Non capita spesso ma quando possiamo siamo felici di fare due chiacchiere. È un’amicizia che si è sviluppata negli anni”. Certo, Gigi avrebbe fatto volentieri a meno dei trofei che il portiere delle Furie Rosse e del Real Madrid gli ha scippato ma il rispetto e la stima reciproca non hanno prezzo.

Casillas Porto Roma

Cosa lo motiva? Zittire i critici

Il record che forse Buffon apprezza di più arrivò nel marzo 2016 quando, a 38 anni, riuscì a battere lo storico primato di Sebastiano Rossi, estendendo la striscia di imbattibilità in Serie A a 974 minuti. Ancora meglio riuscì a fare con la maglia della Nazionale ma, forse, il record nel massimo campionato è ancora più importante proprio perché in Serie A è stato criticato come pochi altri. In un’intervista di qualche anno fa, Buffon confessa cosa lo spinga a fare sempre meglio: “è divertente quando la gente ti dà per finito e riesci a fargli rimangiare le parole. Possono andare al mio funerale ma non ci troveranno nessuno. Vivo per dimostrare ai critici che si sono sbagliati”.

Un’altra massima della filosofia del portierone azzurro arriva da come si reagisce alle sconfitte: “non ho perso molto nella mia vita ma le sconfitte mi hanno insegnato più delle vittorie. Quando perdo mi concentro su quello che hanno fatto bene i miei rivali e sui miei errori. La cosa importante è non cercare mai delle scuse, quello mai”. Se il risultato è una carriera del genere, forse sarà il caso di seguire i suoi consigli…

Buffon Neymar PSG Monaco 2019

“Portiere nervoso, squadra nervosa”

Quando nel 2011 Antonio Conte prese la guida della Juventus e portò i bianconeri a tre titoli consecutivi, il primo dei quali senza essere mai stati sconfitti ed il secondo con il record di punti in una sola stagione, si affidò completamente al suo numero 1 e alla sua capacità di mantenere la squadra sopra la linea di galleggiamento anche nei momenti più difficili. Buffon rivelò uno dei suoi piccoli segreti in un’intervista: “per un portiere la cosa più importante è infondere sicurezza ai tuoi compagni. Lo devi fare sempre, non importa quello che stai pensando. Anche se sei pieno di dubbi, i tuoi compagni devono credere che sei in pieno controllo della situazione. Portiere nervoso, squadra nervosa.

Per fortuna dei suoi allenatori e dei tifosi delle sue squadre, Buffon era fatto in maniera diversa agli altri portieri. Invece di deprimersi dopo un errore, trovava sempre il modo di rimettersi in piedi. “Un grande portiere si vede nella partita, nella parata che fa dopo un errore, quando sono pieni di dubbi. Più sbagli, peggio ti senti e meno fiducia hai nei tuoi mezzi. Per me, invece, funziona alla rovescia: essere nell’occhio del ciclone mi carica a mille”.

Buffon Parma ritiro 2021

Come lui nessuno mai?

I numeri di Buffon sono da record assoluto: unico giocatore a vincere nove scudetti, 808 partite giocate tra Serie A e Serie B, 176 con la maglia della Nazionale, superato solo da Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo, record di presenze con la solita maglia, quella della Juventus, si potrebbe continuare a lungo. Quando il 29 ottobre 1997 prese il posto dell’infortunato Pagliuca a soli 19 anni, nel complicato play-off contro la Russia per accedere ai mondiali di Francia 1998, pochi si immaginavano che il giovane portiere del Parma sarebbe diventato forse il più grande a vestire la maglia dell’Italia. Il mondiale del 2006, nel quale fu battuto solo dagli undici metri e dall’autogol di Zaccardo, rimane il punto più alto di una carriera inimitabile.

Meno fortunato agli Europei, con l’atroce delusione della finale di Kiev contro la Spagna del 2012 e gli incredibili calci di rigore con la Germania quattro anni dopo. La spedizione disastrosa in Brasile gli è però valsa un primato invidiabile: è l’unico assieme a Lothar Matthäus ed Antonio Carbajal ad aver giocato cinque mondiali consecutivi. Ora Buffon potrà dare il suo contributo prendendo il testimone di Gianluca Vialli e guidare la rinascita dell’Italia di Mancini.

Siamo sicuri che farà bene anche in queste vesti.

Buffon Coppa del Mondo 2010

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