Qatar 2022

Circo di plastica o emozioni intatte? I Mondiali che ci aspettano

Parte la rassegna iridata, tra dilemmi etici e tanta voglia di calcio. Ma senza la Nazionale azzurra non sarà lo stesso

Tifosi cosplayer ai mondiali in Qatar
Tifosi cosplayer ai mondiali in Qatar
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Quando uscì la designazione a molti venne da sorridere. Pensare di disputare un Mondiale in un fazzoletto di terra sabbiosa privo di un qualsiasi radicamento calcistico, pareva una fesseria colossale. Se al contesto si aggiungono migliaia di decessi per erigere cattedrali nel deserto (ma dopo cosa ci faranno?), manciate intere di diritti basilari calpestati e, sportivamente ciarlando, un’interruzione della stagione che sa di bagno in mare subito dopo aver divorato un primo di lasagne, il quadro assume tinte sconfortanti. Sembrava comunque tanto lontano da risultare impensabile. Invece è qui, ci tambureggia alla porta. Difficilissimo, ma proviamo a parlare (anche) di calcio.

Una strage di operai

Secondo un’inchiesta del The Guardian oltre 6500 operai sarebbero deceduti nei cantieri qatarioti. La Fifa e le autorità del paese negano categoricamente la cifra. Giungevano da posti vicini e poverissimi, come Sri Lanka, Pakistan, Bangladesh e Nepal. Manovalanza senza nome spedita al macello: più facile far sfumare la giustizia in dissolvenza.

I diritti Lgbtq calpestati

L’ambasciatore dei Mondiali, Khalid Salman, ha affermato senza parafrasare che gli omosessuali sono “affetti da un danno mentale. In Qatar i diritti del popolo Lgbtq+ vengono appallottolati e gettati nel cestino più vicino. Essere gay è un reato, punto. Il portiere Manuel Neur porterà al braccio una faccia arcobaleno con su scritto “One love”. Lo faranno anche molti altri giocatori. Verranno multati ad ogni partita. Forse basterebbe così per chiudere tutto e tornarsene a casa.

Quel singolare discorso di Infantino

Quando la toppa è peggiore del buco. Il discorso pronunciato l’altro giorno da Gianni Infantino è da premio nobel per la retorica. Gli occidentali non potrebbero parlare perché sono tutti - senza distinzioni - ipocriti sfruttatori. Oggi lui si sente gay (in un paese che ti incarcera per questo), immigrato (come le migliaia di operai morti ammazzati dalla fatica) e disabile (ma non si diceva diversamente abile?). Peggio di così oggettivamente era difficile. Peggio soltanto la scelta del Qatar.

La grande mattanza dei randagi

C’è un altro dramma passato in sottofondo. Se gli esseri umani possiedono diritti che si contano sulle dita di mezza mano, figurarsi gli animali. Alcune tra le associazioni più accreditate denunciano un’autentica mattanza di randagi: ne avrebbero fatti fuori a migliaia, per non inquinare il pubblico decoro. Tanto chissenefrega: è l’economia, bellezze.

L’acqua dilapidata

Un’oasi desertica che pompa gas naturali a getto continuo può praticamente tutto (finché gli dura). Così anche i terreni più aridi vengono irrorati a getto continuo. Si stima che per ogni partita del Mondiale serviranno più di 10mila litri d’acqua: non male per una porzione di mondo che fa a botte da sempre con la siccità.

Il cosplayer dei tifosi

Nemmeno a Lucca Comics ci hanno ancora pensato. Magari lo faranno alla prossima edizione: in Qatar impazzano i cosplayer dei tifosi. Così puoi trovare centinaia di pakistani che giurano fedeltà alla Germania, oppure stormi di srilankesi con la maglietta dei Tre Leoni. E così via, con tutte le Nazionali. Farebbe molto ridere, se non facesse piangere.

Un Circo di plastica

Dentro un fazzoletto di terra di 70 km, sono nati 6 nuovi stadi e 2 sono stati rimodernati. Poi sono sorte nuove strade, hotel scintillanti, un aeroporto e persino una città artificiale, Lusail. Ci sono anche i villaggi per i tifosi, grattati dalla sabbia: quasi tutti container da cantiere edile.

Senza il Pallone d'oro

Tocca parlare anche di calcio, non fosse altro perché l’informazione va avanti. Ieri la Francia ha emesso un comunicato tombale. La gente ha smesso di cenare ed è andata a letto deglutendo mestamente. Karim Benzema ha accusato un problema muscolare e torna a casa. Senza il pallone d’oro le chance di successo finale dei transalpini, già ridottissime a causa della cabala, precipitano verticalmente.

Senza l'Italia

E poi è senza di noi, che siamo ancora lì a chiederci come si fa a vincere un Europeo e poi essere sbattuti fuori dalla Macedonia. Ci vuole del talento, va ammesso. Non è la prima volta che accade, ma speriamo francamente che sia l’ultima. Certo la formula va rivista: indugiare nei plasma per scrutare squadre che faticherebbero nella nostra serie C, e non noi, pare davvero ridicolo.

Per chi tifare

Vincere il Mondiale, in fondo, è un po’ come laurearsi alla Sorbona del calcio. Se proprio dobbiamo guardarlo, allora tocca tifare per qualcuno che magari ci assomigli. Gli argentini ad esempio: li sentiamo un po’ cugini e meriterebbero una gioia, dopo le mazzate passate. Occhio anche al Portogallo: Ronaldo vuole riprendersi tutto e intorno ha una squadra tecnicamente prepotente. Brasile sempre forte, ma più incrocio di singoli che squadra. Poi ci sono i soliti tedeschi e i francesi: gente che amiamo come la pancetta a colazione. Oppure le outsider, tipo il Senegal o la Serbia. Sceglietene una e provate a portarla fino in fondo.

Sarà come una tiepida storia autunnale, ma pur sempre meglio dell’onanismo.

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