Calcio

Portanova può giocare dopo la condanna per stupro. "Non riguarda la sfera sportiva"

Il calciatore potrà scendere in campo con la maglia della sua nuova squadra, la Reggiana, nonostante la condanna per stupro: ecco la decisione del Tribunale Federale Nazionale e la protesta delle associazioni

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L'ex centrocampista del Genoa e adesso un giocatore di proprietà della Reggiana, Manolo Portanova, può tornare a giocare a calcio: lo ha deciso il Tribunale Federale Nazionale sul deferimento richiesto dal Procuratore Nazionale dello Sport parlando di "difetto di giurisdizione". Come abbiamo visto sul Giornale.it, il23enne calciatore nato a Napoli era stato accusato e deferito per aver violato l'art.4 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva dopo la condanna, in primo grado, a sei anni di carcere per stupro di gruppo con lo zio, Alessio Langella.

Le parole dell'avvocato

"La decisione del Tribunale Federale significa che il tribunale non ha giurisdizione su un fatto che non riguarda la sfera sportiva. Il processo sportivo è finito e Manolo Portanova può andare tranquillamente in campo con la sua nuova squadra", ha affermato all'Ansa l'avvocato Gabriele Bordoni, difensore del nuovo giocatore della Reggiana. Se è vero che questa scelta riabilita a tutti gli effetti il calciatore che potrà così partecipare all'imminente campionato di serie B, la decisione del Tribunale Federale non ha fatto piacere ad alcune associazioni che si occupano della tematica che riguarda la violenza sulle donne.

Le proteste

L'associazione "Non una di meno" è scesa in piazza protestando vibratamente per l'ingaggio di Portanova da parte della società nata nel 1919. "Stupratori in campo non ne vogliamo", hanno gridato alcune esponenti con tanto di cartellino rosso e fischietto in bocca come a simulare l'espulsione dal terreno di gioco da parte di un arbitro. La protesta si è tenuta all'esterno dell’impianto sportivo di Santa Croce assieme a un centinaio di tifosi giunti per vedere i primi allenamenti della squadra in vista della nuova stagione. In questo caso, però, il tifo è passato in secondo piano: Repubblica spiega che Portanova, in quei momenti all'interno degli spogliatoi, non avrebbe preso parte all'allenamento con la squadra per evitare di esporsi a cori e urla.

Sono molti i tifosi che, però, difendono il calciatore sottolineando di attendere l'esito della sentenza di terzo grado. "Fino ad allora, è giusto che Portanova possa esercitare la sua professione", sono alcune voci registrate in tribuna. Non la pensa così Carla Ruffini, una delle manifestanti, che se l'è presa direttamente con la società per l'ingaggio: a infastidirla è stato "il silenzio della Reggiana. Non è una decisione solo sportiva, non è una questione privata ma politica: parliamo di una squadra di calcio che rappresenta una città e ha visibilità e migliaia di tifosi, tra cui ragazzini che prendono a modello i calciatori.

Questo è un oltraggio a Reggio, nonostante parte della città si sia ribellata", ha dichiarato al RestodelCarlino.

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