Mancio, Gullit e Platt: 30 anni fa l'ultima Coppa Italia della Sampdoria

Terzi in campionato e sollevatori del trofeo, i blucerchiati di Sven-Göran Eriksson disputarono un'annata stellare anche grazie agli acquisti dell'inglese e dell'olandese alle spalle di Roberto Mancini

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Allentano le sciarpe intorno al collo e scuotono malinconicamente il capo. Del resto un anno fa sono arrivati settimi: ma dove vuoi che vadano? I luccicanti tempi di Boskov sfumano già in dissolvenza. Si capiva, che sarebbe stato un sogno temporaneo. Che non poteva durare a lungo. Però questa estate la società ha acquistato due nuovi pezzi di pregio a centrocampo. Sono arrivati David Platt e Ruud Gullit. Vuoi vedere che qualche soddisfazione la mettiamo via, si dicono i doriani.

Anche perché davanti c'è una lanterna che irrora tutto il resto della squadra: il capitano Roberto Mancini segna, mette in ghiaccio il pallone, viene dentro al campo per smarcarsi, disegna autostrade per i compagni dove gli altri intravedono pertugi. Più facile con uno così. Accanto ci sono Nick Amoruso, Bellucci e Bertarelli. Ma il pezzo forte è davvero il centrocampo: oltre ai due nuovi innesti giganteggiano Katanec, Jugovic, Lombardo, Evani: tutta gente che sarebbe imprescindibile in una qualche big del 2024. Dietro, lo Zar Vierchowood orchestra il reparto per proteggere la porta di Pagliuca. In panca siede Sven-Göran Eriksson. Insomma, peggio dell'anno scorso non può mica andare.

Platt e Gullit
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E infatti va meglio. In campionato, alla prima giornata, la Samp espugna il San Paolo proprio con i gol di Platt e Gullit. E, delle prime dieci, ne vince addirittura sette. Adesso le teste non si muovono più in senso orizzontale. L'andamento è verticale, di assenso. In mezzo, però, ci si mette un terrificante lutto: quando è ottobre se ne va lo storico presidente Paolo Mantovani. La botta è pazzesca e l'ambiente è atterrito, ma riesce comunque a mantenere la barra dritta.

Durante la stagione sboccia così un lungo duello con Milan e Juve, all'esito del quale la Doria si piazzerà onorevolmente terza. Nel frattempo, in coppa Italia, il cammino è tappezzato di soddisfazioni. Eppure sembrava che qui Mancio, Gullit, Platt e tutti gli altri fossero partiti in salita. Al primo match di andata e ritorno sbattono per due volte contro il Pisa - due scialbi zero a zero - e devono rifarsi ai calci di rigore in trasferta per superare il turno.

Il primo dicembre a Marassi arriva la Roma: Lombardo e Salsano firmano il 2-1 in casa, ma al ritorno i giallorossi la ribaltano. Serve spuntarla un'altra volta ai rigori. Si sale ancora di livello: ecco l'Inter. Visti i pregressi i tifosi non sembrano molto fiduciosi, ma la Doria passa ancora, facendo 1-0 all'andata (Lombardo) e pareggiando a Milano, con Gullit che risponde a Fontolan un minuto prima che si scarichino le lancette.

Altro giro, altro successo. In semifinale le reti di Lombardo, Platt e Gullit - ancora loro - trascinano i blucerchiati nel doppio confronto contro il Parma (successi per 2-1 e 0-1).

In finale, un po' a sopresa, c'è l'Ancona. All'andata finisce 0-0, ma il ritorno al Ferraris diventa una slavina: 6-1 Samp e coppa Italia alzata contro il cielo di Genova. L'ultima che la Samp ha premuto in bacheca. In fondo si sorrideva, trent'anni fa.

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