Calcio

Il pagellone del lunedì: debutti, paratutto, ritorni e la Caporetto di Mou

Ripercorriamo il meglio e il peggio del fine settimana di Serie A nel nostro pagellone. Tante belle storie, dal debutto da sogno di un diciottenne, al primo gol di un talento dimenticato ad un portiere mostruoso fino alla sconfitta più pesante dello Special One

Il pagellone del lunedì: debutti, paratutto, ritorni e la Caporetto di Mou
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Domenica notte, tempo di raccogliere gli appunti e selezionare il meglio e il peggio del fine settimana di Serie A per presentarvelo al meglio. Cosa abbiamo visto questo weekend? Parecchie belle cose, talmente belle da spingere fuori dalla top 10 parecchia roba della quale faremmo volentieri a meno. Visto che Natale è dietro l’angolo, i voti saranno sicuramente di manica un po’ larga. Siete stati avvertiti.

Simic, il bello della gioventù (18)

Il lunch match è un’innovazione che ai tifosi stagionati non piacerà mai. Come si fa a saltare il sacro pasto della domenica per seguire la propria squadra? Eppure, chi ha passato due ore nel freddo di San Siro è stato testimone diretto di una storia che più natalizia non si può. Un ragazzo viene gettato in campo per l’ennesimo infortunio muscolare a poco più di 18 anni. Ha fatto bene nelle giovanili ma la prima volta alla Scala del calcio è tutta un’altra storia. Cosa ti fa Jan-Carlo Simic? Dopo neanche 20 minuti si avventa come un falco sul cross di Leao come se volesse sfondare la rete per poi scatenarsi in un’esultanza che non può che far venire una lacrimuccia agli amanti del calcio di una volta. Da qui a dire che è un predestinato, però, ce ne corre.

Simic Milan Monza 2

Da giovane era un attaccante, quindi il vizio del gol l’ha sempre avuto: vedremo se saprà confermarsi più avanti. Cosa che ci fa storcere un po’ la bocca? Che la sua storia fa passare in secondo piano la gran partita di Tijjani Reijnders, col suo primo gol a San Siro. Un po’ fortunato ma ci vuole coraggio per provare uno slalom del genere e concludere con un tocchetto maligno di punta? L’oranje ha poi scherzato Akpa Akpro, dando il via all’azione del 2-0. Detto tra di noi, meno male: con tutti questi infortuni il rischio di perdere il treno scudetto era molto serio.

Motta trova il jolly Ndoye (8)

Un’altra volta a cantare le lodi del Bologna di Thiago Motta? Come si fa ad ignorare l’ennesima prova maiuscola dei felsinei, che hanno letteralmente asfaltato una Roma che ha un monte stipendi impensabile in Emilia. Ti aspetteresti che a tirare la carretta fossero le due stelle delle settimane scorse, quel Saelemakers che sembra rinato da quando ha lasciato Milanello e il talento Zirkzee che sta ingolosendo le grandi di mezza Europa. Invece il duo non è in giornata. Un guaio? Quando mai! Thiago Motta pesca due jolly dal proprio mazzo e piazza una scala reale che lascia basito lo Specialone. L’ex atalantino Remo Freuler, mette una gara impeccabile, tanto da far venire più di un dubbio ai responsabili del mercato delle grandi. L’azione del primo gol parte da una sua idea geniale ma pure in copertura fa sempre la differenza.

Ndoye Bologna Roma gol

La vera stella, quella che manda dritta all’inferno la Roma è un attaccante poco celebrato che, però, potrebbe fare benissimo ovunque. Dan Assane Ndoye, classe 2000 nato a Nyon, Svizzera, i difensori giallorossi se lo sogneranno per chissà quanto. Non solo confeziona da solo l’assist che vale il gol di Moro ma fino a quando è rimasto in campo ha fatto il bello e il cattivo tempo. Ogni volta che toccava palla gettava nel panico l’intera difesa della Roma. Hai voglia di dire che Thiago Motta è fortunato: quando sei quarto in classifica, davanti ai campioni d’Italia in carica, non può essere un caso. Applausi a scena aperta.

Terracciano paratutto (7,5)

Le partite della domenica pomeriggio stanno diventando il refugium peccatorum dei malati di calcio, gare che interessano solo ai tifosi delle due squadre o a chi gioca al fantacalcio. Se non avete seguito Fiorentina-Hellas Verona, andatevi almeno a rivedere gli highlights su Youtube. Vedrete la prova di un portiere che sembra quello di Fifa, capace di parate che fanno pensare che le leggi della fisica non si applichino a lui. Alcuni colleghi hanno detto che, ben più del gol del redivivo Lucas Beltran, i tre punti per la Viola dovrebbero essere consegnati direttamente a Pietro Terracciano, che ha parato l’imparabile per 90 minuti e passa. Se l’argentino ha convertito in gol uno dei pochissimi palloni capitati dalle sue parti, il guardiameta viola ne ha fatte di tutti i colori.

Terracciano Fiorentina Hellas Verona

Non solo ha parato il rigore di Djuric ma ha fatto un vero e proprio miracolo al 69’, quando Hien la tocca di spalla e lui riesce, chissà come a togliere la sfera da sotto la traversa. D’accordo, Djuric e Ngonge hanno vissuto un pomeriggio davvero infernale. Se il bosniaco, dopo aver sbagliato il rigore, inanella una serie di errori preoccupante, l’avanti belga, si divora in maniera incomprensibile un paio di gol fatti. Comunque, se fossi un tifoso della Fiorentina, andrei sotto la sede della società a pretendere l’estensione immediata del contratto di Terracciano, prima che sia troppo tardi.

San Berardi, ora pro nobis (7)

Cosa puoi aspettarti quando si affrontano due delle squadre più schizofreniche e frustranti del calcio italiano? Di tutto e di più, verrebbe da dire ed è più o meno quello che hanno visto gli spettatori di Udinese-Sassuolo. D’altro canto, quando inizi una partita scambiando Juliano con Pulici durante il minuto di raccoglimento cosa vuoi aspettarti? I friulani partono forte, decisi finalmente a portarsi a casa tre punti e muovere la classifica. Visto che al Friuli non vincono dal 18 settembre, i padroni di casa sembrano liberarsi dall’incubo quanto Lucca gonfia la rete e, all’inizio della ripresa, l’ottimo Pereyra piazza un piattone dove Consigli non può arrivare. Tutto bene, tutto a posto? In ogni altro stadio potresti stare tranquillo: non ad Udine.

Berardi Udinese Sassuolo gol

I friulani rimangono in dieci per un pestone assurdo di Payero e il rosso diretto rianima un Sassuolo troppo brutto per essere vero. Dionisi si affida a Mulattieri e il suo ingresso trasforma completamente la gara. Mimmo Berardi si ricorda di essere un gran giocatore e, dopo aver realizzato il rigore guadagnato da Pinamonti, torna quello di sempre. Mulattieri prima scheggia la traversa di testa, poi nel finale si procura un altro calcio di rigore: dagli undici metri San Domenico gonfia ancora la rete. Il pareggio non serve a nessuno ma partite del genere fanno bene al morale. In quanto all’Udinese, prenoterei un viaggio a Lourdes: hai visto mai?

Zapata si prende il Torino (7)

Possibile che il Toro abbia finalmente ritrovato un attaccante degno di questo nome? A giudicare dal partitone messo da Duvan Zapata contro l’Empoli, i tifosi granata hanno ricevuto un regalo di Natale in anticipo. L’avanti colombiano era sembrato quasi finito, la brutta copia di quel bomber implacabile, difficile da contenere. Quello sceso in campo all’Olimpico Grande Torino sembra lo Zapata di una volta: strapotente, veloce, spietato davanti alla porta. A dargli una grossa mano ci ha pensato il sodale Raoul Bellanova, propositivo e perfetto nell’assist del vantaggio. Quando hai un giocatore del genere, perfetto anche in difesa, sei già a buon punto nella rinascita.

Zapata Torino Empoli gol

Non tutto è perfetto, visto che non sempre capita di trovare difensori così spaesati come quelli dell’Empoli. Se Ismajli mette una gara da segnare in nero sul calendario, venendo più volte umiliato da Zapata, Ebuehi è allo stesso tempo sfortunato sul gol del pari, annullato per un niente dal Var, quanto disastroso in difesa, dove ha disattenzioni al limite dell’assurdo. Vedremo se Zapata e il Torino sapranno tornare ai livelli di una volta. Me l’auguro davvero. Il calcio italiano avrebbe bisogno dello spirito Toro.

Il partitone di Piccoli (7)

Anche se il girone d’andata non è ancora finito, il calendario offre già partite da sei punti. Quella che è andata in scena al Via del Mare è una di quelle partite che i tifosi ricorderanno a lungo in caso di salvezza. Il calcio sa essere così crudele che, a volte, i destini di un club sono decisi da un gol al 90’ in una gara di metà dicembre. Eppure la vittoria del Lecce ci ha fornito un paio di verdetti interessanti, primo tra tutti il partitone messo da Roberto Piccoli, che finalmente riesce a segnare il primo gol partendo da titolare. La sua prova è quasi commovente per quanto si è dannato l’anima per la squadra: il suo terzo gol in campionato è il premio per una gara passata a lottare come un pazzo pur di portare a casa i tre punti.

Piccoli Lecce Frosinone

Se la palma del migliore in campo va a lui, menzioni più che onorevoli agli altri due talenti che hanno fatto la differenza per i salentini, Banda e Ramadani. Il nazionale zambiano, alle volte, sembra troppo veloce per essere vero e semina il panico nella difesa del Frosinone: oltre all’assist per l’1-0 di Piccoli mette un paio di pali, anche se in fuorigioco. Cosa dire poi dell’albanese, che oltre a recuperare una quantità industriale di palloni sulla mediana segna il gol della vittoria? Fortunato, certo, vista la deviazione di Monterisi, ma anche coraggioso quanto basta per trovarsi al posto giusto al momento giusto. Applausi a loro e a D’Aversa che continua a dargli fiducia.

Riecco Victor e Kvaradona (7)

Possibile che una vittoria ampiamente prevista meriti un posto nel meglio del weekend di Serie A? Con tutto il rispetto per il Cagliari del maestro Ranieri, i sardi certo non hanno quel che serve per fermare una corazzata, sebbene un po’ arrugginita, come quella a disposizione di Spalletti. E invece no, i tre punti il Napoli se li è dovuti sudare parecchio. La vera notizia è che i protagonisti del ritorno alla vittoria in campionato dei partenopei sono le superstar del terzo scudetto, proprio quei due che nelle ultime settimane sembravano lontani parenti di quelli della scorsa primavera. Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia sono tornati quelli di una volta.

Kvaratskhelia Napoli Cagliari Fotogramma

Che il georgiano soffrisse l’astinenza da gol se n’erano accorti anche i ciechi ma la sua esultanza rabbiosa quando trasforma l’assist del sodale dimostra che la voglia di tornare ai suoi livelli era davvero tantissima. Cosa dire poi della determinazione di Osimhen, che parte a testa bassa e non si ferma fino a quando non porta a casa la vittoria? Prima segna di testa, poi semina tre difensori rossoblu prima di consegnare un pacco regalo a Kvaradona. Aggiungi poi un Politano che salta l’uomo e costringe agli straordinari i difensori sardi e la ricetta è servita. Forse è troppo presto ma il Napoli sembra forse uscito dal tunnel. Le avversarie sono avvertite.

Bentornato Kaio Jorge (6)

Magari ve n’eravate dimenticati, ma quel grande prospetto arrivato parecchio tempo fa dal Santos, il nuovo Neymar con la maglia della Vecchia Signora, è ancora in Italia. Ogni tanto gioca con il Frosinone, dove sta provando a dimenticare due anni d’inferno. A parte la simpatia per un ragazzo sfortunato, perché mai dovremmo festeggiare il suo primo gol in Serie A? Perché i numeri Kaio Jorge li ha sempre avuti. La speranza è che il lungo calvario gli abbia anche insegnato che i risultati bisogna sudarseli sempre, che ogni gol va celebrato perché è il frutto dei sacrifici fatti giorno dopo giorno. Eppure, neanche nel giorno della liberazione, il talento brasiliano può festeggiare davvero.

Kaio Jorge Lecce Frosinone

A parte che segnare su rigore non è mai il massimo, il vero problema è che il suo gol arriva in una giornata da dimenticare per il Frosinone. L’altro juventino in prestito, quel Matias Soulé che sembrava davvero in rampa di lancio, fa le sue solite giocate, i dribbling strappa-applausi ma, quando si trova davanti alla porta, sbaglia l’insbagliabile. Aggiungi poi la prova inqualificabile di Stefano Turati e la frittata è fatta. Il portiere frusinate è ingannato sul 2-1 ma l’1-0 ce l’ha tutto sulla coscienza. Prima consegna la palla a Banda, poi si fa impallinare sul primo palo da Piccoli. La rinascita di Kaio Jorge meritava un palcoscenico diverso.

Marusic affossa la Lazio (4)

Già durante Lazio-Inter bastava dare un’occhiata ai social per rendersi conto che l’incomprensibile retropassaggio di Marusic aveva scatenato una tempesta mediatica. Prevedibile, visto che è talmente simile ad un lancio millimetrico per Lautaro da far venire il dubbio che l’abbia fatto apposta. Il clamore per un errore così disastroso ha fatto dimenticare che il difensore montenegrino non è incolpevole neanche sul raddoppio di Thuram. Il fatto che, mentre chiedeva scusa ai 50.000 dell’Olimpico che li stavano riempiendo di fischi, avesse quasi le lacrime agli occhi ci fa scattare un sentimento di solidarietà umana. Per un momento mi è venuto il dubbio che il voto che gli ho dato subito dopo il triplice fischio sia stato troppo severo.

Marusic Lazio Inter Fotogramma

Fino all’erroraccio, Marusic aveva spinto parecchio, dando l’impressione a tutti che la Lazio avrebbe potuto davvero fermare la capolista. Il problema è che nella ripresa, invece di uno scatto d’orgoglio, Marusic ed il resto dell’undici di Sarri siano sembrati quasi rassegnati alla sconfitta. Ci provavano, cercavano di attivare il talismano Immobile, affidarsi al talento di Luis Alberto o agli scatti di Pedro ma mancava qualcosa. Forse è proprio questo il verdetto più preoccupante per i tifosi delle Aquile. Gli errori si superano, le giornate storte possono farti crescere ma quando manca il carattere, la rabbia agonistica, c’è poco da fare.

La Caporetto dello Specialone (4)

Mi sembra già di sentirli, i fedelissimi della chiesa dello Special One, pronti a difenderlo sempre contro tutto e contro tutti. Abbiamo già parlato di Ndoye e Freuler ma questo non vuol dire che Mourinho non sia esente da critiche. Per capire che la Roma non è nemmeno scesa in campo al Dall’Ara basta dare un’occhiata agli highlights. Nessuno è esente da colpe: gente affidabile come Cristante, Paredes, lo stesso Pellegrini sembravano smarriti, incapaci di arginare la marea rossoblu. Fa impressione che forse il peggiore sia stato Kristensen, vera e propria rivelazione delle ultime settimane: oltre ad essere responsabile del goffo autogol sul cross di Ferguson, non ne ha indovinata una che sia una.

Mourinho Bologna Roma Fotogramma

Il capolavoro in negativo del Vate di Setubal è l’ingresso del disastroso Renato Sanches. Venti minuti francamente atroci nei quali, invece di dare ritmo e qualità al centrocampo, sembra uno capitato lì per caso. Il fatto che sia lo stesso Mourinho a richiamarlo in panchina per evitare un tracollo è prova provata di una disfatta memorabile, una vera e propria Caporetto. Mettere una prova del genere contro una rivale diretta ha davvero poche scusanti. Stavolta gli arbitri o gli infortuni non c’entrano: la Roma ha messo una gara inguardabile, punto e basta.

Il fatto che lo Specialone provi ad aizzare i tifosi parlando di un suo possibile esonero, per quanto mi riguarda, non è che la goccia che fa traboccare il vaso.

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