Calcio

Il pagellone del weekend di Serie A: Ranieri superstar, caos Pioli, fantasmi in campo

Il fine settimana di Serie A ha visto una serie di momenti positivi e negativi. Proviamo a riassumerli in un pagellone ragionato. C'è di tutto: un grande vecchio, una giovane punta, un tecnico e tre ex top in crisi

Il pagellone del weekend di Serie A: Ranieri superstar, caos Pioli, fantasmi in campo
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Anche se il calcio spezzatino dei nostri tempi ci riserva ben due partite di lunedì, il weekend lungo dell’undicesima giornata del campionato italiano ci ha offerto una serie di eventi notevoli, sia in positivo che in negativo. Visto che poche cose funzionano sulla rete come le liste e le pagelle, ecco quindi che proviamo a fare un "pagellone" del fine settimana della Serie A, con i momenti più belli, interessanti o frustranti del calcio tricolore.

Il caos vincente di Ranieri (10)

Pochi personaggi nel calcio italiano possono vantare il capitale di simpatia che accompagna da sempre Claudio Ranieri. Ancora prima dell’epica cavalcata messa in Premier con la cenerentola Leicester, il tecnico romano si era guadagnato l’affetto di buona parte dell’universo pallonaro tricolore. Piaceva quando perdeva, quando faceva miracoli ma anche quando non ce la faceva. Quando ha accettato di prendere il timone di un Cagliari in piena crisi, molti hanno pensato “ma chi te lo fa fare?”. Alla sua età potrebbe benissimo ritirarsi e passare da un’intervista ad una comparsata in televisione. Ranieri non è fatto così: le sfide lo esaltano ora come la prima volta che si è seduto in panchina.

Cagliari Genoa

C’è voluto qualche tempo prima di trasmettere la sua proverbiale grinta ai sardi ma ora le cose iniziano a funzionare. La terza vittoria consecutiva tra campionato e coppa è prova provata che Ranieri non ha perso il tocco magico. C’è ancora parecchio da fare, visto che nel primo tempo in campo sembrava regnare la confusione. Nell’intervallo ecco i cambi giusti, l’iniezione di autostima e il Cagliari porta a casa tre punti d’oro contro una rivale diretta come il Genoa di Gilardino. Caos? Forse, ma vincente.

Un sontuoso Calhanoglu (8)

Quando arrivò sulla sponda rossonera del Naviglio, molti ironizzarono sul fatto che di giocatori turchi bravi in Italia se n’erano visti davvero pochi. Il centrocampista nato e cresciuto a Mannheim, graziosa città universitaria del Palatinato (Germania), di calcio ne ha sempre masticato parecchio. Ha un carattere a volte non semplice ma quando è in giornata, diventa quasi immarcabile. Il fatto che i tifosi del Diavolo non gli abbiano ancora perdonato il tradimento è segno che uno del genere è davvero difficile da sostituire.

Calhanoglu Atalanta Inter

Nel diluvio di Bergamo ci mette qualche minuto per trovare le misure dell’asfissiante pressing della Dea ma, alla fine, riesce comunque a fare quel che gli riesce meglio: segnare e far segnare. Il lancio millimetrico su Darmian che causa il discusso rigore di Musso è farina del suo sacco. Quando arriva sul dischetto, già sai come andrà a finire. Meriterebbe anche il raddoppio su un gran tiro da fuori ma Musso è attento. Anche quando finisce la benzina fa sempre il suo, dando ordine al reparto. Se non ci fosse, andrebbe inventato.

La “vendetta” di Colombo (8)

Sul fatto che l’Italia calcistica non è un paese per giovani si sono scritti montagne di articoli ma, ogni tanto, qualcuno di questi talenti ignorati da troppi tecnici blasonati trova il modo di prendersi una piccola rivincita. Lorenzo Colombo, prodotto della cantera del Milan, ha faticato come un pazzo per farsi largo e guadagnarsi un posto nella rosa di mister Pioli. Ti aspetteresti che una squadra che continua ad affidarsi ad un centravanti dalla grande classe ma con troppe primavere sulle spalle non veda l’ora di puntare su un giovane come lui, che la porta la vede da sempre. Macché, se non hai un cognome che piace a quelli del marketing, non c’è posto per te.

Colombo Hellas Verona Monza

Cosa fa il buon Colombo da Vimercate? Riempie la sua borsa e se ne va all’ex Brianteo, felice di avere la possibilità di provare quel che sa fare. Mister Palladino non si fa troppi problemi e gli dà la fiducia che gli serve. I risultati si sono visti domenica contro l’Hellas Verona. Lorenzo Colombo trova un gol da rapace dell’area di rigore che apre i conti, fa vedere ottime cose fino al 70’, quando fa partire un missile terra-aria che annichilisce Montipò. Finta di corpo e tiro sul palo lontano, roba che quando la fa CR7 finisce sui telefonini di mezzo mondo. Per fortuna il Milan non si è liberato del suo cartellino come fatto a suo tempo con Aubameyang. Per ora, il buon Colombo si vive un pomeriggio indimenticabile: speriamo che qualcuno a Milanello si stia mangiando le mani. Se lo meriterebbe.

Il verroux di Allegri (6)

Non nascondiamoci dietro ad un dito: questa versione 2023/24 della Juventus non entrerà certo nel pantheon della prestigiosa storia della Vecchia Signora. Quella vista al Franchi ha mostrato un gioco lontano anni luce da quel calcio spettacolare che i tifosi bianconeri pretendono come se gli fosse dovuto. La Juve di Allegri è brutta, talvolta bruttissima, ti fa venire voglia di cambiare canale ogni cinque secondi. Non è attraente, alle volte è inguardabile ma è lì, a due punti dalla capolista.

Allegri Fiorentina Juventus

Questa Juve è vincente, trascinata non dalle stelle dell’attacco, strapagate per far meraviglie ma dai manovali della difesa. Sembra gente cui non daresti un centesimo ma cosa vuoi dire ad un reparto che non prende gol da sei partite? Soffrire per 80 minuti ma dando sempre la sensazione di essere in controllo non è roba da tutti. Dategli del catenacciaro, se vi pare: almeno per ora, ha ragione Max Allegri.

Il caos disastroso di Pioli (4)

Come si fa a passare da Pioli is on fire a #PioliOut? Nel calcio di oggi non ci vuole davvero niente. Basta un paio di partite storte e certi “tifosi” sono già pronti con i forconi e le battutacce sul panettone. Certo che il capitale accumulato con la straordinaria cavalcata di due anni fa si è esaurito quasi del tutto. Il tecnico emiliano, ultimamente, sembra in piena confusione. Le trovate geniali che lo avevano fatto assurgere con troppa fretta nell’empireo dei migliori di sempre si sono trasformate in scelte quasi incomprensibili. Cosa dire dei cambi discutibili messi nel secondo tempo col Napoli o della scelta di scendere in campo contro l’Udinese con un 4-4-2 sperimentale? Pur con tutta la buona volontà e le scusanti del caso, non gliene sta andando bene una che sia una.

Milan Udinese

Prendete, ad esempio, uno di quelli che si sbatte sempre e comunque come Yusuf Musah. Pioli lo schiera largo a destra, così da equilibrare il centrocampo ma è chiaramente un pesce fuor d’acqua. La volontà ce la mette sempre, cosa che gli sta conquistando l’affetto dei tifosi, ma non si capisce perché debba faticare così tanto. Perdere la seconda gara tra le mura amiche a tre giorni dal dentro-o-fuori contro il Psg è una vera e propria iattura. Capisco la volontà di provare a cambiare, inventare, sperimentare ma questo è il momento chiave della stagione rossonera. Invece del disastroso caos di queste settimane, magari meglio affidarsi ai santi vecchi e sperare in bene.

Tre fantasmi in campo (3)

Fin dalla notte dei tempi, molti di quegli incredibili talenti strombazzati durante il calciomercato per convincere i tifosi ad aprire i portafogli si rivelano ben lontani da quanto promesso. Da qui ad usare la definizione fin troppo tranchant di “bidoni” ce ne corre, ma alcuni nomi importanti hanno messo prestazioni quasi inspiegabili nel corso del fine settimana. Dando una scorsa rapida alle pagelle dei colleghi, i voti infimi si sprecano ed una parola ricorre con sospetta frequenza: fantasmi. Va bene che in questo calcio permanentemente sull’orlo di una crisi di nervi si è fin troppo pronti a stroncare le carriere di chiunque quando i risultati non arrivano ma, stavolta, è davvero difficile dare loro torto. Cosa dire, ad esempio, di Luka Jovic, talento che ai tempi dell’Eintracht Francoforte aveva fatto talmente sensazione da spingere un marpione come Florentino Perez a strapagarlo?

Jovic Milan Udinese Fotogramma

Tanto era capace di fare meraviglie al Waldstadion, tanto ha faticato al Bernabeu a guadagnarsi una maglia da titolare. Si è detto che non era adatto agli schemi di Italiano ma, almeno a giudicare da quello che si è visto sabato a San Siro, l’aria di Milano lo ha fatto ulteriormente regredire. Vedi sopra per Ruslan Malinovskyi, tanto devastante quando vestiva la maglia dell’Atalanta quanto del tutto spaesato sia al Marsiglia che ora alla corte di Gilardino. Quello che avrebbe dovuto fare il salto di qualità al Grifone è irriconoscibile, vaga in campo completamente spaesato, avulso dal gioco in tutto e per tutto. Meno comprensibili, invece, le cannonate ad alzo zero verso il talentuoso argentino Lucas Beltran.

D’accordo, ieri sera al Franchi ha vissuto 45 minuti da incubo nell’area bianconera, sorvegliato a vista da un cliente scomodo come Bremer ma ha ricevuto davvero pochissime palle giocabili. Il talento non gli manca ma siamo davvero sicuri che basti?

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