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"Sconterà la sua pena in Brasile". Ecco la decisione su Robinho

La decisione del tribunale supremo della giustizia brasiliana: l'ex calciatore del Milan, condannato in via definitiva per stupro, non andrà in carcere in Italia

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Niente Italia per Robinho: l'ex calciatore della nazionale brasiliana e del Milan sconterà la condanna a nove anni di carcere per stupro nel suo Paese. Lo ha stabilito il tribunale supremo del Brasile nella giornata di mercoledì. A maggioranza (otto contro due) i giudici del Superior Tribunal de Justiça - che corrisponde alla nostra Corte Cassazione - si sono espressi a favore dell'omologazione della sentenza italiana che era stata emessa nel 2017 dal Tribunale di Milano. L'ex attaccante non è stato giudicato il caso nel suo merito, ma se la decisione del tribunale italiano avesse seguito determinati criteri affinché la pena prevista potesse essere scontata in Brasile.

Il processo era stato avviato dopo la richiesta inviata dal ministero della Giustizia italiano un anno fa, tenuto anche conto che - come da prassi diplomatica - il Brasile non concede praticamente mai l'estradizione di cittadini brasiliani verso altri Paesi. E così, in un parere fornito all'Stj, la procura federale del Brasile aveva dato ragione alle istituzioni italiane sostenendo che la sentenza dovesse essere omologata dalla magistratura dello stato sudamericano considerando soddisfatti "tutti i requisiti legali e procedurali adottati dal Brasile in materia di trasferimento delle esecuzioni penali dall'Italia". Gli avvocati di Robinho potranno comunque impugnare la decisione davanti alla Corte suprema federale.

L'ex giocatore rossonero, oggi 40enne, era stato condannato in via definitiva in Italia per lo stupro di gruppo di una donna avvenuto nel 2013. Dopo il verdetto di primo grado nel capoluogo lombardo, infatti, la sentenza di condanna venne confermata anche dalla Corte d'Appello e dalla Suprema Corte di Cassazione, diventando quindi non più appellabile nel gennaio 2022. Tuttavia, al momento della lettura della sentenza, Robinho si era già trasferito in territorio brasiliano e quindi era impossibile arrestarlo era impossibile: da qua, la richiesta di rendere possibile una reclusione in patria, stante anche l'impossibilità di un'estradizione.

Secondo la ricostruzione investigativa, poi confermata in tutti i gradi di giudizio, la violenza sessuale era avvenuta in un locale del quartiere Bicocca, dove Robinho si trovava con la moglie e alcuni suoi amici. In discoteca c'era anche la ragazza, che proprio quella sera festeggiava il suo 23esimo compleanno. Il calciatore - 108 presenze col Milan dal 2010 al 2014 - avrebbe accompagnato la moglie a casa e poi sarebbe tornato nel locale, dove insieme agli amici avrebbe circuito la vittima offrendole da bere fino a renderla incapace di opporsi. Infine il gruppo l'avrebbe portata nel guardaroba abusando di lei a turno.

Sei mesi dopo, la donna denunciò la violenza sessuale e partì l'inchiesta giudiziaria.

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