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Camera Usa: si dimette DeLay il capogruppo repubblicano

Alberto Pasolini Zanelli

da Washington

Gli «ammutinati» hanno vinto rapidamente. Sotto le pressioni di un numero crescente di suoi compagni di partito, indebolito gravemente dalle confessioni del corrotto lobbista Jack Abramoff, Tom DeLay si è dimesso da leader del gruppo parlamentare repubblicano alla Camera, che è la posizione numero due nella gerarchia del suo partito dopo il presidente della Camera Dennis Hastert. DeLay era da mesi sotto inchiesta giudiziaria per vari tipi di violazioni della legge, riferentesi soprattutto a corruzione e finanziamenti illegali per la sua campagna elettorale e quella di altri esponenti repubblicani a lui vicini. Nella lettera di dimissioni, inviata a Hastert, DeLay continua a proclamarsi innocente ma ammette di non poter, almeno per ora, mantenere la leadership del suo gruppo senza danneggiare l’intero partito. Egli si era già «autosospeso» temporaneamente, ma ha trasformato le sue dimissioni in definitive dopo che decine e decine di deputati repubblicani avevano posto la loro firma sotto una mozione che invitava Hastert a indire l’elezione di un nuovo capogruppo.
DeLay si è piegato ma promette che «dopo novembre» si ripresenterà candidato alla medesima carica. Dopo novembre significa dopo le elezioni per il rinnovo della Camera, attualmente a maggioranza repubblicana e la leadership del partito (e probabilmente anche la Casa Bianca) si sono convinti che la continuata presenza di DeLay in una posizione di primo piano potrebbe danneggiare gravemente l’intera posizione del partito. L’ultimo sondaggio indica infatti che solo 36 elettori su cento in questo momento preferiscono, fra i due partiti in genere, i repubblicani, mentre 49 su cento hanno una opinione migliore dei democratici. Il dato non va preso alla lettera ma indica che in novembre la lotta in numerosi collegi sarà più serrata di quanto non lo sia stata negli ultimi dieci anni di ininterrotta maggioranza repubblicana alla Camera.
Ci si attende ora che lo speaker, cioè Hastert, indica una nuova elezione del capogruppo appena la Camera tornerà a riunirsi, cioè subito dopo il 31 gennaio e ci sono già diversi candidati alla successione di DeLay. Il favorito è per ora Roy Blunt del Missouri, attuale «vice» del dimissionario, ma hanno possibilità anche John Boehner dell’Ohio, John Shadegg dell’Arizona e Mike Pence dell’Indiana, esponente dell’ala più conservatrice. La campagna «interna» si preannuncia dunque serrata e aspra.

Dalle ombre è riemerso perfino Newt Gingrich, l’ex presidente della Camera che dovette dimettersi nove anni fa per una «violazione del codice etico» e che oggi invoca una «ventata di moralità».

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