Roma

Canova, contro la chiusura sit-in di medici e infermieri

L’appalto in tasca. Quale migliore deterrente alla protesta di sanitari e cittadini contro la chiusura dell’ambulatorio di via Canova che propagandare l’appalto per la riconversione del San Giacomo?
Un escamotage quasi riuscito se non fosse che mentre il reggente regionale Esterino Montino, due giorni fa, se ne usciva con l’affermazione di avere già l’appalto per l’apertura del cantiere della nuova «Casa della salute» del centro storico, l’Asl Roma A divulgava le note protocollate della Regione che esprimevano l’esigenza di dar corso all’interruzione della continuità assistenziale a via Canova. Decorrenza primo febbraio. E questo malgrado le oltre ottocento prestazioni sanitarie alla settimana, le decine di visite specialistiche ed esami diagnostici quotidiani si fanno previa prenotazione al Cup dell’ambulatorio.
Sì, perché, in barba all’innovazione tecnologia, per usufruire delle prestazioni mediche di via Canova non si può utilizzare il numero verde e fare la prenotazione telefonicamente. Bisogna recarsi là di persona. Motivo che gli operatori sanitari criticano aspramente opponendosi alla chiusura con la richiesta del potenziamento dei servizi e l’inserimento nella banca dati del Recup.
«Per tutta risposta la Asl ha già sospeso il servizio di diabetologia e allergologia mentre - precisa la responsabile regionale del Sindacato medici italiani, Floriana Riddei durante il sit in di protesta organizzato ieri da medici e infermieri - dalla prossima settimana verranno avvisati tutti i pazienti in cura e in continuità assistenziale della chiusura definitiva».
Insomma la chiusura dell’ambulatorio lascia parecchio amaro in bocca e non ce la fa la flebile speranza di una prossima riapertura e riorganizzazione del complesso ospedaliero del San Giacomo a sedare gli animi. «Ci sorprendiamo davvero del fatto che il vicepresidente Montino parli delle procedure dei lavori già assegnate. Verificheremo i progetti di riconversione - taglia corto il senatore Stefano De Lillo (PdL) membro della commissione Sanità di Palazzo Madama che è sceso in strada al fianco dei camici bianchi -, l’iter procedurale sulla programmazione dei lavori che si organizzi una residenza sanitaria, un hospice o un ambulatorio polispecialistico, non ultimo chi eseguirà i lavori e chi ha firmato i progetti». Già, perché allo stato dell’arte sono i nodi tecnici regolati dalla Legge quadro sui lavori pubblici che il reggente deve sciogliere: bando di gara, commissione giudicatrice, assegnazione dell’appalto, capitolo di finanziamento, benestare della Soprintendenza alle belle arti e non ultimo il parere della Conferenza dei servizi sul progetto definitivo.


Montino queste «quisquilie» le dovrebbe conoscere bene, visto che ha pure ricoperto la carica di assessore capitolino ai Lavori pubblici dal 1995 fino a gennaio 2001.

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