Dal carcere al Duomo Don Bosco torna a far sperare i ragazzi

Dal carcere al Duomo Don Bosco torna a far sperare i ragazzi

A nove anni, Giovanni fece un sogno. Vide un gruppo di ragazzi poverissimi che giocavano e bestemmiavano. Cercò di fermarli a pugni. Gli apparve un uomo maestoso, lo chiamò e lo invitò a mettersi a capo di quella banda. Ventidue anni dopo, il 12 aprile 1846, nella periferia di Torino, a Valdocco, don Giovanni Bosco apriva il suo primo oratorio. Otto anni più tardi fondava la Società Salesiana. Raccoglieva per strada i ragazzi allo sbando, faceva loro catechismo e contratti di apprendistato, educazione ai sacramenti e alla vita quotidiana. Così è diventato il santo dei giovani.
Don Bosco è nato il 16 agosto 1815 a Castelnuovo d'Asti e l'anno prossimo festeggia il bicentenario. Le celebrazioni sono partite da tempo. La reliquia della mano del santo educatore è partita nel 2009 per un tour in pullman in giro per il mondo. L'urna, lunga due metri e pesante 290 chili, contiene anche una copia del corpo di don Bosco, che si trova nella basilica di Santa Maria Ausiliatrice a Torino. Ha attraversato cinque continenti e centotrentadue nazioni, inclusa la Cina. Adesso arriva a Milano e sabato primo febbraio entrerà in Duomo. L'idea dei Salesiani è un pellegrinaggio al contrario: non sono i fedeli ad andare sulla tomba, ma le spoglie di don Bosco ad andare incontro ai ragazzi.
Sabato primo febbraio catechiste e catechisti della Diocesi accoglieranno l'urna con una preghiera che inizierà alle 14, guidata dal vicario generale, Mario Delpini. Alle 17.30 monsignor Erminio De Scalzi celebrerà la Messa. Sabato sera è dedicato in esclusiva ai giovani: il Duomo sarà aperto solo per loro. A mezzanotte, partirà una fiaccolata verso la chiesa salesiana di Sant'Agostino (in via Copernico, nei pressi della Stazione Centrale). Domenica 2 febbraio l'urna sarà a Baggio, nella parrocchia San Giovanni Bosco. Lunedì 3 febbraio don Bosco andrà in visita al carcere minorile Cesare Beccaria (come faceva a Torino), dove il cardinale Dionigi Tettamanzi celebrerà la Messa e battezzerà tre detenuti. Nel pomeriggio, l'urna passerà alla comunità di accoglienza per minori disagiati «Kairos» di Vimodrone, quindi in oratorio a Melzo. Alle 21 veglia nella chiesa San Giovanni Bosco di Sesto San Giovanni.
L'urna tornerà in Duomo martedì 4 febbraio per la chiusura solenne del pellegrinaggio. Al mattino arriveranno i ragazzi delle scuole, al pomeriggio i ragazzi dell'oratorio. Alle 20 nuova fiaccolata con partenza dal Duomo e arrivo in Sant'Ambrogio. Alle 21 sarà l'arcivescovo, Angelo Scola, a celebrare la Messa delle «comunità educanti»: sacerdoti, catechisti, insegnanti, allenatori, genitori impegnati negli oratori.
«Non è un richiamo nostalgico al passato, ma un invito a occuparci dei giovani di oggi: don Bosco li aiutava a entrare nel mondo del lavoro. Come ha scritto Chesterton, ogni tempo è convertito dal santo che più lo contraddice.

E in una società in cui troppi vengono meno al compito educativo, don Bosco ci ricorda che non c'è cosa più importante che educare i giovani» spiega don Claudio Cacioli, ispettore dei Salesiani di Lombardia e Emilia. E don Samuele Marelli, responsabile degli oratori milanesi: «Don Bosco è un dono per tutta la Chiesa. E anche se gli oratori c'erano prima di don Bosco, dallo spirito di don Bosco hanno raccolto tanto, tantissimo».

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