È il 1936. Due giovani si sorridono, se ne scorgono i profili, trattenuti vicini uno allaltro per un attimo da una corsa nellacqua, o un gioco, e dietro il mare ligure, chiuso da rilievi sul fondo. Una delle scelte fotografie in mostra a Palazzo Caffarelli del tedesco Herbert List ne sintetizza le peculiarità del primo periodo, leleganza marmorea, il nitore classico, il senso dassoluto e di ordine condiviso da tanti artisti dellepoca. Negli anni Trenta List è un giovane commerciante di caffè che ad Amburgo si diletta di fotografia e sente unaffinità elettiva e coltivata con i surrealisti. Gli scatti dellepoca ritraggono amici e il riflesso, nelle nature morte, di una Germania quotidiana inquietante, tesa allo spasimo, ideale non-luogo nel quale far crescere lo sguardo nitidissimo e metafisico. Una Germania dalla quale List parte nel 36 e torna - vi è costretto - nel 41, dove più tardi immortala Monaco dopo i bombardamenti e dove infine assume la direzione della rivista americana Heute. Nel frattempo ha viaggiato parecchio, ha abbandonato il caffè, e la fotografia, inizialmente di moda, è divenuta un mestiere. A Parigi tiene la prima personale con immagini scattate durante i soggiorni in Grecia, dove tutto lo affascina, il mare e larcheologia, le spiagge e i suoi modelli preferiti, giovani uomini che ne costituiranno la sigla, divenuta scuola per fotografi di generazioni successive come Herb Ritts. Nellesposizione romana in corso fino al 17 febbraio lattenzione è focalizzata in special modo sulla produzione italiana: Roma, soprattutto, e poi Napoli, Firenze, Venezia, la Liguria. Un «viaggio in Italia» che racconta in bianco e nero paesaggi urbani (e no) inediti, anche quando si tratta di luoghi noti e mille volte riprodotti. Le immagini sono tagliate da ombre nette e geometriche, a volte, che isolano oggetti o volti, ne segnalano la direzione di marcia, un retropensiero, il senso dellazione in atto, associando elementi altrimenti incongrui e creando ununità compositiva assoluta. Altrove è la forza dellaneddoto, sia pur congelata, a irrompere sulla scena, con un senso dumanità riscoperta che quasi invade lo spazio ossessivamente limpido, ed è come se il fotografo suggerisse linizio di una storia, che si completa da sé mentre si passeggia oltre verso la successiva immagine. Alcune sezioni compiono un proprio percorso: la serie scattata dalla finestra dellappartamento di un amico romano ha per protagonista i sampietrini di Trastevere, che diventano una trama su cui giochi di linee stradali ritmano la superficie. Unaltra serie, datata 1950, è dedicata alla stazione Termini, allora la più moderna dEuropa.
In ultimo, ma accoglie il visitatore, la straordinaria sezione dedicata ai ritratti degli anni 50 e 60: tra gli altri, Pasolini su uno sfondo di panni stesi; Anna Magnani in versione drammatica e mondana; Giorgio Morandi che osserva le bottiglie che dipingerà per tutta la vita.Cartoline da unItalia bella e metafisica
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