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Champions, l'Inter riparte da Milito Contro lo Shalke dimenticare il derby

Leonardo ha i nervi e deve curare la Grande Sorella: "Siamo in corsa per tutto". Ma dopo la batosta con il Milan e il silenzio di Moratti mette in dubbio il suo futuro. Milito: "La mia rabbia per arrivare a Wembley"

Champions, l'Inter riparte da Milito 
Contro lo Shalke dimenticare il derby

nostro inviato a Appiano Gentile

Basterà Milito a ricreare l’atmosfera? L’atmosfera che ti fa girar la testa in Champions. Per ora è atmosfera da Inter: effervescente, nervosa, tesa, incerta, tra spifferi e sussurri. Basta far domande a Leonardo per sentir la tensione che sale. «Niente dibattiti, altrimenti diventa il Grande Fratello». È la risposta più spiritosa e meno stizzosa. Forse perché Leo dimentica che l’Inter è una grande Sorella: pazza e imbarazzante, mugugnante e umorale, può essere una bellezza o una racchia. Può stupirti o deluderti. Ma ora c’è la Champions: su la testa. Leo non ha mai vinto (neppure col Milan) una partita casalinga. Ma l’Inter ha ricevuto in dono dallo stellone il gol di Pandev a Monaco e il sorteggio che le ha spianato la strada verso un’altra finale. Sarebbe un’impresa da record. Lo Schalke può essere un trappolone, ma è la miglior avversaria che potesse capitare. Naviga a oltre 30 punti dalla prima in classifica della Bundesliga, però nelle coppe (nazionale e Champions) va forte. Sta sfruttando l’ultima giovinezza di Raul, gioca con due punte (attacco da 10 reti in 11 partite), un buon portiere, qualche elefantone difensivo e un centrocampo tignoso.

Per l’Inter una fortuna, ma anche una dannazione. Stavolta la grande Sorella ha tutto da perdere: se passa è normale, sennò saranno dolori. Non chiedete a Leonardo come gioca lo Schalke: ne ricevereste una risposta stizzita. «Sappiamo tutto di tutte le squadre, basta andare a guardarselo». Inutile parlare di cose tecniche, Leo parla solo di questioni umane: cuore, amore e fantasia. E ti racconta: «Non sono deluso, mi sento in corsa per tutto».
Ma sotto il vestito della grande Sorella qualcosa bolle: il derby ha lasciato tracce. La bronchite di Moratti è sospetta. Seccato? «L’ha presa come tutti noi», ha raccontato Leonardo. «Con amarezza. Non c’è tanto da dirsi, la formula di gestire le sconfitte non l’ha mai trovata nessuno. C’è amarezza. Ma quando passa la stanchezza sei più lucido». Un giro di parole per dire che il presidente non ha gradito, il contatto telefonico non è stato immediato e il silenzio di Moratti dice più delle parole. E Leonardo conosce gli umori del patron con gli allenatori. Non a caso da qualche tempo continua a ripetere, a giornalisti italiani e stranieri: «Non so quale sarà il mio futuro». Avrà letto anche lui che Guardiola ha già fatto sapere al Barcellona che l’avventura è quasi finita.

Alla vigilia di una partita in cui Leo proverà a ritrovare l’Inter dei Campioni, il discorso ha vagato tra errori del derby e voglia di riscatto, tra moduli giusti e sbagliati. Pandev tornerà fra le riserve, centrocampo con Cambiasso, Motta, Stankovic e Sneijder. La difesa dovrà fortificarsi: fra le squadre giunte ai quarti, l’Inter è la squadra che ha subito più reti (14). Non è un caso. Sarà il solito vai e vieni tra un modulo e l’altro. «Ma conta come i giocatori interpretano il ruolo».

C’è da cancellare il derby, ma pure le ruggini. La squadra ha le sue certezze. La contestazione milanista ha lasciato dubbi e veleni soprattutto nel tecnico. Ieri Leonardo ha negato qualunque incontro con Gattuso. «Non l’ho visto e nemmeno incrociato dopo la partita». Eppure gli ambienti nerazzurri avevano lasciato trapelare che il Ringhio si era scusato per le sue parole offensive. Ma altro ha infastidito Leo: i dubbi sulla spontaneità della contestazione rossonera in contrapposizione con le galanterie del gotha rossonero nel dopo partita. Tutto ad arte? È umano che il dubbio si insinui. Nonostante il suo eterno ritornello. «Io vivo le emozioni in un modo bello». Lo ha ripetuto pure ieri, nonostante certe scritte non debbano averlo reso proprio così felice: pare siano comparse anche sotto casa la notte del derby.

Non a caso Leo si è lanciato in una filippica ad uso e consumo di chi volesse intendere. «Le emozioni ti aiutano a capire meglio le persone, vedere, analizzare. È un lavoro sociologico infinito e mi sento un privilegiato per il fatto di poterlo vivere. Conosco l’ambiente e so perché ognuno ha fatto una cosa. Questo è un puzzle, a livello umano infinito. Le mie certezze non vengono toccate. Capivo già, ma capisco ancora meglio e mi considero ancora più forte di prima: per la partita di domani e per quello che sarà il mio futuro». Ecco, quello che sarà il suo futuro.

Stasera l’Inter comincerà a spiegarlo.

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