Roma

Che fine ha fatto la ferrovia Roma-Rieti?

Denuncia del consigliere Cicchetti (An)

Marrazzo penalizza Rieti e la Sabina. E il centrodestra insorge. L’accusa è precisa. Quasi tutti i progetti di viabilità della vecchia giunta Storace si ritrovano nella Finanziaria 2007 appena approvata. Tutti meno uno. E’ sparita, nel disappunto di migliaia di pendolari, la ferrovia Roma-Rieti che pure era già stata finanziata dal governo nazionale attraverso la Legge Obiettivo. A rimarcare la cancellazione è il capogruppo di An Antonio Cicchetti, già sindaco di Rieti: «Un primo parziale finanziamento di 90 milioni per la linea ferroviaria era stato stanziato ed approvato dal Cipe nel 2005. Più avanti sarebbero arrivati gli altri soldi. Ora, invece, con Marrazzo alla presidenza della Regione, della Roma-Rieti non se ne parla più. L’assessore Ciani ha altro per la testa. Bisognerà ricominciare tutto da capo - commenta Cicchetti - ed aspettare che ci rimetta le mani in futuro qualcun altro. Magari una nuova giunta di centrodestra».
Il progetto della linea ferrata prevedeva cinque fermate, fra cui quella di Passo Corese. La spesa complessiva per l’opera era stimata in 792 milioni. Con i primi 90 milioni Trenitalia avrebbe realizzato: l’adeguamento della stazione di Passo Corese con il nuovo innesto di binari; la costruzione di 3 km di ferrovia attraverso il nucleo industriale di Passo Corese; gli espropri di aree sull’intero percorso, con la bonifica del terreno dagli ordigni bellici e i sondaggi archeologici.
Nella Finanziaria di Marrazzo, invece della ferrovia, figura l’allargamento a quattro corsie della Salaria nel tratto di 36 Km da Passo Corese a Rieti. Ma solo a parole. La manovra, infatti, stanzia per l’opera 40 milioni in tutto. Il costo, però, per adeguare la via Salaria nel tratto in questione, in base alla progettazione preliminare, è di ben 625 milioni. Per di più i pochi milioni in bilancio sono spalmati nel triennio: 10 per il 2007, 15 per il 2008, 15 per il 2009. In pratica, stando al protocollo d’intesa firmato a settembre 2006 dalla Regione con il ministro Di Pietro, i 40 milioni messi da Marrazzo sul piatto servirebbero appena ad un lavoro di maquillage. Cioè agli interventi (cosiddetti di secondo livello) per ottimizzare l’accessibilità ed alla messa in sicurezza dei tratti più pericolosi della strada. Per vedere le ruspe in azione per il vero e proprio raddoppio bisognerà invece attendere i finanziamenti del Governo Prodi. Con i tempi che corrono, si fa prima a ripristinare il trasporto a dorso di asino.
I bus Cotral compiono circa cento corse giornaliere dalla Sabina a Roma e viceversa. Il bacino d’utenza è in crescita. Il Terminillo d’inverno è a due passi. Ma il traffico stradale scoraggia i collegamenti. Qualcuno potrebbe obiettare che, in fondo, anche se fra 10-15 anni, per collegarsi al capoluogo reatino il raddoppio della Salaria vale quanto la ferrovia. «Niente di più errato - ribatte Cicchetti - La popolazione della Sabina, per motivi sociali e culturali, preferisce il mezzo collettivo di trasporto all’auto privata. È strano che la sinistra, che fa sempre del trasporto su ferro il suo fiore all’occhiello, in questo caso preferisce quello su gomma. Rieti, questa la verità, è penalizzata da Marrazzo. Con Storace c’era in giunta l’assessore Ciaramelletti, ora nessuno rappresenta più il capoluogo». A tagliare la testa al toro nel dilemma strada-ferrovia c’è, poi, un fatto incontrovertibile, rimarca l’ex sindaco di Rieti: entrambi i progetti erano previsti dai governi regionale e nazionale della CdL. Ora ne è rimasto uno solo. Con scarse probabilità di andare in porto.

C’è da temere che le code chilometriche sulla Salaria dureranno ancora per molti anni.

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