Controcultura

Chef, cantanti e "chicche". Il libro (non) è servito

Gli incontri con gli scrittori sono ormai il contorno. Ma negli stand si trovano ancora prelibatezze editoriali in anteprima

Chef, cantanti e "chicche". Il libro (non) è servito

nostro inviato a Torino

Solito pienone per i soliti vip e i soliti libroidi. Dopo Checco Zalone, campione di incassi e di pubblico venerdì, ieri tutto prenotato e posti solo in coda per il superchef Antonino Cannavacciuolo che si è cucinato 600 persone servendo il suo Il piatto forte è l'emozione (Einaudi). Filosofia à la carte: «Il piatto deve essere bello e buono, perché il primo ti prepara al secondo». Pance piene e vuoti luoghi comuni. Poi, alla sera, sold out (1.200 posti all'Auditorium) per Ligabue e il suo libro di racconti Scusate il disordine.

Un bel disordine, ieri, l'ha causato il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, quando ha chiesto un favore agli occidentali: «Le donne iraniane sono molte attive. Aiutatele: quando le vostre donne vanno in Iran, perché devono portare il velo?». «In Iran - ha aggiunto - ogni donna è costretta a portare il velo altrimenti commette un reato. Perché la signora Mogherini ha rispettato questa cosa? Questo vuole dire pagare dazio all'Iran». Una bella riflessione tra libri e politica.

Una bella riflessione tra libri e politica l'ha suggerita ieri Matteo Salvini. Stava firmando copie del suo Secondo Matteo nello stand Rizzoli - accolto e circondato da moltissimi fan(atici) lettori - quando è stato contestato da tre persone, una delle quali ha urlato: «Cosa c'entra Salvini con i libri?». Che è un'ottima domanda, da rivolgere a molti cantanti, attori, cuochi, calciatori, starlette, personaggi tv, pornostar... che presentano libri, da sempre, al Salone. Tra alti e bassi.

L'incontro più basso (per originalità) al Salone, ieri, è stato quello di Walter Veltroni che portava il suo romanzo Ciao, dedicato al padre Vittorio (Rizzoli), presentato dal presentatore Pippo Baudo. Quattro generazioni a confronto (quella di Baudo e quella di Veltroni, quella di Veltroni junior e di Veltroni senior) «sui grandi temi della vita e della storia». Sarà perché il libro è uscito lo scorso ottobre, ma sa tutto di vite e storie già sentite.

L'incontro più alto (letterariamente), ieri, è stato quello di Eraldo Affinati che ha parlato - con momenti di grande commozione - del suo romanzo-breviario L'uomo del futuro (Mondadori) sulla vita e l'opera di don Milani. Il libro (forse) vincerà lo Strega, l'autore (di sicuro) è uno straordinario scrittore. E l'anno prossimo uscirà un Meridiano in due volumi con le opere di don Lorenzo Milani curato da Alberto Melloni. Ecco buone notizie editoriali.

Tra le buone notizie/indiscrezioni editoriali raccolte tra gli stand (a proposito di titoli non ancora presenti al Salone ma in arrivo in libreria), c'è da segnalare: i primi due volumi degli attesissimi scritti giornalistici di Renzo De Felice (Luni); le 120 lettere alla famiglia, agli amici, ai leader politici e ai suoi amori scritte da Oriana Fallaci, La paura è un peccato, che usciranno per Rizzoli il 9 giugno (per lanciare le celebrazioni per i dieci anni dalla morte della giornalista); e il nuovo libro di Roberto Calasso, per la sua Adelphi, Il cacciatore celeste: una dottissima cavalcata tra mitologia, letteratura, antropologia, astrologia e scienza, dal Paleolitico alla macchina di Turing, che rievoca il momento in cui l'uomo diventò, da preda, predatore. Grandi perle letterarie.

Tra le (piccole) perle letterarie raccolte tra i piccoli ma eleganti stand di ancora più piccoli ed eleganti editori - e presentate in anteprima qui al Salone - da consigliare invece: la favola di E. T. A. Hoffmann Il piccolo Zaccheo detto Cinabro illustrata dall'artista tedesco Steffen Faust (volume meraviglioso, in grande formato, pubblicato da nottetempo); un elzeviro in plaquette di Matilde Serao uscito sul Mattino il 10 novembre 1892 dal titolo Contro il telefono - «è l'imperfetta, presuntuosa e inane scienza moderna destinata a guastare la vita umana» - perfetto in tempi di iPhone e WhatsApp (esce da Henry Beyle); e una nuova esemplare traduzione del Cimitero marino - uno dei vertici della poesia del '900 - di Paul Valéry (Interlinea). Bisogna avere fede nei piccoli (editori)...

Non ha alcuna fede il piccolo editore Nessun dogma, costola editoriale dell'Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar), associazione che (facendo propaganda?) propaga l'ateismo in Italia. Lo stand è molto defilato, in fondo in fondo... Ma pubblica (alcuni) testi strepitosi, come La necessità dell'ateismo, mai tradotto prima in italiano, e scritto da un P. B. Shelley giovanissimo (17 anni).

I giovanissimi in Italia stanno alla finestra in attesa di occasioni ma rientrano al Salone dalla Porta. Il critico letterario Filippo La Porta ha tenuto una lectio anti-magistralis sul suo pamphlet Indaffarati (Bompiani) per difendere i giovani italiani, per nulla bamboccioni ma molto impegnati nel sociale: le nuove generazioni, dice, non sono peggio della nostra (cioè la sua). E la colpa del disastro attuale è degli abili retori del '68 che si sono presi (loro) il potere e hanno lasciato (a noi) soltanto la diffidenza verso la cultura e il suo linguaggio. Per una volta, non è sempre la stessa musica.

Che musica, al Salone. Ieri sono arrivate, in assoluta anteprima, alcune copie dell'autobiografia di Elvis Costello (in America è già un cult) dal titolo stentoreo Musica infedele & inchiostro simpatico (Baldini Castoldi), libro-monstrum (880 pagine) che racconta l'epopea di Declan «Macca» MacManus che scelse di chiamarsi Elvis come il re del rock and roll e Costello in omaggio alla nonna italiana - tra giacche anni '50, occhialoni, Fender Jazzmaster a tracolla, piglio rabbioso e una nuova concezione del mondo.

Piglio rabbioso e una rivoluzionaria concezione del mondo, ieri Roberto Saviano ha fatto la sua apparizione al Salone per celebrare - officianti i grandi sacerdoti (del Libro) Ernesto Ferrero e Gian Arturo Ferrari - i dieci anni di Gomorra. Che ora - a cementare un rinnovato fraterno abbraccio tra lo scrittore e la Mondadori, come quello fisico tra Roberto e Gianni Ferrari - è il primo titolo della rinnovata, imperitura, collana degli Oscar. Sarà stata la confusione dell'entrata trionfale, sarà stata la nostra malizia, ma ci è sembrato che tra l'autore Roberto Saviano che ha scritto Gomorra e l'attore Marco D'Amore che interpreta Ciro in Gomorra, entrati uno prima dell'altro, gli applausi più sentiti li abbia presi il secondo.

A dimostrazione che il Salone, più che una fiera per leggere, è un grande palcoscenico su cui recitare.

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