CHI È INTERESSATO AL PROVVEDIMENTO E ALCUNE INFORMAZIONI UTILI

La riforma della previdenza complementare, inizialmente prevista per il 1° gennaio 2008, è entrata in vigore dal 1° gennaio di quest'anno. I protagonisti del mercato sono sia lavoratori che datori di lavoro ma anche familiari fiscalmente a carico e pensionati. La platea è vasta: si tratta infatti di circa 5 milioni di lavoratori autonomi e liberi professionisti, 11 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato, di 4 milioni di piccole e medie imprese e di 25mila grandi aziende.
La previdenza complementare diventerà in futuro praticamente indispensabile e, proprio per questo, si avverte la necessità di una valida consulenza sia riguardo la destinazione del Tfr e sia per gli altri aspetti della riforma.
Le forme di previdenza complementare possono colmare alcune delle più sentite esigenze dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti: vantaggiose deduzione fiscali, integrazione alla pensione pubblica (dal momento che il gap medio stimato sull’ultimo reddito oscilla tra il 40% e il 50%) e la costituzione di una disponibilità economica non soggetta ai rischi di impresa (quali, per esempio, il fallimento o il sequestro). Le principali obiezioni sollevate da queste figure professionali sono legate al non volersi vincolare per tanti anni di versamenti e alla necessità di rientrare immediatamente in possesso del capitale in caso di estrema necessità. Per quanto riguarda i tanti anni di versamenti, va ricordato che per avere una pensione adeguata è necessario accumulare a lungo il capitale per consentire una significativa capitalizzazione. Inoltre, più a lungo si versa, maggiori sono i vantaggi fiscali da parte del sottoscrittore. E se si avesse improvvisamente bisogno dei soldi? In questo caso, per esigenze particolarmente gravi (come per esempio, ma non solo, le malattie) il lavoratore può ritirare il 75% del maturato in qualsiasi momento, anche prima di aver maturato la pensione. Inoltre, trascorsi otto anni, è possibile richiedere anticipazioni, fino al 75% per acquisto o ristrutturazione della casa, o fino al 30%, per altre ragioni.
Anche per i lavoratori dipendenti i vantaggi fiscali derivanti al medio lungo termine (più di versa, maggiori sono i vantaggi fiscali) assumono un appeal formidabile; al punto che si può dimostrare che i benefici in termini di deduzioni in fase di dichiarazione dei redditi, insieme ai superiori rendimenti dei fondi rispetto al Tfr (come hanno dimostrato negli anni di saper fare, per esempio, le linee del fondo pensione aperto «Al Meglio» di Alleanza), compensano i maggiori costi rispetto al trattamento di fine rapporto. E se il lavoratore volesse cambiare fondo? Nessun problema: è infatti possibile trasferirsi ad altre forme di previdenza complementare dopo soli due anni.
Infine, ma non certo per rilevanza, ci sono vantaggi anche per le piccole e medie imprese che possono trovare nella previdenza complementare uno sbocco ad alcune esigenze. Come, a esempio, quella di gestire le relazioni con i dipendenti in modo attivo, fornendo soluzioni alternative per la loro previdenza complementare. Oppure come quella di creare una forma di incentivazione diversa dall’aumento di stipendio classico e peraltro meno onerosa come costo per l’azienda: è infatti possibile offrire la contribuzione aziendale come un benefit economico al posto di un aumento in busta paga, che è più oneroso per l’azienda.

Le piccole e medie imprese, inoltre, possono sfruttare i benefici collegati al versamento del Tfr a una forma di previdenza complementare; inoltre, tramite le forme di previdenza complementare è possibile modellare il proprio piano di versamenti rendendolo più flessibile rispetto a quello previsto con il proprio piano negoziale o di categoria.

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