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Le chitarre di Mazzini e i suoi gusti musicali

Giuseppe Mazzini è stato uno dei personaggi politici della storia d'Italia e del Risorgimento maggiormente attenti alla musica

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Giuseppe Mazzini è stato uno dei personaggi politici della storia d'Italia e del Risorgimento maggiormente attenti alla musica. Chitarrista provetto, nel 1836 pubblicò a Parigi nientemeno che Filosofia della musica, un breve trattato in cui la musica, «sola favella comune a tutte le nazioni, unica che trasmetta esplicito un presentimento d'umanità», viene elevata a fondamento dell'educazione civile, morale e patriottica. Essendo anche musicista, conosceva profondamente il linguaggio musicale e nel suo scritto sostiene che «la musica è nata in Italia, nel XVI secolo con Palestrina» quale compimento della monodia antica: la melodia «rappresenta l'individualità», l'armonia «il pensiero sociale» e dunque «nell'accordo perfetto di questi due termini fondamentali d'ogni musica sta il segreto dell'Arte, il concetto della musica europea davvero che noi tutti, consci o inconsci, invochiamo».

Adriano Lualdi, nella sua introduzione di un'edizione del 1943 di Filosofia della musica, rivelò anche che Mazzini «era attentissimo a tutto ciò che di nuovo usciva nel mondo musicale». In effetti, ciò è confermato nelle lettere alla madre, Maria Drago, dove spesso il teorico della Giovine Italia non manca di richiedere corde per le sue chitarre e, non di rado, spartiti. Sono lettere che denotano una non scontata conoscenza del repertorio, come in questo passo del maggio 1835: «Quando mi inviate qualche cosa, inviate pure qualche poca musica che deve rimanervi - mi distrarrebbe - intendo sempre di autori: Giuliani, Legnani, Moretti, etc. - Carulli no, per amor di Dio».

Ora, grazie a un originale disco appena pubblicato da Tactus, Musica dalle lettere di Mazzini suonata sulle sue chitarre, è possibile riascoltare quella letteratura citata nelle lettere mazziniane: Niccolò Paganini, Luigi Moretti, Mauro Giuliani, Giulio Regondi, Caspar Joseph Mertz, Luigi Rinaldo Legnani.

L'unicità del cd di Marco Battaglia è garantita dal fatto che i brani sono stati incisi, per la prima volta in un'unica registrazione, proprio sulle tre chitarre appartenute a Mazzini.

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