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Cina, scandalo latte alla melamina: due uomini condannati a morte

I due erano stati giudicati colpevoli di aver prodotto e venduto la bevanda contaminata, che intossicò migliaia di bambini. Ora l'esecuzione

Cina, scandalo latte alla melamina:  
due uomini condannati a morte

Sono finiti a morte, condannati dai giudici cinesi e poi giustiziati. È il destino toccato a due uomini colpevoli di aver prodotto e venduto il latte contaminato alla melamina che l'anno scorso ha causato la morte di almeno sei neonati e l'intossicazione di altri circa 300.000. Hanno «messo in pericolo la salute pubblica» e la Cina non li ha perdonati. Sono stati prima condannati a morte dal tribunale di Shijiazhuang (capoluogo della provincia settentrionale dell'Hebei); poi la conferma in appello e l'approvazione finale della Suprema corte del popolo.
Zhang Yujun e Geng Jinping - spiega l'agenzia Nuova Cina - hanno commercializzato il latte contaminato. Il primo producendone oltre 770 tonnellate, e vendendone più di 600 tra il 2007 e il 2008. Il secondo ne ha invece piazzate sul mercato oltre 900 tonnellate. Lo scandalo del latte contaminato era scoppiato nel settembre del 2008: fu allarme per la Cina e il mondo intero, dopo che centinaia di migliaia di bambini erano rimasti intossicati, e alcuni erano morti, per aver bevuto latte in polvere contaminato con la melamina, una sostanza chimica utilizzata per produrre plastica, colle e fertilizzanti, che fa aumentare artificialmente il valore proteico del prodotto.
A sporgere denuncia era stato il gruppo neozelandese Fonterra, azionista della Sanlu, da 15 anni uno dei maggiori marchi di prodotti caseari della Cina, che ha sede a Shijiazhuang. Il suo latte in polvere conteneva fino a duemila milligrammi di melamina al chilo mentre il limite posto dall'Unione Europea è di 20 milligrammi al chilo. I funzionari della Sanlu, la principale azienda responsabile sulle 22 coinvolte, sono accusati di non aver denunciato il problema - di cui erano consapevoli dall'agosto del 2008 - fino a metà settembre per salvaguardare l'immagine della Cina durante le Olimpiadi di Pechino e non creare allarmismi. Innazitutto la numero uno dell'azienda, la presidente Tian Wenhua (66 anni), una delle imprenditrici più note in Cina, che si è riconosciuta colpevole della vendita di prodotti dubbi e ha riconosciuto di aver tardato nell'avvertire le autorità. La successiva bancarotta della Sanlu, non in grado di risarcire il prestito di oltre un miliardo di yuan (circa 100 milioni di euro) utilizzato per pagare le spese mediche delle piccole vittime, e la condanna all'ergastolo di Tian non sono servite a placare le proteste dei genitori dei bambini, che sono più volte scesi in strada per chiedere giustizia.
Nel corso dell'inchiesta, decine tra venditori di additivi alimentari, proprietari di fattorie da allevamento e commercianti sono stati arrestati con l'accusa di aver acquistato la melamina per aggiungerla al latte in modo da aggirare i test sul contenuto proteico. E sono 21 le persone giudicate colpevoli che stanno scontando le pene inflitte lo scorso gennaio da diversi tribunali di Shijiazhuang: alcuni dovranno scontare l'ergastolo.

Oltre a Zhang e a Geng, un terzo uomo è stato condannato a morte ma la sua pena sarà probabilmente commutata in ergastolo.

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