Cinema

Agents Secrets, la nave affondata dai francesi che ha ispirato il film con Monica Bellucci

Agents secrets è la pellicola che prende spunto da quello che è passato alla storia come il caso Rainbow Warrior: l'affondamento di una nave di Greenpeace per volere del governo francese

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Uscito nel 2004 per la regia di Frédéric Schoendoerffer, Agents Secrets è il film thriller che va in onda questa sera alle 21.00 su Iris. Si tratta di una pellicola che vede come protagonista l'ex coppia formata da Vincent Cassel e Monica Bellucci, ed è liberamente ispirato a un fatto realmente accaduto.

Agents Secrets, la trama

Georges Brisseau (Vincent Cassel) è un agente segreto con il delicato compito di intercettare una nave socvietica che sta trasportando armi. Guidata dal trafficante russo Igor Lipovsky (Serge Avedikian), la nave è al centro anche di una missione statunitense, che rende quella francese ancora più complicata. Brisseau, però, può fare affidamento su una squadra composta da specialisti di cui fa parte anche la bella Lisa (Monica Bellucci), che è pronta a rinunciare alla carriera dopo la riuscita di questa ultima missione. Le cose però non vanno affatto come previsto e la verità non è quella che Brisseau pensa di conoscere e per cui sta combattendo. E più si avvicina ad essa, più pericolosa diventa per lui l'intera faccenda, al punto che l'agente segreto si troverà costretto a combattere per salvare la propria vita.

La vera storia dietro il film

Nonostante sia completamente un'opera di finzione, Agents Secrets parte da una sceneggiatura che non ha potuto fare a meno di prendere ispirazione da un fatto realmente accaduto. Nella prima parte della pellicola, infatti, l'attenzione dello spettatore è concentrata sulla nave russa che deve essere affondata per evitare che vengano trasportate armi. Si tratta, come riporta anche il sito dell'Internet Movie Data Base, di una trasposizione molto libera e non pedissequa di quello che è passato alla storia con il nome de "Il caso Rainbow Warrior". Come ha ricostruito il The Guardian, la Rainbow Warrior era una nave che navigava sotto la bandiera di Greenpeace che venne fatta affondare deliberatamente il 10 luglio 1985, mentre era attraccatta al porto di Auckland, città dell'Isola del Nord, in Nuova Zelanda. Secondo le ricostruzioni l'affondamento della Rainbow Warrior aveva a che fare con la missione che la nave di Greenpeace si era data come obiettivo. Infatti, lo scopo della nave era quella di interrompere i test nucleari che la Francia pianificava nella Polinesia francese. L'affondamento portò alla morte di un membro del fotografo Fernando Pereira, che si trovava a bordo proprio per documentare l'esplosione avvenuta sul fianco della nave, ma anche a una lunga disputa internazionale tra Francia e Nuova Zelanda, riguardante sia l'arresto di due agenti segreti francesi, sia la responsabilità legata all'affondamento della nave. Secondo un'altra ricostruzione che il The Guardian ha fatto nel 2005, nuovi documenti sul caso rilasciati da Greenpeace avrebbero mostrato senza ulteriori dubbi la completa responsabilità della Francia e, come scrive anche Wired, che l'ordine definito di far esplodere due bombe per affondare la nave fosse stato firmato dall'allora presidente François Mitterand. Il caso della Rainbow Warrior portò a settimane di indagini, dove era evidente che la Francia non volesse ammettere le proprie responsabilità. Più tardi, il governo ammise l'identità delle due spie arrestate sul luogo dell'esplosione, ma sottolineò ancora una volta che i due non avevano ricevuto alcun ordine diretto dai piani alti del governo transalpino. Ci vollero più di due mesi affinché la Francia si arrendesse davanti alle prove che continuavano ad emergere dopo la tragedia: venne riconosciuta la responsabilità, ma il Primo Ministro francese non fece mai il nome del mandante. Chiese, invece, che venissero rimpatriate le due spie, Alain Mafart e Dominique Prieur. Naturalmente il governo della Nuova Zelanda voltò le spalle a questa richiesta: era impensabile liberare due persone che avevano partecipato a quello che era un vero e proprio attentato e che aveva portato anche alla morte di un uomo. I due vennero condannati a 17 anni di carcere, ma la Francia passò al contrattacco: ostacolò il commercio con la Nuova Zelanda e minacciò di stabilire embarghi che avrebbero potuto mettere il paese in ginocchio. A quel punto fu necessario l'intervento delle Nazioni Unite, che mediò un accordo: le due spie avrebbero passato non meno di tre anni sull'atollo di Hao, in una base francese, mentre il governo della Francia avrebbe ripagato sia la Nuova Zelanda - con circa nove milioni di dollari - sia la famiglia del fotografo ucciso, sia la stessa Greenpeace.

Il risultato fu che Greenpeace creò una seconda Rainbow Warrior con la quale continuò a "disturbare" i test nucleari della Francia, mentre i due agenti che erano stati arrestati tornarono a casa prima dei tre anni e poterono continuare la loro carriera di agenti segreti.

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