Cinema

Un amore all'improvviso, perché in Italia i titoli vengono tradotti (male)?

Un amore all'improvviso è un film drammatico e romantico, che rappresenta alla perfezione un problema insito nella distribuzione italiana: snaturare i film con la sola traduzione del titolo

Un amore all'improvviso, perché in Italia i titoli dei film vengono tradotti (male)?

Un amore all'improvviso è il film che va in onda questa sera alle 21.10 su Rai Movie. Diretto da Robert Schwentke e arrivato in sala nel 2009, il film è la trasposizione cinematografica del bel romanzo di Audrey Niffenegger, La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, uscito in Italia nel 2003.

Un amore all'improvviso, la trama

Henry De Tamble (Eric Bana) è un bibliotecario che all'apparenza ha una vita normale e tranquilla. Tuttavia, sotto la superficie, Henry nasconde una malattia genetica rarissa che lo porta a continui viaggi nel tempo, sia nel passato che nel futuro, senza alcuna possibilità di controllo. L'uomo è sposato con Clare Abshire (Rachel McAdams), una scultrice che lavora con la carta e che Henry ha conosciuto proprio grazie ai suoi viaggi nel tempo, inciampando nella strada di Clare quando lei era ancora una bambina. L'uomo tornerà spesso nella vita passata della ragazza, guardandola crescere e rimanendo al suo fianco. Ma i costanti viaggi di Henry, la sua impossibilità di condurre una vita normale, e le sue lunghe assenze metteranno a repentaglio la sua relazione con la Clare nel presente, che si trova quasi a essere gelosa di se stessa.

Il problema delle traduzioni dei titoli

Un amore all'improvviso può essere un esempio lampante di uno di quei problemi della distribuzione cinematografica italiana che gli spettatori lamentano da decenni: quella della traduzione dei titoli. In effetti, non è raro che quando una pellicola straniera arriva su suolo italiano, il titolo cambia del tutto e il problema è che spesso questi cambiamenti portano nello spettatore una percezione sbagliata dell'opera che andrà a vedere. Nel caso di Un amore all'improvviso, ad esempio, gran parte del pubblico si aspettava sì una storia d'amore, ma non aveva i mezzi per comprendere che il vero punto innovativo della storia era rappresentato proprio dai viaggi nel tempo. In questo caso, poi, il cambiamento del titolo appare ancora più immotivato perché in libreria c'era già il romanzo tradotto e mantenere lo stesso titolo tra libro e film avrebbe potuto anche parlare ai lettori che avevano amato quella storia e che sarebbero stati probabilmente contenti di vederla trasportata sul grande schermo. Ma a cosa si deve questa scelta di tradurre i titoli?

Uno dei motivi principali che spinge le distribuzioni e i direttori di doppiaggio a scegliere un titolo diverso da quello originale (spesso anglofono) è di tipo culturale. Per prima cosa, bisogna ammettere che l'Italia è statisticamente un paese "vecchio": come si legge su Euro Lingue School, l'Italia nel 2020 si è piazzata solo al ventiseisimo posto della classifica europea sulla conoscenza della lingua inglese. Questo perché in Italia si tende a tradurre e doppiare tutto: l'italiano medio è dunque abituato a vedere tutto nella propria lingua, quindi si sente molto più a suo agio coi titoli italiani e gli addetti ai lavori del cinema ne sono consapevoli. Tra l'altro, Il Sole 24 ore sottolinea come l'incapacità di migliorare l'inglese sia legata proprio al non utilizzo quotidiano della lingua: ci si trova dunque davanti a un gatto che si morde la coda. Tutto viene tradotto perché in Italia non si capisce l'inglese, ma non si capisce l'inglese perché tutto viene tradotto. Va però riconosciuto che ultimamente, grazie anche alla tanto criticata Generazione Z, la situazione si sta un po' sbloccando: tanto in ambito letterario quanto in quello cinematografico, i fruitori più giovani stanno facendo la differenza, sebbene i titoli tradotti (male) siano ancora moltissimi. Ecco allora che, ad esempio, un film come Gone Girl, che rappresenta alla perfezione il cuore della storia portata sullo schermo da Fincher, diventa un più blando L'amore bugiardo.

Ci sono poi motivazioni più prettamente commerciali dietro la scelta di tradurre il titolo di un film: l'idea, insomma, che un film col titolo tradotto può attirare più spettatori al cinema, magari anche cavalcavando altri successi. È il caso, ad esempio, di Prima ti sposo poi ti rovino, il film dei fratelli Coen, che in lingua originale si intitola Intolerable Cruelty e che invece è stato presentato con un titolo che sembra far pensare a una classica commedia romantica, ricalcando il modello di Se Scappi ti sposo, film del 1999 con Julia Roberts e Richard Gere. Proprio il successo della coppia di Pretty Woman ha portato alla scelta di tradurre alcuni titoli utilizzando la stessa formula ipotetica, snaturando però l'opera e confondendo lo spettatore. Il caso più eclatante è quello di Se mi lasci ti cancello, il delicato e struggente film con Kate Winslet e Jim Carrey.

In lingua originale il film si intititola The eternal sunshine of the spotless mind: naturalmente sarebbe stato difficile rendere in italiano il verso di un poeta inglese, ma il titolo scelto snatura del tutto la pellicola al punto che il film, che è un piccolo capolavoro, ha finito con l'essere quasi un flop al box office, perché le persone si aspettavano una commedia romantica e si sono invece trovati davanti un dramma esistenziale su due personaggi pieni di traumi e crepe.

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