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Attacco a Mumbai e la vera storia dell'attentato terroristico contro i turisti

Attacco a Mumbai è un film che porta sul grande schermo la vera storia degli attentati di Mumbai del 2008, in cui persero la vita numerosi turisti stranieri

Attacco a Mumbai e la vera storia dell'attentato terroristico contro i turisti

Attacco a Mumbai è il film del 2018 diretto da Anthony Maras che va in onda questa sera alle 21.21 su Italia 1. La pellicola racconta la storia vera di alcuni attentati terroristici che hanno avuto luogo a Mumbai il 26 novembre 2008 e che avevano come bersagli luoghi turistici e villeggiatori stranieri.

Attacco a Mumbai, la trama

Una stazione di polizia, un ospedale, teatri, luoghi di ritrovo come caffetterie e bar, e hotel di lusso: questi sono solo alcuni dei bersagli scelti da un gruppo di terroristi pakistani per portare il caos e la morte nella città di Mumbai. Rivendicati come attentati a sfondo religioso e, dunque, mossi da una certa forma di fanatismo, i colpi mossi dai terroristi si concentrano soprattutto sugli hotel di lusso dove risiedono molti turisti stranieri.

È il caso del Taj Mahal Palace, dove la differenza tra la vita e la morte viene condotta dallo chef Hemant Oberoi (Anupam Kher) e dal cameriere sikh Arjun (Dev Patel) che cercano un modo per far scappare quante più persone possibili. Il desiderio disperato di sopravvivere porterà uomini e donne di diversa estrazione sociale, di differente etnia e proveniente dai diversi angoli del mondo a coalizzarsi e a combattere insieme per cercare di porre fine a un incubo vero e proprio. Tra i protagonisti del film c'è anche Armie Hammer, diventato un "reietto" in quel di Hollywood dopo le accuse di violenza e, addirittura, cannibalismo.

La vera storia degli attentati

Come si diceva in apertura, Attacco a Mumbai racconta la vera storia degli attentati di matrice islamica che sconvolsero Mumbai nel novembre del 2008 portando anche, secondo quanto riportato da Coming Soon, alle dimissioni del ministro dell'interno Shivraj Patil. Dimissioni che arrivarono alla fine di molte polemiche sulla gestione degli attacchi, che sarebbero stati resi possibili sia da una mancanza di prevenzione alla base, sia a causa delle difficoltà delle forze dell'ordine di arginare il problema dopo i primi attacchi, salvando così delle vite.

Nella ricostruzione fatta dal sito della Polizia dello Stato, infatti, risulta che negli attacchi a Mumbai del 2008 persero la vita 195 persone. Secondo le ricostruzioni gli attentati hanno preso il via alle 22.30 del fuso indiano e sono andati avanti per un totale di sessanta ore. A sancire la fine della violenza è stato proprio il blitz che ha portato alla liberazione degli ostaggi che erano al Taj Mahal Palace. Il primo obiettivo colpito è stata la stazione ferroviaria di Chhatrapati Shivaji. Un obiettivo che è stato scelto non a caso.

Lo scopo dei terroristi era quello di mietere almeno cinquemila vittime e per ottenere un risultato tanto orribile avevano bisogno di colpire luoghi che fossero molto frequentati, anche da chi non era indiano o originario del luogo. La furia degli estremisti si è palesata sotto forma di un attacco perpetrato con dei fucili Ak-47, che sparavano raffiche con le quali hanno falciato numerose vittime. Chi riusciva ad allontanarsi, però, era costretto anche a fronteggiare la minaccia delle granate che i terroristi facevano esplodere per ferire chiunque si trovasse nelle vicinanze.

Dopo la stazione, i terroristi hanno preso di mira tutti gli altri obiettivi sensibili, arrivando poi all'altro evento catalizzatore, quello dell'occupazione del Taj Mahal Palace. Il ricordo di questo terribile attacco è vivido anche nella memoria dei componenti della delegazione della commissione parlamentare commercio estero del Parlamento Europeo che si trovava nell'hotel e, sul loro sito, si legge che "i terroristi hanno attaccato con un solo scopo: uccidere quante più persone possibili." Il deputato inglese Sajjad Karim si trovava nella hall dell'albergo quando i terroristi hanno fatto irruzione: l'uomo è stato suo malgrado testimone dell'uccisione di molte persone davanti ai suoi occhi, costretto a rimanere immobile con la paura di rimanere a sua volta ucciso.

I 12 attentati vennero poi rivendicati da Lashkar-e-Taiba, una delle associazioni islamiche e militanti più famose del sud-est asiatico e fondata anche grazie al supporto e al sostegno di Osama Bin Laden. Sebbene il Taj Mahal sia stato l'hotel più famoso tra quelli colpiti dagli attentati, anche l'Oberoi cadde vittima dei terroristi. A ricordare quelle ore è Angelica Bucalossi, alberghiera di Firenze, che era rimasta intrappolata con il suo compagno e che, a Quotidiano.net ha raccontato: Abbiamo sentito delle esplosioni. All'inizio abbiamo pensato ad un incendio. Le porte di sicurezza tagliafuoco del nostro piano erano sbarrate e siamo fuggiti in un corridoio. Un turista olandese ci ha poi per fortuna aperto la sua stanza e siamo rimasti per 40 ore in quella camera in preda al terrore. Ci siamo poi messi in contatto con il consolato: ci dicevano di stare tranquilli di non uscire che sarebbero arrivati i soccorsi, ma il tempo è stato lunghissimo. Abbiamo avuto tanta paura, si sentivano urla, esplosioni, rumori di spari ed e’ davvero una fortuna se ora siamo qui e possiamo raccontare quello che è successo".

Gli attentati si sono poi conclusi alle prime luci dell'alba, quando finalmente sono stati liberati gli ostaggi del Taj Mahal e uccisi i tre attentatori che avevano portato tanta disperazione e paura in coloro che lavoravano e in chi stava solo cercando un po' di relax.

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